Archetipi
Archetipi – 22 – Il matto
Avevo invertito le parti.
Avevo giocato alla massima presa di coscienza:
essere e conoscere l’altra parte di me
per cui lo ero diventata.
Io ero te e tu eri me
ti avevo sentito, avevo ascoltato compreso e imparato.
Vedevo te, sapendo che tu stavi mettendo in scena me.
Poi, nuotavo, e ti ho visto, amorevole avatar, dentro me
a questo punto ti ho danzato.
Ero, e sono, regista sceneggiatore scena attore
personaggi comparse e spettatore,
io il finale
dramma o generosa commedia?
Gioco. Era ed è gioco che
tutto sincronizza e allinea alla naturalità dell’esistenza.
Ti avevo dato il mio copione mi ero presa la tua parte,
avevo visto e compreso.
Avevo giocato ad alzare tutti i livelli del sentire del decidere del fare,
a ri-formulare, allineando tutto al corpo e alla natura,
Per tornare poi a riprendere le nostre autentiche parti
riconoscendoci.
il Matto
Ho scritto nel brano Il Mondo:
“Mi rendo conto che spesso diciamo le cose, facciamo affermazioni che non sono relative a ciò che stiamo vivendo in questa Terra, in questa vita ma che parliamo da altre vite. Facciamo azioni da altre vite. Non so se le vite passate sono in un susseguirsi lineare o se stiamo vivendo più vite, potremmo dire parallele, questo non lo so, propendo più per una specie di parallelismo, ma so che mi arrivano frasi, atteggiamenti, di altre vite da chi ho davanti, e io stessa interagisco con loro da altra vita. La percezione è che io stia vivendo più dimensioni. Quindi più stati, e che la presa di coscienza di essere un più stati – situazioni si fa ogni giorno più elevata. Questo mi permette di comprendere molte cose di me e dell altro. Di non chiamare più le interazioni, i dialoghi con le categorie della terza dimensione, il regno della mente. Mente sa fare bene il suo lavoro, ma il suo compito è mettere le cose, i contenuti uno di seguito all’altro, uno separato dall’altro. Ma questo è solo il modo di mente di stare nelle cose, per sequenze. Di fatto la realtà è Una e appena io mi rendo conto di questo ecco che la dicotomia, l’illusoria separazione si solleva e io colgo l’altro da me nella sua unità. Lo percepisco con il cuore, per cui, lo comprendo. So di lui, lo sento in me. lo stimo, lo riconosco, apprezzo. Questi gli atteggiamenti che naturalmente nascono in noi appena siamo oltre la separazione di mente. Fuori il mondo è vasto e comprensivo. Amorevole.
Forse la percezione di essere in più dimensioni accade soprattutto con chi abbiamo già avuto vicino appunto in altre vite, ovvero con chi condividiamo più dimensioni. Siamo affini, sinergici. Le somiglianze, le coerenze, le simpatie, le attrazioni, gli arrapamenti… ehehe”.
Ora anche l ultimo teatrino è dissolto.
Giorni fa ero andata alla radice, alla prima esistenza, o più importante non so, nel senso che ancora segnava di sé le mie vite. Avevo voluto diventare tutte le parti. Io, nella vita precedente o parallela che parte avevo avuto? Che avevo fatto e detto? Qual era stata la mia parte? Insomma, semplificando, quante e come erano le parti che stavano nella mia memoria? O era un altro mio “adesso”? Avanti e indietro con i tempi, ovvero con la coscienza di me. Mi interessava arrivare all’origine e diventarne consapevole, così tutto il racconto che io prendevo per realtà l’avrei visto nelle sue parti, nei movimenti, nei suoi moventi. C’era un senso nel continuare ad investire energie in questa creazione, portata nell’adesso potevo ri-formularne le parti, mettere in scena me stessa e l’altro da me in modo nuovo, vivibile.
Concertare. Accordare. Rasserenare. Condividere.
Io ero cambiata, me ne rendevo conto. Avvertivo i miei sentimenti essersi ridimensionati, pacificati e soprattutto comprendevo me stessa e l’altro, i suoi movimenti avevano un senso, eccome. Era quindi un momento importante, avvertivo che mi stavo rivolgendo non più al prima o al dopo ma ad una verità circolare che, nell’istante, tutto stava rivelando. Così avevo vissuto tutte le parti, non sapendo quale fosse la mia. Ero diventata, io stessa, la verità circolare della storia e della scena riuscendo così a collegare mostrare dimostrare rivelare ciò che era stato vissuto e ciò che aveva creato tutto. Riuscivo ad essere solo vera, spiegando, all’altra parte in scena, tutto, usando non solo le categorie della terza dimensione ma riuscivamo a capirci spostandoci sulle dodici dimensioni. Quante cose riuscivamo ad accettare ora di noi stessi.
Come si fa? Oh, basta dirlo. Così, era bastato mettere su il pensiero ed era accaduto. Avevo cambiato posto sulla scena ed ero entrata nel personaggio del quale mi ero presa il copione. Un po’ già conoscevo la parte, e c’erano state sorprese gradite, m’era piaciuto mettere in scena l’altro da me. L’energia è una, la vibrazione è una, lei è indipendente dalle nostre dicotomie, anzi è proprio l’unicità, verità, dell’energia che ci permette di ritrovare l’Uno. Per cui spostandomi io, anche l’altra parte si spostava. L’energia è Uno, appunto, e lei, tutta si manifesta, i canali se li trova. Velocemente, la coscienza di essere in due si era comunicata alla scena, ciascuno dei due era consapevole del fatto che stava osservando e riformulando la sua stessa parte mentre metteva in scena anche l altro da sé. Viaggiavamo perciò su tutte le dimensioni, vedendo i linguaggi, i movimenti, ossia pensieri emozioni sentimenti di sé e dell altro da sé; quando erano stati sincronici quando invece le frequenze erano state diverse. Ora lo vedevamo, e potevamo sincronizzare, dare un nome e il senso alle situazioni attraversate.
Con il grande intento di allineare alla naturalità dell’esistenza sulla Terra tutte le frequenze.
Stavamo giocando l’archetipo del Matto.
Io avevo fatto l’uomo del racconto invece che la donna, poi conoscendolo… eheh che modo di essere maschio! mi erano arrivati certi insight. Avevo abitato il suo mondo mentre lui, che aveva in mano la parte che era stata mia, mi sentiva da dentro di sé, faceva me, la donna. Gli arrivava un che di profumato e morbido, pure di pestifero l’ammetto ma anche intrigante dentro la percezione e sapeva bene di quale parte di sé si trattava… e così si era inoltrato nel suo femminile.
Io ero la parte del maschile, c’ero dentro, ero diventata il personaggio che più mi attirava e incantava da fuori di me. Ero immersa e in ascolto del personaggio più radicato e presente. Molto bello.
Sentimenti e pensieri dell’altro da me, che stavano in me. Avevo visto dove si originavano, li avevo sentiti e osservati da chi me li catalizzava, dalla parte di chi me li stuzzicava, così avevo avuto la possibilità di osservarli. Non avevo posto domande, non avevo aspettato risposte o aspettative. Ascoltavo e basta.
L’altro saliva, emergeva, si manifestava dentro me. All’inizio non ero ancora in grado di discernere, di rendermi conto fino in fondo che ciò che si stava mettendo in scena quanto a pensieri emozioni, sentimenti, anche gesti e pezzi di vita che si stavano srotolando, non ero più io ma l’altro. Poi ero scesa in questa consapevolezza, mi ero anche ricordata che l’avevo ben scritta in Vittoria, e avevo lasciato essere, riconoscendo e onorando ogni parte dell’altro che in me si manifestava.
Insieme al vuoto. Perché, sì, c’era l’altro ma io non c’ero, io stavo da un’altra parte, in lui. Il vuoto di me, del mio mondo; si staccavano pezzi di me, a volte strideva, si lamentava quel qualcosa che mi stava lasciando, l’avevo affidato all’altro da me e lui stava facendo pulizia di ciò che non serviva. Quante cose e attività ho lasciato in quei giorni! Mi stavo conoscendo diversa, e mi piaceva.
Sì, sono consapevole di aver vissuto questi movimenti. Qualcosa si stava trasformando, trasmutando, perché eravamo in due a fare il lavoro e ciascuno lo faceva, per sé e per l’altro, da dentro di sé. Il lavoro accadeva oltre matrix.
Fino a che avevo iniziato a sentire l’essenza di me e dell’altro da me.
Come diciamo noi qui nel sito:
- Prendo una situazione in matrix, la ascolto, osservo, e la trasmuto in situazione allineata e sincronica alla Terra. Ossia lo traghetto in Pianeta felice.
- Grazie al movimento “trasformare” – “ri-formulare” tutte le parti si sono riequilibrate e traghettate verso la naturalità dell’esistenza, qui dove sta la serenità e l’appagamento.
- Questo avevo fatto. Accettare di di ven ta re i miei tempi, i miei territori, i personaggi. Tutti.
Matto.
Tutti i personaggi, fuori personaggio.
Tutte le situazioni, fuori situazione.
Tutti gli schemi, fuori schema.
Tutte le soluzioni, fuori soluzione.
La risoluzione.
I movimenti corrispondo – 16 – ayin; trasformo – 14 – nun; – sincronizzo – 21 – scin, 22 – muoio e rinasco, avevano agito.
E dopo aver abitato la mia prima esistenza avevo voluto andare ancor più alla sorgente. Avevo voluto abitare, “sentire” e guardare là, dove ieri come oggi – sempre – sto – danzando, giocando con l’altra parte di me. La parte di me che è Uno, così come io sono Uno. Essere Alef, esserlo e viverlo nella consapevolezza Terrestre. Questa era l’energia che avevo sperimentato fin dall’inizio. Valeva la pena essere canale di questa meravigliosa energia.
Avevo messo in scena tutte le parti che, sempre io, avevo creato.
E giorno dopo giorno contavo i giorni, rispetto a che cosa non sapevo, ma avevo dato loro un tempo. Il tempo sono io, il tempo è lui. Ogni persona è un tempo. Oggi possiamo congiungere i tempi nell’istante, stiamo mettendo l’amore per noi stessi. Stiamo investendo tutta la forza per viverci i corpi, desideri emozioni pensieri progetti, per noi stessi.
Accettiamo di essere tutte e due, o più, le parti. L’amore e il cuore fanno da Matto, da Bagatto, da Mondo, così tutte le chiavi, ossia tutti e 22 gli archetipi, e le funzioni agiscono.
Da allora, ogni giorno, tutto si allinea alla naturalità dell’esistenza, e si mette in movimento in modo sincronico. Con armonia.
Ecco, oggi, guardata e pulita la memoria, continuiamo la danza e respiriamo la nostra essenza; presa tra le mani, portata qui, sulla Terra, goduta ora nella terrestrità dei corpi.
Sta tutto dentro, nel mio mondo interiore, è da qui che io posso riformulare me stessa, la mia esistenza e tutte le altre parti quelle che io, come creatore della mia realtà, ho messo in scena attraverso i personaggi. Così oggi l’altra parte di me mi viene incontro nella concretezza della realtà, ed è sincronica, allineata alla naturalità Terrestre. La condivisione è semplice, serena, soprattutto di senso.
Da questo mio Mondo chiamo in scena insieme a Matto, il Bagatto, così ho tutte le forze e le Parti in azione per me.
Mi sono costruita un mondo interiore tutto mio, potrei definirlo molto matto. Penso che sia soltanto vero, naturale, semplice, soprattutto possibile.
Tocca a me, Matto, concludere questo libro, in più avrei una consegna, Mondo mi ha incaricato di spiegarvi delle cose. Ah, i criteri per costruire, mantenere o discreare i mondi, viaggiare tra i mondi. Non li so i criteri, io, da Matto, quando sto in una situazione mi butto, alla pazza.
Forse ho due soli criteri, uno, mi butto alla pazza, due mi prendo tutta la responsabilità di ciò che creo.
Ehehe, e così, il fatto della responsabilità fa sì che anche Matto le situazioni in cui buttarsi alla pazza un po’ le selezioni. Non tutto vale la mia grande libertà e saggezza.
Sì, sono Matto e altrettanto Saggio.
Perché dove mi butto imparo tutto. E dato che è nelle mie creazioni che io metto tutto me stesso, delle mie creazioni divento del tutto consapevole e agente. Perché mi assumo la responsabilità di tutte le parti; le ho create io. È così che si crea la condizione per poter trasformare ciò che in una situazione va guarito o migliorato e risolto. Certo è un processo, un iter. È così che io trovo il senso e il gusto di vivere e di stare qui, in questa dimensione che si chiama Pianeta Terra, anche detto Pianeta felice.
Io sono un archetipo, tu mi applichi alle tue situazioni ed esse si traghettano in Pianeta felice. A questo servo, questa la mia funzione, io sono un jolly, usami. Sono una parte di te, svegliami da dentro te e ci sono.
Andiamo per archetipi e numeri.
Così ogni parte dei teatrini miei e di altri s’è sintonizzata nella giusta e naturale frequenza, tutte le commedie (avevo scelto che i drammi si trasformassero in commedie) sono diventate delle belle storie da vivere gustare e applaudire. Magari anche con qualcosa da imparare.
Questa la storia.
Importante è che il tutto si possa agganciare e così sentire i nostri cervelli, la psiche, i nostri corpi sintonizzarsi a quanto, così giocando, questo libretto ha messo in scena. Le dinamiche dalla forza, il processo di creazione, la magia degli archetipi che, anche solo attraverso un piccolo lavoro come questo, si mettono a lavorare dentro di noi e nelle nostre esistenze.
Sembra tutto semplice, queste che io sto condividendo sembrano parole scontate, sì, quante volte e da quanti sono state dette. Ma qui sono scritte dette messe in scena all’ultimo capitolo di questo libretto.
Questo fa la differenza. Io la avverto, e voi?
Buon Matto!
Dato che sono il Matto, mi posso permettere di lasciare la scena, e il blog. Tornerò, non si sa quando.
Brescia, 6 settembre 2017 ore 23.07
Finito di mettere sul web alle 00.00
Il libro uscirà quanto prima.