Anima gemella – 6° archetipo – Gli amanti

Anima gemella

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Anima gemella – 6° archetipo – Gli amanti

Poiché tu sei colui che mi ha raggiunto nel linguaggio.

Più probabile che sia io che sono riuscita a raggiungere te.

La comunicazione del gioco, anche delle parole

stuzzichevoli ammiccanti 

che erompono insistono

a scroscio a sorpresa,

tu.

Da brava Merope, ho scelto di piantare i piedi a terra,

perché tu sei qui, a terra.

La comunicazione è un fatto concreto della pelle e della carne. Oh, mi dirai che le comunicazioni sono di tanti tipi. Lo so, ma voglio fare un post tutto terra terra, per cui non andrò oltre il piano della materia. Nell’albero delle sephirot significa malkut, stare con i piedi per terra. Tutto ciò che è materia che nella donna e nell’uomo significa corporeità. Sì, anche la corporeità è un fatto integrato di dimensioni. Tutto il sito dice questo. Oggi voglio stare solo a terra.

Con un archetipo così. Potrei fare mille svolazzi. Li fanno già gli altri e pure io. Io oggi da qui intendo tirare fuori l’agire. L’agire di terrestre-femmina che comunica con terrestre-maschio. 

Oggi dentro me ho intercettato un mio maschile. La situazione è molto bella. Nuotavo stamattina, e ho visto il mio avatar, danzava dentro me. Un essere guizzante, azzurro, dinamico. Gli ho chiesto chi è e che ci fa qui, dentro di me. Ha comunicato con le movenze, il dinamismo di tutto il suo corpo un po’ azzurro un po’ trasparente, direi plasmatico. Sì, un essere di plasma. Sono sicura che questo essere è una dimensione di me, gli ho dato il nome, è il maschile. So bene chi è. Ho capito che lui stava qui da un bel po’, forse da sempre e che spesso ha agito lui. Infatti lui ha una potenza bestiale, si tratta solo di conoscerla e mettersi d’accordo. Il mio maschile. Molto bello, mi piace abbiamo coalizzato subito. Dopo di che, conoscendomi, gli ho detto: 

  • Io oggi ti riconosco decisamente in me e ti presento al mondo. Sai bene che hai la consegna di mantenere accesa, nella concretezza della realtà, la tua presenza accanto a me nel mondo della materia. Ossia in Pianeta felice.
  • Io sono questo:
  • Thet – Th – 9° archetipo – il femminile – è accettare – accogliere.
  • Accolgo te, che mi vieni davanti nella realtà.
  • Tu mi vedi e, come possiamo, dire?… danzi attorno a me.
  • Siamo qui per attualizzare la nostra memoria sui processi e le dinamiche della creazioni. Per rì-vivere nell’adesso la nostra capacità creante. Ecco perché cerco di essere il più precisa possibile nell’affermare i miei decreti. 

Ecco oggi s’è data visibilità un’esperienza che io sono dentro, il maschile che sento presente e attivo in me.

Non so se quanto ho detto ha a che vedere con “gli amanti”. Oh, potrei farci un giretto e dire una serie di spiegazioni. Macchè. Fine. Chi vuole si trova le sue ragioni, sennò non servono. 

Oggi ho guadagnato una postazione. Mi viene in mente quella specie di teatro all’aperto a Parigi dove ti scegli il piedistallo dell’altezza che vuoi e ti ci metti sopra. Si chiama così: Les deux plateaux de daniel buren alla comedie francaise, al Palais Royal. 

 Ecco.

Non so se questa è la partenza per parlare di un tarocco simile.

Torno al linguaggio, il mio, che pare essere così particolare che uno deve fare non si sa che per avere il mio stesso linguaggio. Secondo me non deve fare nulla. Ho fatto il percorso inverso. Mi sono fermata e è partito il movimento… altro. Ho cercato di essere io a sintonizzarmi sulla vibrazione dell’altro, così che il mio allineamento è diventato percepito presente gustabile. L’altro mi ha riconosciuto nel – suo – linguaggio. 

Perché linguaggio è tante variabili. È come ci si pone, come ci si sente, come si agisce, si ascolta e si dice. Si partecipa si condivide, si puntano i piedi. Si è, si riconosce, si è riconosciuti. Quante dimensioni ciascuno ha già sperimentato.  E tanto altro. O forse anche poco ma categorico.

Certo, voglio. Sì il mio linguaggio parte dal mio voglio. Se tu hai un voglio e te lo riconosci, prima ancora di sapere che cosa voglio io, che cosa vuoi tu, il voglio per se stesso è già un caratterizzante del mio linguaggio. Te lo ritrovi? Sono sicura che sì. L’ho messo per primo.

Noi ci possiamo permettere i nostri “voglio”.

1° criterio del mio linguaggio è “voglio”.

2° criterio è “io ci sono”.

Sì ogni istante io ci sono dentro di te perché vedi, ogni istante tu sei in me. A me questo fatto che le cose e le situazioni vanno prese con parsimonia, con distacco, non dice. C’è già il mondo di fuori che devo prendere con misura, controllando quando e quanto lo faccio interagire con me, perché io lo rivolterei tutto all’istante. Nel mio mondo interiore, nel modo delle mie interazioni importanti, io non vado a ragione e controllo, io vado a “passione”, onde gamma del cervello. Sì, dicono che non si può stare troppo in onde gamma, sennò ci friggiamo il cervello e i canali delle emozioni. Ok, ma io le voglio le onde gamma. Conosco la felicità e voglio che mi scorra dentro nelle vene e nei pensieri. Nei miei giorni. Nel sentire. Su di giri si chiama, ma sai come sento e vedo il mondo quando mi vivo la passione? Quando sono innamorata? Avvinta? Hai idea di che cosa creo, come danzo, come comprendo il mondo, come ti risolvo le situazioni quando lascio che la forza della potenza dell’eros, ossia dell’energia vitale mi attraversi, mi usi?

Questo voglio.

1 – voglio.  2 – voglio la passione

Per cui ti voglio tenere sempre qui, incollato sul terzo occhio del mio osservatore e ti voglio mettere ogni istante al centro del mio cuore. Così la passione si attizza, io vibro e  con questa vibrazione felice e generosa rispondo al mondo.

Niente di meno.

Io non sono tiepida…. “E dato che non sei né caldo né freddo, ti vomito dalla mia bocca”, così dice la tradizione.

No, io tengo me stessa e te stretti tra i denti.

La vita mi piace appagante piena e scorrevole come un torrente a primavera.

È un parlare da tarocco “gli innamorati” questo?

Io sono innamorata della vita, ecco perché amo te.

Continua…

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