Archetipi – Lamed

Archetipi – Lamed 

Archetipi

Lamed. Mi configuro a lamed, muovendomi.

Infatti sono in viaggio. Sto viaggiando fuori, ma soprattutto dentro. Sono in territori nuovi, non sono inesplorati perché stanno già nella mia mappa però, su questo territorio, sto tracciando altri percorsi. Sono la mia nuova mappa.

Lamed, gli spazi e i tempi.

Non ero abituata a misurare né questi né quelli. Subivo gli spazi, i tempi, i ritmi e i rituali della vecchia matrix prendendoli per “la verità del mondo e della vita” invece i tempi-spazi di matrix erano una cazzata. Perché? Non avevano il senso.

Ero abituata a misurare, ma solo ciò che sapevo. Questo non era creare, era solamente un ripetere e rifare ciò che io o altri avevamo già inventato, o visto e conosciuto. O vissuto.

Tutto ciò che è “misurare” non è che mi piace tanto, eppure sono molto razionale, molto mentale. Preferisco l’ebbrezza del rischio, me ne rendo conto, nello stesso tempo mi accorgo che quando sono in uno spazio nuovo, indefinito, qualcosa scatta e la mia testa si mette a conchiuderlo, definirlo, dagli il senso. Sto quindi tra due movimenti, il buttarmi a nuovo in giochi e sperimentazioni su ciò che non conosco di me, e l’attitudine a definire ciò che vivo. In fondo, se poi diventa parola, scritto, significa che cerco sempre di formulare, ri-formulare.

Eravamo abituati a misurare tempi spazi aridi e morti, che non avevano il senso. La mappa e il senso stavano in universi diversi da matrix. Ora li abbiamo portati qui, dato che viaggiamo nelle dimensioni, ed essi stanno ri-formulando matrix. Intanto matrix era una e gli universi sono tanti, infiniti. Matrix, mi stava un po’ stretta. Era uno e non il migliore degli universi esistenti. Ora va meglio, si sta implementando di valori e movimenti vitali e naturali, finalmente.

Senso ha a che fare con “sentire” più che con pensare, eppure “senso” è ciò che dà la misura, il valore di un vissuto, un incontro, un’esperienza. Senso comprende sentire e pensare. Matrix,  non sapeva sentire. Non sapeva. L’abbiamo indotta a “sentire” e matrix ora è entrata nel “movimento dei movimenti della forza” e sta in continuazione modificando e aggiornando il valore delle cose e la scala di valori.

Sentire ha accheffare con il gioco. Perché sentire è lo scorrere delle emozioni, delle corse, dei nascondimenti, del ridere e ridere di sé, di te, del mondo, di input, esplosioni gioia entusiasmo. Dei giochi.

Sì prima erano anche paure, e affini, ora non mi interessano. La paure erano indotte. Compreso questo, ho scaricato le paure.

Sto con il sentire, i giochi, gli istinti le intuizioni le spinte le emozioni gli entusiasmi

Quante volte ho scritto la parola.. gioco. E sono in lamed, misuro.

Lamed – L – 12° archetipo – misuro.

C’è una qualche contraddizione. Di solito “il gioco” ha tempi liberi, e funziona molto bene se si fa all’aperto, in spazi vasti, non delimitati. In tempi liberi e non controllati, il contrario di misurare.

È anche vero che i giochi hanno delle regole, sennò che gioco sarebbe. Ehehe, il gioco è imparare le regole e… sgamarle.

Anche il gioco-eros funziona così, soprattutto così.

Se ingabbi l’eros, se lo metti dentro le istituzioni, le categorie, le etiche.. eros s’incazza e se ne va.

Ti resta la scatolina, ci giochi un po’, ma poi t’annoi. O t’annoi o t’ammali.

Uh! Eros. Vediamo di erotizzare tutto!

È la testa che va erotizzata, il mio – parlo per me – solo e sempre di me – il mio modo di sentire vedere pensare progettare accostare il mondo! Tutto va dinamizzato!

Tutto va reso ai suoi movimenti.

Tutto va reso al suo stato archetipale.

Alef bet – scin tau.

Le regole però hanno la loro funzione, abbiamo detto sopra. Le regole fanno il gioco. Dipende da che regole mi do, di quale parte e livello di me sono le regole che mi do. Che ci diamo.

Me stessa, il primo altro da me che incontro, è il regolamento. E’ la mia parte razionale.

Io ho una regola, anzi è pure un comando, una consegna e un adempimento.

Me stessa.

Io sono legge a me stessa.

Ama il prossimo tuo come te stessa”.

La misura dell’amore che posso dare agli altri sono io.

Nell’amore non posso delegare nessuno. Oh, che cosa!

Oggi che tanti mi dicono – ama – salva – ascolta aiuta aiuta… qualcosa scatta in me e mi sento tirare, qualcuno mi chiama dentro me: me stessa.

La misura di quanto ti posso amare sono io.

È così, il resto, sono fantasie parole illusioni.

Per cui, se ti va bene, se avverti che io ti amo, ho cura di te, ti ascolto, ti do spazio ed attenzione, sappilo è solo perché io sto imparando ad amare me stessa. Ogni volta che mi amo poi riesco ad amare te.

Guardati, proteggiti da tutti gli altri cosiddetti.. amori, di quelli che ti mettono al centro di se stessi, quelli che ritengono di aiutarti, di salvarti.

Io non ti voglio aiutare, né tu né altri. Se io stessi con persone che cercano di essere aiutate significherebbe che io cerco aiuto.

Io non cerco aiuto.

Non mi voglio vedere dalla parte dell’essere aiutata.

Io casomai, voglio essere in grado di cavarmela da sola.

Casomai sto con chi riconosce le mie capacità e competenze, no con chi intende vedere i miei limiti per tirarmi fuori dai limiti e dai problemi. Dai miei problemi mi voglio tirare fuori io. Tu, pensa a te e a tirarti fuori dai tuoi problemi. E se vedi problemi in me, sappi che stai solo proiettando te stesso in me.

Invece di vedermi dai problemi, guardami dalle mie capacità e potenza. Vedrai come il gioco cambia tra te e me. Non bariamo. Non ce la raccontiamo, non mettiamo su finzioni. Siamo davvero ciò che siamo e scambiamo ciò che davvero è possibile scambiare e nella giusta misura.

Non ci sono salvatori. Non sono una che vuole essere salvata. Né salvare.

Ne va della mia dignità.

Io ti vedo dalla tua dignità per questo posso sembrarti rigorosa, o poco incline al cicaleccio, alla consulenza, all’ascoltare le curiosità le necessità le paturnie di altri. Poco in ascolto dei tuoi bisogni.

Esiste la dignità, l’autostima e la stima; l’abbondanza e la pienezza.

Questa è la misura.

Qui intendo pronunciare lamed.

Da questo livello voglio vedere me stessa e gli altri.

Se esiste una misura è la misura lamed – samek – abbondanza.

Io sono Regina. Tu sei Re.

Da qui in avanti. Evoluzione espansione. Lamed  “una misura piena colma e traboccante vi viene versata in grembo” dice la tradizione.

Per darmi espansione debbo essere ne il senso.

Torre – 16° tarocco – 16° archè quando cade la torre, e cadono tutte le costruzioni-illusioni, mi ritrovo a cercare il senso. Perlustro, esploro dentro di me, dopo la Caporetto delle illusioni, se trovo un senso da qualche parte. Se qualcosa, qualcuno, ha a che fare con il senso, per me.

Questo acchiappo per portarlo nel mio nuovo universo.

Il senso diventa lamed.   La misura.

Non il denaro né altra risonanza che posso avere nel mondo di fuori, né le conoscenze, o i riconoscimenti. Sì, sono onorata di riconoscimenti e contatti, lettori, amici, quando tutto questo ha il sapore del senso

Ho sempre più la voglia di sparire, e lasciare che solo – il senso del – che cosa – e – come – riesco a comunicare, viaggi. Io in esso. In questo caso nemmeno so dove sono o sarò.

Sarò negli altri e non lo saprò.

Tanto, gli altri sono io. L’altro, è un altro me stessa.

Matrix nuova è fuori i criteri che fino a ieri avevamo avallato e condiviso.

  • Oggi ho trovato il senso di me, e matrix – rinata – mi è alleata.
  • Oggi respiro!

Che misura. Una specie di misura di riferimento.

Il primo movimento frattale.

La prima misura di riferimento ancestrale, archetipica:

  • Che cosa sono e quanto valgo, per me stessa.

Nel silenzio, nell’oscuro, o nella luce del dentro di me.

Chiudendo ogni pseudo movimento e pseudo senso del vecchio mondo di fuori.

Chissà che nasce.

lamed – la misura – … ora che la misura è colmata..

Lamed

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