Baubo – Buio e silenzio – 1

Energia e massa infiniti

Energia e massa infiniti

Buio e silenzio – 1

Tu m’imprigioni. E io scapperò. Sempre. E mi ritrovo sempre a strusciare le ginocchia sul pelo dell’acqua. Vinta e sola. Spezzata. Ancora così. E lui là, a dire cose stronze che non sa.

Forse questo mi ha condotto da te. Qualcosa di stretto stretto e sofferto da sciogliere. Oggi, spesso mi sento così, la differenza è che ci sono, su quella riva di Jesolo di una domenica d’estate, ora ci sono. Volevo questa esperienza, volevo chiederla ad un uomo conosciuto sul web col quale per un po’ abbiamo scambiato i messaggi, poi aveva chiuso. Da un po’ di tempo questo progetto animava le immagini delle mie camminate serali sul lungomare, alzavo gli occhi alle stelle e mi vedevo. Aprivo la porta davanti ad un buio pesto, entravo e l’uomo stava là: respiri, toccarsi, era il mio film serale. Così, letti alcuni pezzi tuoi, messo in evidenza un tema che mi interessava “la forza” mi sono decisa e l’ho chiesto a te.

̶   Vorrei fare buio e silenzio… così e così.

Il gancio aveva funzionato, la faccenda ti interessava. Accordi, precauzioni, ecc. Parto. Ah, l’accordo era anche nessuna foto, né voce prima dell’incontro. Tu avevi inviato una mail:

̶   Prima voglio sentire la tua voce.

Ma avevo aperto la posta tardi su un altro tuo sms che diceva:

̶   No, non mi serve.

E io avevo sorriso. Sono partita, nel viaggio sms, ultimi accordi. Suono. Buio. Sento un respiro alle spalle, non vedo. Emozione, anche adesso che scrivo, che tento di ricordare. E adesso, altro che si muove, che si sveglia e, sorrido, si apre il cuore. M’accompagna. Qualcuno mi fa poggiare la valigia, tolgo i sandali. Mi spoglia, camicetta, gonna, slip, reggiseno, sono imperlata di sudore, lui sempre alle mie spalle, la punta delle dita leggere. Sono nuda. Cammino, buio, una mano dietro e un tremore, mi sembra che tu sia più teso di me.

Io… sto. Occhi chiusi. Continuo. Sono emozionata, volevo questa cosa, ora ci sono. Ci sono dentro! La sto vivendo! Sono nell’attimo che tanto ho desiderato, espanso. Questo è un pensiero da cui mi lascio spesso attraversare quando sto con te, ancora oggi. Le mani sulle spalle, spingi per farmi sedere a terra, no, è un tappeto. Ora, mentre scrivo, devo entrare nel ricordo, penetrare un buio e silenzio secco che ho dentro ma che non viene alla luce e alla mia voce, quella dell’ispirazione. Ecco, sono per terra, seduta con te. Vicini, ci tocchiamo. Mi rendo conto di quanto è forte l’attraversare il corpo tuo e sentirmi attraversare da te, forse per questo non sopporto il pensiero che altre ti tocchino. È un che di eccelso, parola che torna spesso in me in questi giorni. Mi sento là con te, il tuo respiro. Tengo gli occhi chiusi. Non so. E tu che fai? Guardi? Mi hai vista? No, io non voglio ancora, voglio godermi tutto questo buio e questo magnifico esteso silenzio, voglio che duri tanto, a lungo, voglio starci dentro, allargarlo, soffiarlo ed estenderlo, fondermi in esso. Vivermelo. Azzannarlo, soffrirlo, rinascerlo, attraversarlo con te. Tu, chi sei? Sei tu, con te lo sto facendo perché è… è toccata a te.

Dio, che eccitazione mi sta prendendo ora che scrivo. Le dita, non riesco quasi a scrivere. Io qua sulla tastiera e lei là sotto, parte di me, che mi dà il rinvio, la battuta, la conferma. Il computerino non funziona, stasera, e devo stare qui al desco, non fa per me ma non posso lasciare. Qualcosa di esoso emerge. Noi due, per terra.

Buio e silenzio. Strizzo gli occhi. Fermi immobili, solo i respiri, forse, ma non so se respiri; stai ancora alle mie spalle, io a gambe incrociate sospesa e allungo il cervello per sentire me, e me nella stanza. Tu dietro, non mi tocchi, sento che mi guardi, che aspetti senza fretta che io arrivi, ma ancora non lo so e tu lo sai. Sento le tue ginocchia da dietro serrarmi e così comincia. Serrata tra le tue ginocchia. Non ti vedo e ti sento, sono ancora sola ma ti fai sentire, mhhh fai l’uomo, fai il maschio. Vuoi farmi sentire femmina ma non ci sto, non capisco e mi piace. Ora vieni davanti a me, ti siedi. Tu mi tocchi, mi guidi la mano su di me. Sei molto preso, soprattutto sento la tua cura, sei tranquillo, mi sento a mio agio. M’avvicino al tuo corpo, ti abbraccio un po’ e respiro vicino a te, cerco il tuo ritmo, voglio farti capire che sto bene, che sono serena e che quello che sto facendo mi piace da matti. Così non sarai più preoccupato per me. Sei dolce. Respiriamo, dai. Hai capito, e sento i nostri petti alzarsi e abbassarsi. Insieme, una cassa armonica che ha trovato un ritmo lento che mi piace ascoltare qui nell’incavo del tuo collo. Hai la barba, mmmh ci mancava la barba, sempre così mi toccano ‘sti uomini. Che poi mi pungo e io, da allergica qual sono, ho una pelle molto sensibile. Avviso, via web-mentale, se starnutisco è colpa della tua barba. Ora che si fa? Mi stai strattonando dolcemente, ah, sì mi vuoi sdraiare per terra, ok. Giù lunga e distesa. C’è un che di sacro attorno a me, sarà il buio, sento il profumo dell’incenso, uhmmm questo è uno da fanfaluche, incensi, ceri, chissà che altro. Uno che va dietro alla new age. Mah.

Nel buio apro gli occhi. Vedo una testa e dei capelli alzati, mi sembrano bianchi o grigi. Oddio dove son capitata, è vecchio più di quanto avessi immaginato! Mi hai messo la testa sulle tue gambe e mi stai accarezzando il corpo. Oh, quasi quasi la finisco con tutto questo mio parlare mentale e mi ascolto le tue carezze. Mi piacciono, sto bene qui. Ma che c’è in questa stanza? Vedo sagome, sento il tappeto sotto di me; non mi è chiaro che ci sia qua dentro, avverto dei volumi, forse i mobili alti nel buio, alti sopra di me stesa. Mi stai accarezzando lentamente, meticolosamente, impastando, qualcosa si rimescola in continuazione dentro di me. Ansimo, poi ritrovo la pacatezza e il respiro lento; tutto si rigira dentro, files arrivano al mio cervello e se ne vanno. Se sto sulle tue carezze e lascio fuori il pensare, se seguo la tua mano sul mio corpo, avverto che mi calmo, che trovo un senso lungo, pacifico, nuovo del mio corpo.  

… continua

Energia e massa infiniti