Archetipi
Pincherle pag 196
… si ricorse allora per creare un alfabeto universale, a ventidue Archetipi, o funzioni fondamentali del pensiero. La lingua internazionale, costruita da questo architetto della parola (il re di Sargon), venne concepita con criteri rigorosamente scientifici. Una volta imparati i “ventidue Archetipi” racchiusi nei simboli grafici, la lettura diventava facile, immediata, precisa. Anche la grammatica e la sintassi erano di estrema semplicità, con pochissime regole di facile apprendimento: ai ventidue segni corrispondevano ventidue suoni, che davano vita alla vera lingua..
Tutto il mondo si strutturava mediante questa scrittura e veniva rappresentato e descritto in modo chiaro per tutti. Tra suoni e segni vi era un legame perfetto. A ogni suono corrispondeva un segno legato a un “Archetipo” o “Arcano” cioè una “funzione basilare” che stimolava l’immaginazione unire, penetrare, girare, ingrandire… Combinando insieme più Archetipi si otteneva un concetto che corrispondeva a un oggetto vero, esistente. Il doppio legame tra suono e segno diveniva così triplo: dal suono al segno alla realtà: con al possibilità di compiere il viaggio di andata e ritorno passando dall’uno all’altro di quegli elementi”.
I ventidue movimenti o funzioni sono i 22 modi in cui le forze si muovono nelle cose e dentro la nostra psiche. Questa è la corrispondenza.
Nei secoli, l’uomo, osservando la natura e i suoi modi di essere ha individuato, sotto la miriade di modalità in cui le cose si manifestano, si muovono, 22 movimenti sui quali si può raggruppare qualsiasi altro movimento.
La psiche li ha riconosciuti se l’uomo li ha visti. Quindi questi 22 modi stanno nella psiche, sono il suo modo di muoversi, manifestarsi pronunciarsi.
Su sé e su quanto essa stessa va creando.
Ecco la corrispondenza tra fuori e dentro. Quando questa “corrispondenza” si fa attiva in noi, nella nostra psiche, ecco che avvertiamo che il movimento è “da dentro a fuori”. Ossia, che siamo noi la Psiche e tutto lo strumento di creazione. Noi, che poniamo fuori di noi, la realtà. Noi le diamo forma e sostanza. Noi, attingendo a chiavi di creazione e ad energia che sta dentro. È un “movimento” il creare, un “fare”. Si avverte, si sente. Se ne ha la percezione chiara. Vera.
Mentre altre cose si chiariscono pian piano, poi sempre più una dopo l’altra, ecco che si avverte il movimento della psiche. Ossia, qualcosa fluisce, scorre, aggancia le cose e le persone fuori e interagisce. Ma il modo è diverso. È … semplice. Si contatta, si gusta, si lascia, si prende, si osserva, condivide, decide, sceglie, racconta. Si fa silenzio, si apprezza, si mangia, si modifica, si incrementa, si comincia e ricomincia, e tanto altro. Tutto ciò che si faceva prima, ma ora si sa da dove vengono i gesti, gli atteggiamenti, le situazioni, i flussi che si sentono, i significati. E tanto altro.
Dato che ci si sente all’origine dei propri movimenti e delle proprie situazioni, ci si ferma. Non serve fare nulla. Si può stare, allinearsi al meglio, essere tranquilli che tutto si sta allineando alle scelte fondamentali. A ciò che si è, si vuole, a ciò che piace. Non si capisce. Non ci serve più capire. Sapere. Anche, ci può essere ma anche no. Ora “si sente”.
Si ha anche la percezione che si può vivere un altro livello di realtà, di relazioni. Questo fa la differenza, questo trattiene da entrare in certi copioni, modalità vissute, che sembravano nuove, diverse, invece diversi erano solo i personaggi, ma la sceneggiata era la stessa. Si avverte che là non c’è sostanza, non c’è vita. Invece.. si sente che vita c’è, basta crearla. Dal nuovo. Si è sperimentato l’eterno ritorno, i copioni, per questo se ne è fuori.
Ora è come se l’orientamento portasse verso altro. C’è un navigatore che sa, sente, percepisce e inoltra in altri mondi prima non perlustrati. Completamente stranieri e vergini. Ma questo è il possibile. Il resto è morto.
Qui le lettere, i segni, gli alfabeti, le parole, le frasi, ossia tutta la sintattica e la sistemica prendono altre accezioni. Si discerne tra le lettere, ovvero tra le funzioni e i movimenti, si vede ciò che serve. Che ha una funzione, e qual è la funzione.
È come essere arrivati alla sorgente dei linguaggi, dove i linguaggi non sono conduttori di messaggi, non solo, non innanzitutto. Qui i linguaggi sono creanti. Creano, per cui vengono usati i fonemi, i segmenti di linguaggi in base a.. che cosa servono. Una pragmatica del linguaggio condotta non dai concetti, non dalla logica, ma dalla cinetica. Dai flussi e movimenti. La funzione.
Archetipi.
Per cui un segno, ovvero un movimento, serve per confermare.
Uno, alcuni, per costruire.
Altri per far funzionare. Che cosa? Un fascio di vibrazioni, di correnti energetiche che si attorcigliano avvoltolano intrecciano attorno ad un Intento e lo fanno esistere, ossia fanno sì che una certa serie di condizioni creino l’evento e quindi permettano all’Intento di essere vissuto, sperimentato, di cadere nel qui e ora, di essere incarnato. Di diventare carne, corpo, me, te.
Movimento con la funzione confermare, per esempio: dalet hé yod quof.
Andare in profondità dentro se stessi: zain fé
Costruire: dalet het samek sadè, lamed .
Funzionare: ghimel scin nun.
Spostarsi: mem scin.
A questo punto, invece di usare le lettere potremmo usare i numeri corrispondenti, o le geometrie. Certo, il suono delle lettere ci innamora di più, è una musica scorrevole, continua, che ci accompagna. Ciascuno è sintonizzato e risuona maggiormente in alcuni linguaggi o in altri.
Cosi le frasi, ecco. Si avverte la differenza tra una frase che è semplicemente autoreferenziale, il parlarsi addosso, il parlare di cose e cose, che non hanno vita né consistenza, né utilizzo e frasi che conducono materia, energia, che fanno fluire, essere dinamici, in movimento.
Le domande che mi pongo sono:
- Qual è – dentro di me – la mia energia più bella e più forte?
- Dove sta – dentro di me – la mia energia più bella e più forte?
La consegna a me stessa è:
- Portami dove sta la mia energia più bella e più forte.
La mia affermazione – Il mio decreto è:
- Mi sto godendo nella mia energia più bella e più forte.
Si avverte che l’esistenza non è staticità, non è ripetere concetti e farli diventare pseudo-vita, ma che la vita è scorrere. Flussi movimenti vibrazioni. La psiche pulsa batte scorre fluttua, gusta o discerne, danzando.
E’ uno scorrere di qualità. C’è un senso, una sostanza che emerge, trasuda da esperienze, vissuti e situazioni, quando sono vissute dai presupposti di essere movimento, flusso, funzione.
Il termine di confronto ora è funzione.
Ha una funzione? Ha una capacità di muovere? Mettere in movimento? Di farmi spostare da un punto in cui sto verso un altro punto? Mi permette di spostarmi elicoidalmente? A spirale? A vortice? O mi mantiene sullo stesso piano? Mi porta in un frattale? Quale? O mi solleva in un altro?
Queste le proiezioni, il discernimento su ciò che si sperimenta: resta nella mia vita, o se ne va?
Si avverte che tutto è stato dato come verità, realtà, mentre non lo è. Abbiamo assorbito e fatto nostre un sacco di visioni del mondo, delle esistenze, dei modi di spiegarci le cose, mica sono vere. Mi rendo conto che anche quando si parla di come è fatto il mondo, l’universo, l’organismo, la cellula, ecc, tutto mi hanno detto, per come se lo sono spiegato loro. Ma di fatto, è la loro visione. Solo la loro. Non è la verità, niente, neanche tutto quello che dice la scienza, tanto meno le filosofie o le religioni. Non è qualcosa di fatto, strutturato là fuori.
Nemmeno quello che dico io. Ha un senso per me, per capirmi, ma non seguite ciò che dico come se fosse vostro, non identificatevi nelle mie spiegazioni sulle cose. È il mio spiegarmi. Sarebbe già qualcosa se vi arrivasse, non come io mi spiego il mondo e le dinamiche, ma il fatto che – io – mi prendo la libertà di dirmelo a modo mio, non come me l’hanno detto gli altri.
Questo può essere l unico punto in cui potremmo convergere.
Archetipi