Pianeta felice
Pianeta felice – 15 – Il diavolo
Diavolo è una funzione, non un’identità.
Diavolo è una funzione, non un’identità.
Lo ripeto ed ecco che vedo il loop. Diavolo non è identità è il meccanismo loop. Ma esso è tale solo fino a che io credo di essere in un loop. Il loop è vittima della sua stessa parola. In positivo o in negativo. Ossia che io stia pensando di essere in una situazione loop bella o no, ossia ripetitiva, essa è tale solo fino a che mi osservo io stessa come loop – dinamica loop – appena me ne rendo conto ne sono fuori.
Tutto si può togliere o cambiare. L’esistenza è di una semplicità trans-umana. Tale da essere semplicemente – umana.
Partiamo da qua.
- Sono transumana.
Questo significa essere fuori da tutte le pippe in cui l’umanità s’è incastrata.
- Sono transumana.
- e viva.
Oppure?
Oppure sono diabolica nel momento in cui mi ripeto. La vita non si ripete. La natura nemmeno. Scorre e scorre. Se io scorro nessun diavolo mi può prendere. Ossia nessuna separazione tra me e lo scorrere felice dell esistenza
Ci sono arrivata. Bastava metter insieme due aspetti del puzzle e vedere l’intero. Mi si stavano accavallando i sogni dentro la memoria. Confusa io e le mie memorie. Perché davo un giudizio che non era completo, per cui era riduttivo. Oggi vedo tutto, e più che un giudizio è un “essere testimone” di un evento per cui non lascio il tutto mentre vedo il parziale. Domani vedrò di più, certo, ma già questo è un tutto perché è comprensivo, non giudicante e separante, per cui l’energia scorre.
In questi giorni con i ragazzi parlavo dell alef e mi soffermavo sull aquila che ne è uno dei simboli, ecco perché insistevo nel dire: lei, l’aquila, non solo vede l’insieme, fa l’intero volando in alto. Lei fa l’intero.
Questo oggi ha sollevato il copione.
Scelgo me stessa e la mia transumana nudità, non mi servono più i personaggi di loop, memorie, teatrini del passato.
Ci sono delle parole che si stagliano si accendono e vengono in evidenza. Ecco, queste parole sono come tunnel spazio-tempo. Una parola mi inoltra in vite vissute, parallele, che ne so. In scenari in cui anche vivevo che diffondevo si ripetevano.
C’erano emozioni che ritornavano, spesso, insolenti, erano stordenti. Le ho guarite e forza di accoglierle. Ho visto tutta la trama. Ho visto cosa quell’anima del passato voleva che io vedessi e portassi da testimone. Ho onorato quest’anima, il suo scenario, il suo raccontarsi attraverso me.
Ho unificato le sue parti, ho unificato ciò che di lui c’era nella memoria. Gli ho reso giustizia. Ora l’ho lasciato serenamente andare. Non ho più bisogno di raccontarmi storielle, né di mettere in scena memorie per spiegare a me chi sono. Il qui e ora è il mio retaggio. Qui ho tutto. Vivo il presente. Sono, il mio presente.
Intanto ho anche scenari che si aggiornano e rinnovano in continuazione. Io in questi intendo abitare, sto in tutta la mia energia mi muovo, mi muovo come mi pare. Sto dicendo che voglio avanzare, migliorare, perfezionare, che intendo muo ver mi – ghimel 3° archè[1]. Spostarmi disambiguarmi, danzare tra i mondi, libera.
Vale per le varie le situazioni e vale per i miei pensieri.
Il loop accadeva perché c’era qualcosa che ero io, una chiave che chiedeva attenzione.
Il loop accadeva perché c’è un gap, ossia un segmento vuoto nella comunicazione.
Nel nastro della comunicazione tra te e me c’era un pezzetto non inciso. Un vuoto di contatto e di parole, questo è un gap. Lì il contatto era mancato e io avevo vissuto la mancanza di te. La mia mente aveva registrato che tu non c’eri. Era stata un’emozione forte, strong, una botta sullo stomaco e la mancanza di respiro. Ma non ero io, era quest’anima antica che si viveva in me. Ho visto una volta di più la messa in scena. Ho fermato il tempo: i personaggi e la trama si sono svelati. Come se, fermando il tempo avessi tolto loro l’energia per stare in piedi.
- Fammi respirare! – quante volte dico questo.
- Gli ho tolto l’aria e il respiro, alla memoria.
Era durata un attimo di troppo questa sospensione della comunicazione e la mente aveva continuato a registrare la tua mancanza. Non c’eri. La separazione. Mi ero persa, e ripetevo questo stato. Ora so che cosa volevi che noi sapessimo, antica energia.
Che cosa? C’era un valore vitale che andava testimoniato, onorato, compreso, riconosciuto.
E’ questo: che ogni nostro agire è in onore e amore di noi stessi.
Avevo vissuto un Sadé – tsaddy – 18° archè – separare – Set la divinità egizia – Satàn – Satana – questa la sua radice – semplicemente un istante di vuoto, un istante in cui mi era mancata la comunicazione con me stessa e la percezione della tua presenza vitale.
Era stata una scarica di adrenalina fortissima, ecco perché la psiche la cercava di nuovo, sempre, perché la vibrazione era stata intensa, e la psiche non distingueva tra ciò che va bene o ciò che mi fa soffrire, la psiche cercava la vibrazione. Tutto qua. Ecco cos era accaduto.
Quando sarebbero tornate le tue parole, la tua presenza attraverso il nastro della continuità della comunicazione. Della tua presenza a me.
- Dove sei. Quando torni.
- Parlami, riempi questo tassello, colma questo vuoto.
Questo era il mio intercalare. Mio… di quest’anima che io riportavo in scena.
Pianeta felice
ha fatto la sua parte, ha allineato le persone e i cuori.
- La sospensione di te, grande timore ora attraversato, e visto. Semplicemente un’esperienza di ascolto e pazienza.
- Fammi volare! – quante volte dico questo.
Oggi la mente ho colmato il gap, avevo voglia di un giretto nell interland della mia memoria, delle mie infinite possibilità .
Tu eri già qui ad aspettarmi in una nuova e più coinvolgente esperienza di me. Pacata, rassicurantemente presente. Adattabile, malleabile ma centrata. Mi puoi dire e chiedere tutto e il contrario di tutto. Io ascolto. E osservo. Silenzio assenso. Viviamo di silenzi pieni che conducono ben altre comunicazioni e contenuti. Sostanze. Da toccare respirare vivere abbracciare gustare. Noi due. La stanza. Il divano. Il silenzio i respiri. La luce che scende. Dormire, svegliarsi, svelare le cose.
Alef_tau. In tutti gli alfabeti di tutti i tempi. Suoni, vibrazioni pulsanti che si espandono e contraggono. Il mio universo. Hai inventato il tuo? dato che sei qua, sì. Una scarica di adrenalina che la psiche rinnova costantemente per godersi onde gamma di felicità Che conosco da sempre, da eoni e eoni. Che oggi ritrovo, ricordo, rivivo e celebro accanto a te. Io. La storia che mi racconto. Una magnifica rappresentazione e molto molto di più.
- Oggi che siamo qui. Siamo tornati. Un viaggio concluso, il cerchio chiuso, un loop di desideri e gioco che riparte in una doppia elica di amore. Così mi piace. Comunicare a infiniti livelli con te. Sono tornate le tue parole attraverso il nastro della continuità della comunicazione. Della tua presenza a me.
Ecco dove io, creatore, quando ho compreso, entro in scena creando io, per me stessa, quella comunicazione che mi sembrava mancante. L’ho creata, me lo sono regalato quest’attimo di amore e cura a me stessa. Da fuori è arrivata la tua presenza.
Quando ho chiesto di superare il loop sono arrivati i numeri. Non so bene come funziona. Ma funziona. Ogni volta che nell’impasse di un loop o di un gap riuscivo a pronunciare numeri, ecco che la situazione migliorava, facevo un passo in avanti che restava mio, conquistato. La verifica si è presentata in fretta. E’ bastato il momento in cui qualcosa mi avrebbe fatto tornare nella situazione ripetitiva e mentale, non allineata alla serenità, alla comunicazione con l’altro, il loop dell’eterno ritorno. Qualcosa mi ha ri-centrato in me stessa e ho recuperato la comunicazione.
Ecco dove io, creatore, quando ho compreso, entro in scena creando io, per me stessa, quella comunicazione che mi sembra è mancata. La creo io, me lo regalo quest’attimo di amore e cura a me stessa. Sicuro che poi arriva da fuori la tua presenza.
Oggi, sto attenta a dove sono. Un po’ mi devo dimenticare di me, del mio arroccarmi e arrampicarmi in me. Ma non sono tornata indietro. Sto. Cerco di prendere un po’ di tempo, faccio silenzio. Vediamo che risorsa mi arriva da dentro. In effetti, quello che accade è che io miglioro qualcosa, un bit, un cyber, nella comunicazione tra me e me; di solito riesco a prendermi in cura un po’ più a fondo, più accanto o distante o attorno dentro sopra sotto parallelo a me stessa. Questo miglioramento concreto nel rapporto tra me e me stessa fa sì che l’altro, all’esterno, mi arrivi davanti con un po’ più, ogni volta un po’ di più, di attenzione per me. La verifica al passo avanti mi arriva da fuori. Allora, davvero, so che ho penetrato un po’ di più il mio buio interiore e migliorato il mio essere anima gemella a me stessa. Queste risorse significano che so stare in piedi da sola. Significano anche che alleggerisco l’attenzione asfissiante su me stessa, che mi fido di me e del fuori di me corrispondente che mi accade davanti.
Ho percepito il fantasma. Ho messo in fila burattini, e fantasmini. Ecco, le situazioni a cui credevo, il pensiero in cui mi immergevo e a cui davo la mia energia, era un pupazzetto, che si stava floppando.
Looop. Luuuppp! Oh, che brutta zecca che ho infilato!
Sì, infilzato.
Ho messo tutti i diavoletti in fila.
17 08 2017
23 01 2018
[1] Per gli archetipi e la loro funzione si invia a Francesca Salvador, Archetipi i movimenti della forza.