(nove estratti da Vittoria)
1 – RI-creare il nostro strumento di creazione
2 – Resettiamo
Ora costruisco le altre parti di me: Inconscio Mente Corpo. Tra poco Mente. Ne ho già parlato in un post, avevo bisogno di ricostruirla, Lei mi era necessaria per definire anche le altre parti. Come dire che, se voglio scrivere “matita”, per poter scrivere debbo comunque procurarmi una matita. E io voglio creare ben più che una matita.
Io, ogni giorno, creo il mio essere Terrestre e il Terrestre che sta accanto a me.
Eh, vi sorprenderete che non lo chiamo “anima gemella”. Se vi ricordate in un post precedente avevo detto che, per me, “anima” non è una parte di noi reale. Sì, qui da me anche il reale è, relativamente reale. Ma “anima” e “spirito”, intendo dire, sono ancor meno reali, sono due pseudo-parti di noi, soprattutto forse non sono funzionali. Io lo affermo, ma voi, sperimentate. Provate a ripetere un pò di volte queste due parole mettendovi nel frattempo in connessione con la vostra terrestrità, il vostro stare qui, in un qui e ora che è questa consistenza e questa materia. Vi renderete conto che dire anima e dire spirito vi porta via energia. Ecco, se noi, di noi, ci affermiamo anima o spirito, la nostra energia se ne va da noi e va ad alimentare un qualcosa di non concreto che sta là… per aria… non centrato e non piantato nella dimensione di questa esistenza. Sono due idee a questo punto, più che dimensioni, che non hanno a che vedere con la realtà del terrestre. Pur avendo compreso questo non mi tolgo quella parte che fino a ieri identificavo con anima e con spirito, né mi vengono meno le caratteristiche e le funzionalità che a queste parti attribuivo. Anzi, ora le sento più mie. Tanto, se accadrà che mi vivrò in un’altra dimensione, o se già la sto sperimentando, il fatto che io non le chiami anima e spirito, non mi toglie da quella dimensione. Ma noi abbiamo compreso che usare un termine o un altro è molto importante. La parola, le lettere, conducono energie, situazioni e dimensioni. Devo stare attenta a quello che dico, come uso le parole, quali parole uso. Lettere e parole informano le esperienze di me… di me… ma io, che cosa sono a questo punto? Beh, al momento non mi interessa definirmi. Importante che le parti di me funzionino.
Il mio dire:
– Non esiste niente là fuori
non significa che io non segua alcune letture della realtà, alcune esplorazioni dell’esperienza sulla Terra. Eppure… Terra non c’è. Le seguo, perché ogni scoperta nuova del fuori mi dice una dinamica di dentro. Quando avvertiamo la certezza che: fuori non c’è, si apre qualcosa dentro. Innanzitutto ci si rende conto dei radar. Ovvero che abbiamo dei radar e dei sonar per muoverci ed orientarci, nel cosmo dentro di noi.
Così, appena ho messo in discussione “anima” ecco che anche la definizione “anima gemella” s’è dissolta. Certo, me la sono anche subito ripresa. Eh. Ancora mi piace attraversare il senso di questa parola e sperimentarne la forza, insieme al gioco, con la mia anima gemella. Abbiamo molto da conoscere del nostro essere terrestri, e oltre.
Provate, provate e ditemi che cosa vi accade. Andate in fondo alla dimensione e al senso che una parola conduce, e sarete oltre. Si dissolve, eppure non perdete nulla di ciò che siete e avete. Ma ora siete più veri, radicati e centrati. A volte le persone mi interpellano, mi chiedono un’indicazione di percorso. A volte, davanti a qualcosa da sperimentare e conoscere ci si ferma, perché chiede di lasciare schemi, di non avere giudizio, di rischiare. Solitamente non do indicazioni dirette. Non tocca a me sapere che cosa una persona deve fare. Se la persona comprende il percorso per archetipi individuiamo insieme gli archetipi su cui lavorare. Dove sta il nodo, lo schema, la resistenza. Di solito, il solo lavoro sui movimenti della forza smuove, fa vedere parti o atteggiamenti di se stessi prima nascosti. Poi, spetta alla persona valutare, vedere i propri passaggi, mentre insieme si continua il confronto e si inizia a creare qualcosa di nuovo.
Precisato questo torno al mio Terrestre, colui che mi sta accanto. Per adesso non trovo nomi migliori e lo chiamo così, potrei dargli un nome, in fondo un nome ce l’ha. Poi vedremo. Oggi l’uomo, la donna, è innanzitutto: il Terrestre.
Per me essere Terrestre non significa essere piantati in un pianeta sferico, inserito in un sistema solare, e in una galassia, eccetera ecc. É semplicemente una vibrazione, una dimensione che io, come creatore di me stessa, metto in atto, o in scena, così. In questa dimensione ora percepisco delle Parti che vibrano, che si fanno presenti: Psiche Mente Inconscio Corpo. Esse mi tornano un qualcosa che riesce a trasformare in un benessere sempre più intenso e profondo ciò che sono.
Qui parlo di me, ma so anche che, chiunque vuole, può riconoscersi in ciò che dico.
3 – Mente
4 – Inconscio
5 – Corpo
6 – Che palcoscenico! Che rappresentazione!
7 – Terrestre
Dopo le prime sette, altre parti si sono presentate sulla scena, e ora sono qui, per integrare e rafforzare la funzionalità e l’efficaci del nostre strumento di creazione. Sentiamole, attiviamole, sono la nostra potenza, la nostra capacità di creare la nostra realtà, le situazioni della vita affinché diventi sempre più naturale, umana, vivibile gioiosamente e condivisibile nelle sue bellezze.
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