Umano – i pensieri e il mondo
Umano – i pensieri e il mondo
1 – La trama era già tutta impostata e pianificata.
Non lo sapevo fino a stasera. Intanto, osservavo, da dentro, i fatti scorrere accanto a me. In alcuni scorrevo dentro anche io. Certo, non avevo capito. Poi, un attimo, mentre finivo in cucina, tutto il pattern s’è mostrato. Evidente. Lo avevo sempre saputo.
Mi è sempre più forte e chiaro il pezzo. Non penso. Scrivo e basta. Io ho denunciato l’astrale mio. Ora devo denunciare le nefandezze dell’astrale sul mondo. Il copione dell’astrale è lo stesso, e i metodi pure. Da idioti. O forse noi umani abbiamo usato male il nostro astrale. Male… non sapevamo, stavamo sperimentando.
Astrale cos’é? mah, credo di averlo già definito. Stasera, riguardando il Ba il Ka l’Akh degli egizi ho iniziato a pensare che… forse.. possiamo permetterci informazioni e definizioni diverse da quelle sempre sostenute. Ma su queste Parti dell’essere farò un post. Intanto, ciò che intuisco da un po’ è che l’astrale è tutta quella parte dell’essere che c’è ma non si vede. Sì, comprese la parti che riteniamo più potenti intelligenti sagge di noi. Sempre noi.
Solo che poi l’abbiamo proiettato fuori in identità … astrali… non concrete… (concreto è diverso da reale). Ossia, abbiamo separato la nostra parte materica dalla parte psichica, vibrazionale, energetica, intellettiva, intuitiva, cosmica. Ma abbiamo delegato a questa parte un potere. Il nostro. Le potenzialità che stanno nei corpi sottili. (Sta tutto in post precedenti). Le entità astrali sono tutti i livelli energetici che abbiamo chiamato: dei dio angeli alieni … li abbiamo sentiti e considerati per se stessi, distinti da noi e, piano piano abbiamo trasferito in queste parti il nostro potere. Le nostre più alte potenzialità. E, mentre sollevavamo sempre più in alto e potenzialmente loro, ci inabissavamo noi.
Quanto detto sopra sta disseminato in parecchi post del mio sito.
Perché concreto è diverso da reale? perché – di fatto – non c’è niente di assolutamente reale. Anche la materia: è concreta, materica, ha una vibrazione tale che ce la fa sembrare vera, ma è sempre un fatto di frequenze.
Là fuori, non c’è nulla. Ma esiste ciò che noi creiamo, dove il nostro osservatore mette in scena una situazione. Non tutto è spiegabile in questo affermare. D’altronde ci si spiega nella mente razionale, mentre la nostra esistenza nel Tutto va oltre il piano della ragione.
Ancora più grave: ci siamo adattati al pensiero che queste parti di noi – altre – ce le potremo vivere in altre dimensioni, dopo la morte. Da un po’ di tempo vengo attraversata da altre possibilità.
Quello che i popoli non vedono, quello che il singolo non vede è la manipolazione fatta a se stesso dal suo stesso astrale. Quando ho scritto quei pezzi precedenti sull’astrale vedevo l’interferire, la manipolazione, la distorsione fatta dall’astrale sul mio tempo. Sulla vita del singolo. Vi rinvio a quei brani per conoscere perché oggi siamo in questa situazione così difficile e riduttiva per l’umanità. Il perché io mi sia decisa a mettere sul sito queste mie considerazioni è che: ciò che funziona per mettere al muro l’astrale, il mio stesso astrale, non è il solo osservare, è il denunciare. E chiamare gli archetipi primari a istituzionalizzare e legittimare davanti all’universo quanto si sta denunciando.
Ossia, la denuncia tocca l’astrale nella sua stessa natura di essere. L’astrale è pensiero, ed è parola come essenza, come forma energetica, per cui… parlare, significa mettersi sulla sua stessa frequenza. L’astrale è paradigma mentale costruito dal singolo – in un certo momento della sua storia – per organizzare l’esistenza secondo dei criteri. Nel momento che noi – io – detto da ciascuno – comprende cos’è l’astrale, e lo pensa, lo dice, pensa nell’astrale, con l’astrale. Si immette nella frequenza della sua dimensione astrale (nel senso detto sopra) fa di due frequenze Una. A questo punto siamo nella stessa onda. Possiamo riconoscere e anche trasformare.
Astrale è pensiero, un pensiero, più pensieri. Più pensieri messi insieme in un paradigma fanno un arconte, un angelo, un alieno. Più pensieri messi insieme in un sistema danno un egregore. L’impostazione di un mondo, una visione del mondo, un ologramma… Tutto questo è frequenze, vibrazione, è situazione non statica ma sempre in sommovimento.
Nel tempo… che poi che cos’è il tempo? Siamo tutti i tempi. Nel tempo, nelle narrazioni che ci siamo fatti abbiamo creato tanti arconti e tante egregore. Ogni volta che ci siamo definiti, che abbiamo definito ciò che creavamo, e come volevamo organizzarlo. Cosa volevano definire, significare, tutto quello che abbiamo pensato sopra i pensieri per renderli concreti, per definirli, dar loro un senso, per trafficarli con altre esistenze che ci ponevamo davanti. Arconti… egregore… sistemi di pensiero.. tutto il mondo astrale che siamo, che abbiamo, alimentiamo, non lasciamo andare. Che ci imprigiona, incastra, trattiene. Facciamo riferimento sempre, quasi sempre a qualcosa che non ha più aderenza con l’adesso, ma al quale svendiamo la nostra energia.
Visioni del mondo, significati, intenti, criteri superati da un bel po’. Se ne è visto il limite e la criticità, spesso semplicemente non servono più, eppure ancora imperversano sul mondo. Questo astrale che una volta espresso, formulato, messo sul campo della nostra “astralità” è diventato una pseudo-entità cui noi, creatori, continuiamo a dare energia e tenere nel campo. L’adesso chiede di stare sull’attimo presente e non guardare né indietro né avanti.
Ossia non disperdere energia in spazi di pseudo-realtà.
Torniamo a noi, riformuliamo.
Ciò che non è, e che noi alimentiamo, è l’astrale. A livello di grandi impostazioni sono gli arconti. Sono i pensieri che abbiamo elaborato su noi stessi, su ciò che viviamo, sulla realtà, che manteniamo vivi davanti all’osservatore. Pensieri su noi stessi, sulle relazioni, su ogni ambito della nostra esistenza. Come organizzarsi, come costruire una collettività, cosa difendere e rispettare, normative, leggi, regole che ci siamo dati. Sono i copioni, che rimettiamo in scena e non ce ne accorgiamo. Cambia di poco il pattern, la scena, e ci pare un evento o un’esperienza nuova, invece, se la stiamo rimettendo in scena, è perché ne abbiamo i ganci dentro. E ricalchiamo scene e scenari, personaggi, ruoli…
2 – L’osservatore sta alla sua realtà… come…
Non è semplice parlare di ciò che siamo quando si tenta di parlare dall’alef. L’Uno che siamo ha paradigmi e criteri totalmente altri dalla strettezza in cui crediamo illusoriamente di esistere.
Arconti – egregore.. modi di chiamare sempre le stesse energie. Cambia il livello di complessità. Essendo energie sono dinamiche. Tutto è dinamico.
I concetti, il mondo mentale può essere statico, ma non è concreto.
Le dinamiche sono… modi di essere dell’energia. Un po’ più concreto.
Torniamo a ciò cui deleghiamo il potere che è nostro… arconti… egregore.
Gli arconti sono molto sensibili al fatto di essere scoperti e denunciati.
Arconti sta, ripeto, per impianti mentali che abbiamo.
Solo che, quando noi guardiamo un pensiero, una visione del mondo, una teoria filosofica, economica, ecc… la approcciamo considerandola “pensieri di altri”, senza renderci conto che, proprio perché ne stiamo parlando, la stiamo considerando, essa sta viva e attiva dentro la nostra psiche, dentro al nostro campo di creazione.
Sono molto sensibili a essere denunciati? La loro reazione altro non è che la nostra stessa stizza a essere scoperti fragili, deboli, peggio ancora finti e menzogneri. Perché è chiaro che arconte è finzione e menzogna.. di fatto non esiste, è solo una forma vuota tenuta in piedi da energia nostra, ma questo lui non l’accetta. Un pensiero non dice di sé – a noi – che è superato, che è inadeguato, ne va della sua stessa esistenza.
Ma chi è, qua dentro, nel mio sistema di creazione, che riesce ad avere queste informazioni critiche sul sistema stesso? E non andare in tilt?
Anche Coscienza fa parte del sistema di creazione.
E si sta prendendo la sua potenza e il suo potere.
Che, nella storia umana, ossia nella narrazione che ci facciamo, le dinamiche e le vicende si ripetano è chiarissimo. Assistiamo ai fatti della nostra vita: stiamo, giochiamo, ci ammaliamo, siamo disturbati da mille cose, rallentati…. insieme all’esistere e agire di una collettività.
Ancora.. qualsiasi evento o agire o comportamento che si ripete, che non si risolve, non evolve, torna in scena, ci tiene nella stessa vibrazione. Anche una guerra, una morte, una malattia, tradimento. Un’aggressione, attentato, abbandono. una restrizione dei diritti, l’impoverimento di uno o più popoli, un tradimento di programmi, il voltafaccia di un politico o di un partito, di un governo… l’inasprirsi di sanzioni. Le ruberie, le collusioni, i compromessi, gli scandali mediatici, l’emergere e il cadere di personaggi… le invasioni sul territorio naturale o sui popoli, sempre le stesse cose. Si ripetono, si ripetono. Non lo vediamo. Non basta saperlo razionalmente, bisogna vedere la trama, la rete energetica che tiene insieme i contesti, le narrazioni.
Torniamo al singolo.. problemi, guai incomprensioni.. Sempre qualcosa da risolvere.. Sembrano nuove, diverse, solo perché tra una e l’altra passa del tempo che ci fa dimenticare ciò che è già successo, oppure anche lo ricordiamo ma non riusciamo a fare certi collegamenti. Di più, non riusciamo a vedere sotto l’apparente realtà, sotto ai fatti e alle vicende – la trama – sempre quella – che si muove, emerge, torna in sottofondo, si riacutizza, e via così.
Che questa è tutta e solo una narrazione.
Ancora, a volte noi stessi affermiamo delle cose, diamo per scontato che davvero agiremo in un certo modo, che il nostro comportamento seguirà un certo programma.
La stessa cosa possiamo vederla per gli altri. Più le persone sono in vista, di dominio pubblico, più stride, fa effetto quando tali persone non dimostrano coerenza tra ciò che hanno promesso e ciò che poi fanno. Le decisioni. Una categoria per tutti… i politici. Ma non solo loro. Ciascuno di noi.
Come mai?
Perché non siamo noi con la nostra coscienza e consapevolezza ad agire. Ciò che – di fatto – agisce, entra in scena, è un’energia che ci abita e orienta le nostre decisioni.
Questo è quanto accade nelle costellazioni: non l’energia della mia singolare unica identità entra in scena ma quella di qualche memoria che sta in me, o nel mio DNA, o quella di (se la pensiamo in termini di vite passate, quella di noi in altra vita o di un nostro avo). La possiamo pensare in tanti modi, sempre di un’energia che siamo noi – ma non solo noi – si tratta. Di solito nodi energetici che ci appartengono per eredità.. familiarità… o per dirla più vicino a come la penso io, per affinità della psiche.
Io poi, penso che man mano che pulisco le mie energie e sciolgo i nodi che stanno in me, più vibro con la mia autentica frequenza, fuori dalla ruota, libera da energie che non mi appartengono.
Le nostre vite sono troppo brevi perché possiamo ricordare ciò che – è già successo – che si è già ripetuto molte volte. Cambiano gli scenari, i tempi, i personaggi ma, i ruoli, i copioni, le sceneggiature sono sempre le stesse. Le abbiamo ridotte brevi le vite. Ma sarebbero mooolto più lunghe. Vediamo di riprenderci noi stessi.
Gli individui – i gruppi – i popoli ripetono sempre le stesse dinamiche fino a che non se ne rendono conto. Affermazione che vale per i singoli e vale per le collettività: famiglie, cittadini, popoli, nazioni…
Sto dicendo che: ciò che vediamo sulla scena, di noi stessi e del mondo, è ciò che già è accaduto. Già messe in scena le stesse dinamiche sia dal singolo che da un gruppo, una famiglia, un popolo. Se osserviamo la vita del singolo e conosciamo allo stesso tempo la storia della sua famiglia di origine, troveremo che i comportamenti e alcuni eventi della vita del singolo si allineano, si sovrappongono, nella trama di fondo, a eventi e comportamenti già accaduti nella storia di quella famiglia. (vedi Le costellazioni familiari. Vedi Schützenberger , La sindrome degli antenati).
Ma, fuori dalle costellazioni possiamo chiamarlo: vissuto psichico emozionale di un gruppo e di alcuni singoli che vi appartengono. Non riusciamo a collegare eventi e comportamenti di noi stessi e degli individui perché la memoria di quanto è accaduto non sta più in chi ha vissuto l’esperienza. O forse sì, non so, di fatto, se è sempre la stessa persona che vive un’esperienza ponendo se stessa in dimensioni molteplici e diverse, o se davvero ciò accade dentro ai cicli della rinascita.
In fondo, non è tanto importante definire questo, il punto da dove partire – adesso – è sapere che stiamo ripetendo le stesse vicende, le stesse sceneggiate. Renderci conto che spesso non siamo originali prim-attori della nostra storia, piuttosto, spesso, mettiamo in scena vite di altri.
Che me ne faccio.
Possiamo anche dire che: se il singolo nella sua esistenza può fare un lavoro di osservazione e di riformulazione di se stesso, non è altrettanto semplice che questo avvenga nelle generazioni. Perché i vari tasselli della generazionalità sono corti, e soprattutto la memoria storica non è così immediatamente evidente .
- Ora, se noi osserviamo i gruppi, i popoli con questa lente, iniziamo a considerare il ripetersi di fatti, di modi di essere e fare. Questo ci permette di iniziare a vedere gli schemi che li riportano in scena.
- questi schemi possiamo chiamarli impianti
- iniziare a valutarli considerandone la funzionalità, il valore e il senso.
- anche l’incidenza, la positività, la pressione o l’irretimento che essi portano nel gruppo, nel popolo, nella nazione.
Il tutto procede nel prossimo post.
Umano – i pensieri e il mondo – Laodicea