civiltà gilaniche – bianconiglio risvegliato

civiltà gilaniche – bianconiglio risvegliato

civiltà gilaniche – bianconiglio risvegliato

 

Non è servito a niente. 

Qualcosa m’è passato sopra, con i suoi pesanti piediferrati ottusi, 

e ha sconfitto i miei fiori. 

Tu, non non sai quanto è profonda la tana del bianconiglio, soprattutto non sai
da quanti cunicoli è bucata. 
 
Tu, non sai l’odore della terra nascosta e buona, e quanti semi
sa far germogliare.
Quando drizza steli verdi dove passo, ogni volta che apro un varco
da matrix  a matrice.
 
Dondola l’inconscio, bianconiglio risvegliato.
Troppo. Molto? Troppo lontana la mia stella.
Io, la stella.
Dondola l’inconscio, bianconiglio risvegliato.
 
Se sei nata stella, devi brillare. Ami, più di qualsiasi cosa,
brillare.
Diventare terra da semi è semplicemente fare, della tana di bianconiglio,
la terra da abitare.
 
Questa era solo una battaglia, la guerra l’ho vinta io,
l’ha vinta la stella che sono.
 
I sapori, i profumi che s’erano perduti, immolati, han divelto la soglia
e si fanno risentire.
Io, stella, compliceNon lascerò nel limbo dei pensieri
le sostanze saporite delle stelle.
 
Dondola l’inconscio, bianconiglio risvegliato.
Troppo. Molto? Troppo lontana la mia stella.
Io, la stella.
Dondola l’inconscio, bianconiglio risvegliato. 

civiltà gilaniche – bianconiglio risvegliato

Mentre mi chiedo:

  • Quali stelle hanno il nome al maschile e… come stanno?

Come si chiama una stella nata maschio? Perché, sicuramente c’è.

Dove s’è nascosta? In questo firmamento della Terra fatto di patriarcati e dicotomie, allontanate le sorgenti, negate le madri, i succhi, i tempi fuori dal tempo. Le tette piene di latte. L’unico latte bevibile.

Negate le case, il caldo, gli affetti, i tempi del gioco, delle fiabe, delle mattinate dentro ai letti.

Dov’è il maschile nuovo?

L’ho capito, davanti all’alchimista che sono l’ho capito.

Alla scuola dell’alchimista che sono.

 

Io, stella tra le stelle, solo tra le stelle, lo posso trovare.

Su, nei miei pensieri più altri, alla sorgente dei miei pensieri, qui vado, qui sono, per creare da me stessa il nuovo altro da me.

Capace di affiancare ed assecondare ciò che una femmina, una donna e una madre è.

Perché l’alchimista? Perché è la mia parte che sa cambiare l’acqua in vino. La terra in pietra filosofale. Il piombo in oro.

Tutto io sono.

      

Da questo tutto, di sostanze e movimenti, continuo a trarre ciò che mi serve per traghettare dalla terza alla quinta dimensione.

Cancello tutto ciò che è stato detto, anche sull’alchimia e l’alchimista.

Non mi serve.

Irriverente.

Sì.

E il passo è fatto. 

(ho raggiunto il bollino verde SEO, posso pubblicare)