Energia e massa infiniti
Energia e massa infiniti
14 – La Temperanza
Avrò aperto abbondantemente le maglie della mia psiche per godermi la felicità?
Sì, appunto, me lo chiedo.
Ho detto psiche, non la mente. Con tutto il riconoscimento a mente e alla sua funzione.
Mente funziona così: ho davanti una situazione, bene, mente me ne mette davanti una serie di variabili. O mi mette su il dubbio che quello che ho davanti non sia coerente con me, o che ci sia di meglio, di più adeguato. Forse oltre c’è di meglio… Tutto così, mente conosce – mentalmente – un sacco di alternative e me le induce come in una passerella. Così io, che non so bene ancora i giochini di mente, non metto i piedi a terra, non decido.
Finalmente qualcosa o qualcuno mi conduce verso la scelta perfetta. La scelta perfetta è tranquilla. Pacata e tenace insieme. Non molla. Certo, mica teme. Sa che ciò che è, ciò che è diventata, è inattaccabile e che è perfetto così.
Temperanza. Stare sul piedistallo del mondo. Atteggiamento regio. Da re e regina. 14 Tarocco, appunto, tra gli archetipi nun. La trasformazione, la regalità. Si potrebbero fare parecchie interpretazioni, non siamo qui per questo. Questo, come gli altri libri miei esistono per muovere le sostanze non per ripetere ciò che già è stato scoperto e detto. I libri sono funzioni, strumenti, vanno usati giusto il tempo per comprendere il meccanismo dopo di che ciascuno si crea il suo strumento per crearsi la propria realtà. Non c’è mai una creazione doppia, né c’è un creatore che può sostituire il singolo creatore.
Ecco perché Jahvè dice… Io sono un Dio geloso. Alla sua creazione dice: non avrai altri Dio fuori di me. E delle sue creazioni, sono geloso, appunto. Nel momento che si sperimenta il proprio essere creatori si comprende bene Jahvè, gli dei, e tutta la compagnia. Non sono qua per farsi adorare, per essere alimentati con la nostra energia così che ci spostiamo da noi stessi e nutriamo fantasmi di nulla. Dio e dei altro non sono che metafore per dirci chi siamo, ciascuno di noi. Talmente stretto lo specchio. Solo quando i miei neuroni a specchio sono attivi nella modalità “creatore” so di me e comprendo chi e cosa sono gli dei.
Faccio riferimento al mondo ebraico perché, ci piaccia o no, ne siamo intrisi e nemmeno sappiamo quanto. Soprattutto perché è sulle “parole” ebraiche come: creatore – Jahvé – Io sono – luce – buio – facciamo – che possiamo agganciare bit di memoria e riappropriarci della nostra grandezza di dei creatori. Ma potrei usare altri olimpi. Il mondo egizio ci dà una serie di input e permette un recupero della memoria ancestrale molto funzionale. D’altronde tutto il mondo degli archetipi e dei sistemi di pensiero che presento nei mie libri ha soprattutto questa radice.
Temperanza. Solo un Dio se ne può stare tranquillo, sicuro sul suo piedistallo divino e lasciare che tutto accada. Accade solo ciò che egli, il creatore, ha scelto di portare in scena.
Personalmente, se vi raccontassi come è nata e proseguita la sperimentazione dell’essere creatore per me, come sono arrivata a percepire che ero io e solo io a mettere su i teatrini, trovereste di che ridere di sicuro. Meglio che mi mantenga in ciò che serve sia detto, il resto è un dietro le scene che so io e chi vi è capitato in mezzo, e che è stato fondamentale affinché io mi conoscessi.
La temperanza, in un mondo che a me piace movimentato, sempre sulla cresta e ricco di sorprese, è una modalità dell’anima sana e da perseguire.
Così chi ci sta vicino, se non altro, può godere di qualche tregua.