Terrestre – 16 – La torre

Terrestre 

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Terrestre – 16 – La torre 

Dall’a l t r o  della torre emano  decreti.

Per quel poco che posso aver colto dell’esistenza, ciascuno può fare qualcosa solo dentro la propria realtà. Che in effetti è una bolla.

Dico bolla giusto per darmi un modo di spiegarmi a che cosa si può avvicinare la realtà per come la percepisco. Anzi nemmeno una bolla. Mi percepisco come un occhio sempre acceso, che si mette davanti delle cose, delle persone, degli eventi. Dire bolla è un modo per definire, dare dei contorni a ciò che io sento che proietto fuori, di per sé la bolla è evanescente; l’unica situazione, appena vera, è questo mio prolungare me stessa in qualcosa che si dà una forma, una sostanza, a volte il senso, attorno a me. Anche, soprattutto dentro guarda quest’occhio, meglio dire un marchingegno di mille e più occhi, e dentro trovo sempre cose nuove che si mettono in luce, alcune simpatiche divertenti semplici e belle da portare fuori e vivere, altre un po’ scomode. Non c’è nulla da fare, sempre mie sono, anche quelle poco vivibili. A volte mi tocca farci i conti perché, con il mio placet o no, anche queste di soppiatto, scappano da dentro e se ne vanno a spasso fuori, e a volte mi combinano guai. Sempre io ci sono, a monte di tutto questo fare, per cui come dico in un pezzo: il 100 per 100 della responsabilità è mio.

Nulla regge più. Ecco, questo potrebbe essere il movimento “torre”. Ossia, tutti gli impianti di un mondo esteriore così come credevo di averlo e credevo che fosse. Così come me lo hanno presentato descritto insegnato, codificato da quando sono nata a oggi. Il vantaggio è che, nel momento che mi cade una realtà che poteva avere una sua positività e funzione, cadono anche quelle che erano scomode, che davano me stessa al mondo sotto una luce poco contrattuabile con gli altri umani con cui tutti i giorni ho a che fare. Ecco c’è stato un movimento continuo che ha fatto cadere tutto questo pseudo-mondo-teatrino-scenario-palcoscenico. Quello che altri chiamano il mondo reale fatto di: universo galassie agglomerati stellari sistemi solari pianeti terra mari cieli acque alberi rocce animali uomini, e quant altro sta  mi pare – attorno a me e – per come mi sono abituata a percepire – attorno a altri che stanno fuori di me.

Oggi, di tutto questo, so che nulla è ciò che pare che sia.

Cos’è allora? Non lo so, ma non questo. Eppure sono qui a scrivere, usare tastiera e pc, seduta su una sedia, tendo l’orecchio perché sto aspettando un’amica. Ho bevuto il caffè, e potrei continuare. Dare indicazioni che – chi legge – potrebbe riconoscere.

C’è qualcuno là fuori che legge? Non lo so.

Ma ho delle risposte a volte, ho dei riscontri.

Mah.

Saltato tutto, ecco perché so che per il momento mi do una collocazione in una qualche bolla mobile e in continuo cambiamento. Né so come si fa a crearla, o mantenerla, eccetera. Se ci potrebbe essere di meglio in cui esistere. Che ne so.

Cavoli che movimento “torre”. Tutto crollato.

Tutto come prima.

Ma crollato. Ossia, sì sì, ci sei, e ti salvo, pure interagisco con te, realtà, ma di fatto, potrebbe essere anche tutto diverso.

Relatività. Impermanenza.

Eh, ma lassù, in alto sul foglio, ho scritto che:

Dall’altro della torre emano  decreti.

sì, così:

Se torre non c’è. Né il mondo c’è. Non c’è un piedistallo sul quale io mi assido per dare decreti. Decreti a chi, poi. Se fuori nulla c‘è.

A chi, per chi, io mi arrogo l’ardire di dare pronunciamenti, decreti?

Oh! Vedo in questo mio raccontare cosa mi sta passando dentro tutta la mia presunzione ed arroganza ogni volta che ho preteso di dire qualcosa di certo, qualcosa che qualcuno avrebbe dovuto – secondo me – leggere e tener di conto.

Mah.

Il re è nudo. Innanzitutto per me. Il mio re è nudo.

Bene, tutto quello che ho detto, scritto, sopra, è detto. Tutto resta più o meno come prima. Mi chiedo:

  • Come hanno fatto ad andarsene? Coloro che si sono resi conto di questo e si sono stufati del gioco?

Come hanno fatto? Sì perché, non sono morti, hanno semplicemente cambiato frequenza.

Sperimentare, è il titolo di questa raccolta. La mia prossima creazione è… l’ho scritto in 17 – La stella.

Intendo rivivere il sogno. Non so se si fa, se conviene, se è corretto, ha un senso o no. So solo che è possibile per il fatto che così penso, decreto, per me, dico scrivo e agisco. Sì, faccio piccole cose, movimenti infinitesimali, e li faccio solo dentro di me.

C’è una torre che sta cascando, che si scolla dattorno ogni esistenza e attaccamento, che pur di far crollare pseudo mondi e illusioni, pur di farli cadere cade lei stessa. Come faccio a fare un micro nano movimento da dentro questa torre?

Io, torre, approfitto del fatto che, la torre che sono, sta cascando su se stessa per usare il movimento stesso, l’energia dello stesso crollo per darmi un movimento nuovo. Prima li faccio cadere ben bene gli pseudo mondi, nun siammai che metto su di nuovo un atteggiamento già obsoleto. Accetto questa sospensione. Accetto la caduta, ora sono la caduta. E sono la sospensione del nuovo. Ma io, nell’istante, sono questo e quello, che di ven ta istante e, mentre tutto cade, so che cade perché il nuovo sta avanzando, sta spaccando le maglie vecchie della rete per farmi esistere nel mio nuovo sogno. Realtà così bella, appagante, sazia, perfetta, ilare, giocosa, divertente, accattivante, attizzante, arrapante che intendo vivermela di nuovo.

Ecco, il mio decreto l’ho pronunciato.

Cambio frequenza, tutto ciò che già ho vissuto, con un sentire nuovo, con l’apprezzamento per me stessa, ogni persona, per ogni attimo inventato e sognato.

Ringrazio benedico e vivo.

Terrestre

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