Spazio – Tempo – qui metto a disposizione – Archetipi la danza della vita

Spazio – Tempo qui metto a disposizione – Archetipi la danza della vita 

Se sento che occupo uno spazio che non mi appartiene voglio occuparne uno cui mi sento di appartenere.

Reindirizzamento.

Prefazione 

Capitolo 1 – Alef

Capitolo 2 – Bet

Capitolo 3 – Ghimel

Capitolo 4 – Dalet

Capitolo 5 – Hé

Capitolo 6 – Waw 

Capitolo 7 – Zain

Capitolo 8 – Het

Capitolo 9 – Thet

Capitolo 10 – Yod

Capitolo 11 – Kaf

Capitolo 12 – Lamed

Capitolo 13 – Mem

Capitolo 14 – Nun

Capitolo 15 – Samek

Capitolo 16 – Ayin

Capitolo 17 – Fé

Capitolo 18 – Sadé

Capitolo 19 – Quof 

Capitolo 20 – Res 

Capitolo 21 – Scin 

Capitolo 22 – TAU 

Archetipi la danza della vita: Bibliografia e INDICE 

Mi sa che ciò che vedevamo era solo il lato della paura delle creazioni. La parte riduttiva. Una creazione: c’è una parte espansiva e c’è tutta la parte di ciò che la creazione non dovrebbe essere, o non vogliamo che sia. Siccome guardavamo ciò che non volevamo, questo accadeva. Ecco, mettevamo in luce questa, e la parte espansiva restava in sordina, sotto, non vista e non goduta. Forse in un cambio di livello era vissuta lo stesso, forse dall’anima non so, ma noi, terrestri, non ce la godevamo.

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Mi sono chiesta:

– Come fare?

Non mi sono chiesta:

Perché?

Ma ho chiesto…

– Cosa fare?

Per godermi – io – la parte luminosa e del tutto?

Nel brano essere bambini scrivo su come individuare, agganciare, scindere e sciogliere un pensiero non più funzionale a ciò che siamo oggi che catalizza ancora la nostra energia, che ci mette ancora davanti il teatrino che non ci interessa più. Perché noi oggi siamo altro, di più, rispetto a ieri.

E, osservando il fluire dei pensieri, colgo un pensiero sistema che governa e fa derivare da sé tutta una serie di sotto-sistemi, ossia di pensieri più specifici rispetto a ciò che sono e alle situazioni.

Pensiero su di me:

– Sono brava

– Valgo

– Me la so cavare.

Riesco a dire così perché più a monte c’è un pensiero che organizza e sintetizza queste interpretazioni di me, che mi do.

– Sono una terreste

– Sono una donna

– Quello che faccio è sempre fatto dal meglio di me

– Creo sempre al massimo me stessa. Sono divina. Per cui sono il massimo.

Quasi non mi serve dire:

– Sono Dio.

Sì, lo posso dire, se sono divina sono Dio, ma c’è tutta una storia di arrampicamento e accaparramento su questa supremazia e primogenitura. Tutti a volere quella punta della vetta dell’unico e solo Dio. Che guaio.

Sta a dire: tutto il teatrino di secoli è un rimettere in scena in continuazione lo stesso copione. Ogni pensiero si vuol accaparrare la primogenitura.

Ma è un fatto della mente vecchia, è la dinamica della dicotomia, è l’arché “separo” 18 – sadé compreso male e messo in scena male. “Io mi distinguo e mi separo da te perché altrimenti io soccombo”. “Se io non mi riconosco in tutto me stesso, e solo io, vengo meno”.

Basta.

Siamo in spazio… ti rendi conto, lettore mio?

Per che cosa sono nate tutte le guerre? Conquiste. Di spazi. Io – Io – Io….

Spazio… con chi siamo in gara per contenderci lo spazio? Con Dio.

Ma se Dio sono io. Che spazio ho bisogno di contendere a me stessa? Che idiozia, eppure è stato così. Vediamo di comprendere e toglierci da questa assurdità.

Non c’è nessuno spazio da conquistare, né vetta dell’Olimpo o di qualche altro monoteismo isterico. Fuori non c’è nulla. Dentro, ci sono dinamiche, movimenti, e i movimenti non hanno la necessità di annullarsi l’un l’altro per esistere. Anzi. Dove sta la danza? Dove sta la danza più armonica? Se balla uno solo o una scuola di ballo?

Uno solo non balla. Nessuno lo vede.

Nel corpo di ballo, ci si vede l’un l’altro. In sintonia1.

È solo un pensiero che se la prende con se stesso e con un altro suo fratello, un altro pensiero: “Io io, e solo io” e l’altro” Io io, e solo io” e a proseguire.

Potremmo dire la stessa cosa anche per le emozioni2.

Ecco a questo livello di noi stessi le vibrazioni sono altre, acute, sottili e molto contagiose.

Da qui deriva tutto il resto della separazione. Ma non è accaduto in un “ber e scit”, ossia in un “in principio”3. Ogni attimo accade che separiamo. Così come ogni attimo è il ber e scit, ovvero lattimo Uno della creazione. L’In principio.

Ora, se recuperiamo questa coscienza di una dinamica dicotomica, la superiamo.

Noi, che sperimentiamo

alef – A – Unisco – 1° arché

quando separiamo sappiamo che è una dinamica e che la separazione è relativa, così come la supremazia di un pensiero, qualsiasi pensiero, su un altro è relativa. Perché siamo nell’Uno e non perdiamo mai la coscienza del Tutto, così che questa coscienza ci permette di fare separazioni ma di non renderle eterne.

L’avverti, lettore, il tuo pensiero recuperare una coscienza di sé, aleggiare sopra le parzialità, mantenersi in una serena molteplicità che tutto comprende? Una molteplicità e multiformità, vissuta nei movimenti della forza, dell’amore, per cui nessuno dei tuoi pensieri prevarrà oltre la sua naturale estensione e intenzione, e nessuno dei pensieri di altri.

Coscienza dice attraverso noi, ciascuno di noi lo afferma:

Io, Coscienza metto in fila i miei pensieri.

Io, Coscienza, metto in fila le situazioni.

Riappropriamoci di noi stessi.

C’è un brano in un mio libro, in Serendipity, al capitolo Camelot, che si intitola: I nostri pensieri sono angeli, gli angeli sono i nostri pensieri. In questo brano, spiegando le dinamiche del pensiero, le individuo nelle figure angeliche. Dionigi l’areopagita, se lo leggi bene, dice questo.

C’è poi il mio libretto Nel paese dei balocchi, in cui queste energie e queste identità “i pensieri” li guardo da molte parti, e per farlo mi avvalgo della metafore che sono stelle, pianeti, sistema solare, ecc., il cosmo.

Ecco, questi pezzi aiutano a percepire che cosa c’è sotto gli dei, i Dio, gli altari, ecc.

Sotto l’astronomia. Non l’astrologia, non solo. L’astronomia.

Sotto gli Olimpi, che altro non sono che il nostro SNC. Sì, il nostro sistema nervoso centrale. E l’oro, quell’oro che è potenza e che noi riteniamo sia degli dei, e che continuiamo ad elargire agli dei, beh, quell’oro sono i liquor fantastici che le ghiandole del nostro sistema endocrino secernono.

Questo è l’antico oro, e l’antica polvere d’oro di cui, se ci nutriamo, restiamo giovani.

Per questo l’oro, il metallo, è oro, ha queste sue uniche qualità e proprietà. Per questo piace.

Certo. Sta tutto dentro di noi.

Se sistemiamo a grandi livelli, tutto il resto si sistema di conseguenza. Come in un domino.

Beh so che le sto dicendo belle grosse. Lo so. Ma… carolettore, ascolta, ascoltati ora che hai letto questo.

Ora continua:

afferma di te:

– Sono Dio

– Mi cibo del nettare degli dei, ossia dei liquor delle mie fantastiche ghiandole, ed ecco tutta la potenza del mio essere terrestre, ne ho la coscienza.

Mi direte:

– Ma come abbiamo fatto a creare questo?

Eh, se ce lo stiamo dicendo, lo stiamo ricordando.

Caro lettore: prova… non boicottare queste affermazioni. Non te ne deve importare nulla di quanto io affermo di me. Prova a dire questo di te. Lasciatelo dire, da te stesso.

Ora proviamo con un sotto- pensiero, ora che abbiamo vagliato lo spazio siderale dei pensieri alti, quelli del divino che siamo.

Per esempio, pensiero: casa

sottopensiero: la – mia – casa

altro sotto-sotto pensiero

la mia casa sul mare

bene: casa.

Movimento della forza:

contengo – bet – B – 2° arché – mi contengo – mi accolgo – mi ascolto

contengo – accolgo – ascolto

proteggo het – H – 8° arché – la paratia – tutti li esseri sviluppano in sé stessi lo stato di protezione – mi proteggo – proteggo

il resto, come proseguire nel trasformare il pensiero e renderlo coerente, lo sapete da voi. Se ho la casa interiore ho la casa esteriore. La casa esteriore corrisponde allo stato della mia casa interiore.

Così per la protezione.

Pensiero sistemico

io mi proteggo – H – het 8° – arché

casa

casa sul mare

casa in montagna

ecc

Il tempo lo crea il pensiero quando vibra e si estroflette oltre me stessa. Allo stesso tempo il pensiero crea spazio perché su questa estroflessione si dà una serie di opportunità, di chance.

Se la smettessimo di pensare con i pensieri degli altri, sarebbe semplicissimo creare tempi – spazi nuovi. Se sto sui pensieri degli altri e li metto in scena mi nasce la paura, certo, mica sto pesando le – mie – cose.

Perciò emerge la paura, il mio Sè non riconosce quelle cose, non sono le sue.

Ma se io penso le cose mie e come io le voglio, non c’è paura, c’è determinazione certezza. Serenità.

Per pensare le cose mie con centratura, debbo sistemare quel livello alto dei pensieri. Quelli tra me e il Dio che sono.

È dentro che cambia. Il processo trasformativo è un fatto interiore. Si avverte la psiche cambiare assestarsi semplificarsi calmarsi darsi orizzonti più ampi più possibilità. Improvvisamente il fuori non ci tocca, non destabilizza. Certo, non c’è più dentro ciò che alimentava la pseudo-creazione fuori. Finisce la stretta del senso del dovere, del fare, del darsi una facciata, una maschera. Finisce la corsa alla conquista di spazi esterni, dei territori. Siamo centrati in noi stessi.

Finisce la stretta della potenza esterna, con essa la necessità incessante del denaro. Sento l’energia nascere dentro. Mi sazia e mi appaga, mi invita su percorsi divertenti.

Eccomi cara anima gemella, godiamoci noi stessi, i tempi sono per noi, non per il denaro.

L’anima gemella è uno stato, un territorio, mi ritrovo inserita in altri spazi vitali, naturali, coerenti con l’essere Terra.

Torno al titolo: “Se sento che occupo uno spazio che non mi appartiene voglio occuparne uno cui mi sento di appartenere. Re-indirizzamento”.

L’economia di oggi, lo sazio fisico politico economico di oggi, mi stanno stretti. E io, sono Vittoria. Tutto ciò che di me e del mondo ho detto fino a qui. Il mondo esterno mi sta tutto troppo ridotto. Il denaro, un solo denaro mi sta stretto, riduttivo. Una sola moneta mi preclude orizzonti. Mi isola da intelligenze, genialità, mondi analogici che hanno bisogno di scambi liberi, multi-identitari, multi-referenti, multi.. multi… ho bisogno di respirare su più piattaforme, tra più scambi e monete. Desidero sentire il mio cervello spaziare su più mondi, anche economici, monetari. Non so stare stretta, io sono alef, e sono bet, ghimel… unisco, contengo, metto in movimento, vivo, trasformo, corrispondo, muoio e rinasco ecc ecce. Ho 22 movimenti che s’interfacciano e danzano in me.

Troppo avara una sola moneta. Io… sono il mondo! Anzi, più mondi, me lo dice sempre la mia anima gemella. Prova, caro il mio lettore, prova a lasciar aleggiare questi pensieri liberi e contagiosi dentro di te…. che t’importa… prova…

Cosa è accaduto? Mah, forse per tutto quello che ho detto sopra, fatto sta che con l’anima gemella arrivano nuovi spazi ed aumenta la mia stabilità, la voglia di cercare e trafficare me stessa. Nuove spinte per interagire, scambiarsi i beni, le competenze, le professionalità. Il denaro a credito è lo strumento duale che considero: un’ altra via di riconoscere e condividere i beni della Terra, la genialità umana e restituire la natura agli spazi che creiamo.

Vittoria, e tutti i miei libri vorrebbero “usarne”. Anche questo è creare spazio, dedicando un tempo a riformulare noi stessi anche nella materialità, centrata questa volta sui terrestri.

In questo spazio virtuale utilizziamo “denaro a credito” a livello pratico, muovendoci naturalmente tra archetipi primari, pensiero nuovo, libri, laboratori, consulenze, giochi, monete alternative e ogni altra proposta che vorrete fare e partecipare che sia allineata con creazioni, progetti, sogni da trafficare qui, sulla Terra.

Facciamo Spazio. Allarghiamo orizzonti.

1 Scrive Giuliana Conforto nel suo: Cambio di logica: “Dedicato a LUH, il Sole Nero o Grande Attrattore che ci consente di innescare lo stato cristallino, unire libertà individuale e armonia collettiva“. Possiamo anche scrivere, al posto di LUH… Archetipi primari.

2 Vedi mio in Serendipity, capitolo La persona: Questa la mia alchimia.

3 Ber e scit è la prima parola della G, significa In principio.