L’azione non azione

20° Parte dello strumento di creazione.

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La strada è : Non Pensare.

Perché così non alimentiamo il piano del pensiero e dell’astrale, ma la concretezza.

Se noi continuiamo a.. “pensare” una situazione, la situazione resta nel piano in cui noi siamo come energia. Nel piano astrale siamo onde, e come pacchetti di particelle che scorrono. Il pensiero è onda, se continuo a pensare io mantengo la cosa in stato di onda. La vedo, con l’Osservatore, ma la vedo a_temporale e a_locale. Ecco perché compare e scompare. E’ impermanente, non cade nel mio qui e ora, e non me la godo.

Come fare?

L’hanno sempre detto i Maestri, ma il senso che arrivava era quello che da ogni cosa persona e situazione bisogna fare il distacco. Esserci allenati al distacco ha fatto sì però che noi ci defilassimo da ciò che è la nostra creazione, rinunciando al suo esistere. Perché dicevamo:

Lascio andare

sollecitati in questo dagli insegnamenti. Ancor più precisamente dalla nostra dicotomia, dal nostro non amore per noi stessi, e mettevamo in bocca al Maestro ciò che da dentro noi stessi trasmetteva.

NO.

Io non lascio andare, nel senso che so bene che cosa voglio, e lo voglio vivere nel qui e ora. Il “lascia andare” non riguarda il fatto che io metto su il distacco, è piuttosto un fatto molto pratico, e riguarda la dinamica dell’accadere delle situazioni.

Non lascio andare il mio intento. Né i miei sentimenti, né le emozioni. Lascio andare il mio pensiero sull’intento. Lo sciolgo da me, così che se ne stia là nell’astrale, io scelgo di stare qua, per cui né lo penso, né ne parlo. Anche la parola è a livello non-materia.

L’intento è pensato, progettato e approvato da me stessa. Così ora mi stacco deliberatamente dal livello del pensiero e io, creatore, mi pongo a questo a livello della concretezza, del qui e ora della materia.

Yod, decimo archetipo è questo. Nella tradizione il segno Yod è un piccolo segno, come una virgola sospesa, sta a dire che affinchè la creazione possa accadere nella materia, Dio, il Pensiero, si solleva, se ne va, lasciando solo un piccola traccia di sé nello yod. 

Ecco, il pensiero che ho costruito sul mio progetto se ne va, e io…  mi sto qua, perché è qua che deve… cadere.. ciò che in modo perfetto ho progettato nel piano del pensiero. La mia creazione la voglio qui, in un tempo – spazio chiari e precisi. Nella concretezza della materia.

Come faccio? Sto attenta a me stessa, ossia osservo cosa sta facendo la mia mente e appena lei si mette a scorrere e pensare la situazione che voglio, la fermo.

– Scusa, mente, ma questo lo voglio nel concreto.

Mi guardo attorno punto l’attenzione in cose che vedo e tocco, anche piccole cose, la stanza, il tavolo, il foglio, la casa da pulire, il vestito da sistemare, il disegno da finire, quello che ho davanti. Sto qua.

Sembra tutto già detto e ridetto da secoli. Difatti. Ma lo facevamo per essere perfetti e spirituali, animici, o giusti, evoluti, o cose del genere, ossia per motivazioni idealistiche, religiose, filosofiche (ancora astratto e astrale).

La differenza tra astratto e astrale è che:

  • astratto è lo stato della materia del pensiero, onde e particelle
  • astrale è lo spazio, la dimensione, in cui onde e particelle stanno.

E’ uno stato reale, è anche materico, ma non cade nella visibilità né nella vivibilità di me che sono Corpo.

L’ho recuperato, tutto questo piano. Rispetto al materialismo precedente che non comprendeva lo stato del pensiero, del sentimento e dell’emozione; del sacro, dove sacro sta a dire ancora uno stato di noi.

Ora ho integrato le parti. Sono una terrestre, integrata.

Ora rendere concreto il mio pensiero è semplicemente una questione… funzionale.

Non pensare fa accadere ciò che già è progettato. E come accade è… perfetto. Per il fatto che me lo godo e gusto.

paroleinutili