Percorso – 2° step

In avanti    

(a volte pare che mi ripeta in questo post, non mi ripeto,c’è altro)

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Il percorso è la presa in carico di se stessi. È un dolce carico.

Quando è nato il libro “Vittoria, incontrare l’anima gemella attraverso gli archetipi”, non immaginavo cosa sarebbe accaduto quasi un anno dopo. Vittoria è l’ilarità, la leggerezza, anche la determinazione. Certa lei della sua strada nei movimenti della forza, certa di arrivare dove vuole.

Vittoria ha detto la sua, nel suo libro ha raccontato di sé, di come si muove nel mondo. Simpatica. Vera, autentica ed autorevole. Lavora dentro di me, che sono Francesca. Io sono la sua voce, e le dita che vanno sui tasti del pc. Lei mi trasmette serenità e sicurezza, pacatezza. Oltre a farmi vivere spazi-tempi da sogno – pregnanti, arrapanti. Insomma è una Vittoria che mi porta alle stelle, sulla Terra.

Per me Francesca, con Vittoria come alleata e complice la vita è un gioco. Momenti difficili? Chiamiamoli momenti impegnativi, sfide, quasi perforazioni del quotidiano che mi portano a comprendere sostanze e livelli prima chiusi e sconosciuti. Ora stanno diventando un patrimonio dentro me; mi sento, ancora una altra volta: piena sovrabbondante e sazia.

La Forza, per essere accettata, per potermi attraversare, a momenti mi obbliga ad aprire la bocca e respirare profondamente. Io l’apprezzo e la ringrazio.

Forza che, Francesca, vede assomigliare sempre più all’arrendevolezza, all’amore incondizionato, all’amore che si tocca, si vede, c’è, si vive e si sa.

Ma perché lo chiamo “amore”?

Mi si crea davanti improvviso, ad occhi spalancati. Si muove sinuoso, sembra una scheggia. Atteso, cercato, eppure inatteso. Molto vero e che si fa sentire, tanto che lo percepisco, lo sento tra le mani, posso agirlo. Mi sembra che lo produco io, anche se non mi sento molto brava a farlo, ma esce da me. Anche in questo scegliamo, posso fare la scelta perfetta di produrre amore, o altro.

Mi viene incontro, ha fatto la scelta perfetta.

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Mi viene incontro, ha fatto la scelta perfetta.

C’è un doppio movimento, o forse sono tanti? Un movimento è in me, e io creo parole che si fanno materia, carne, occhi e mani. Voce. Corpo. Armoniche, amorevoli. Un altro movimento è amore che vedo fuori di me, di altri, goduto, soddisfatto. Io spettatrice, co-creatrice?

Mi fa pensare ad un (ancora, un altro) modo di essere della forza, dell’energia. Non c’è più solo un flusso, c’è un punteggiarsi, un quantizzarsi di micro-nano pacchetti di pulsazioni energetiche. Qualcosa di sospeso, impercettibile, a-locale. Dato che è a-locale, mi sorprende il fatto che improvvisamente ricada nel mio qui e ora sano e perfetto. Godereccio. Incantato e perfetto. Ecco, sto snocciolando archetipi. E ricade nel mio qui e ora. Oh, se ricade! Gioiosamente, intrigantemente, ce lo godiamo.

Sì, ora gli archetipi primari, stanno diventando sentimenti ed emozioni. Flussi certi, abbondanti che hanno una sorgente e una meta. Io e la mia anima gemella. Si può notare che le parole che più ricorrono corrispondono a sensazioni, emozioni e sentimenti, e sono parole positive. Sì, lo sto vedendo e sperimentando: gli archetipi primari lavorano su percezioni, emozioni e sentimenti, e li guariscono.

Mi sento guarita per alcuni aspetti di me, so che il percorso continua per cui guarirò molto di più. È il riallineamento alla Terra, alla natura. Perché ho finito le parole, le mentalizzazioni, mi ascolto e basta. Sto attenta ad intercettare la spinta dentro me, e mi lascio portare dove lei vuole. Mi porta al centro della mia creazione, là dove siamo anime gemelle e corpi che si sentono e riconoscono. Da soli. Ciò che ho scritto nei post precedenti e in Vittoria. Veramente lo dicevo già in Sette settimane e in Serendipity, ora mi sento che non si torna indietro, che certi passaggi verso la serenità sono accaduti. La fiducia sul fatto che Terra mi sostiene, mi mantiene e nutre, pensa a me e alle mie necessità è certezza. In più noto con gioia che certi sentimenti di paura, rabbia, invidia, sospetto, sono un lontano ricordo. Incontro le stesse persone verso le quali prima nutrivo pura gelosia, controllo, e sono capace di essere libera e lasciare liberi. Queste persone ora, mi cercano, e incantano. Uh, che conquista questa! Sto bene. E so che, siccome siamo a specchio, così mi arrivano davanti gli altri. C’è chi ritorna, cambiato, perché io sono cambiata. In fondo sono io che creo chi ho attorno, lo creo alla mia immagine e somiglianza.

Resto anche fetente, centrata, precisa su certe valenze, anche lucida, spietata verso me stessa  verso l’altro. E’ la mia parte, “l’altra parte di me”, la riconosco e apprezzo. È la mia forza, ma ora, per un po’, voglio esaltare armonia e amorevolezza. La mia creazione è luce. Materia-luce.

C’è da dire una cosa: la Genesi va letta così com’è e, viene il giorno che finalmente ne siamo dentro, in pieno. Genesi è un mito, un racconto di creazione, dove chi si racconta sono io. Io sono il creatore, non la creatura, ma il creatore. E mi muovo in quel modo, dico in quel modo, agisco in quel modo “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.

Non guardiamo alla parti separate del racconto, tanto meno alle parti giudicanti e di condanna. Noi e solo noi ci siamo messi nell’Eden e cacciati dall’Eden. Oh, potrei prendere qualsiasi altro mito di creazione e spiegare le stesse cose, le stesse dinamiche. È sempre stato tutto qui. Ma, se noi la smettiamo di vedere separazioni, dei, Dio, potenze, condanne, ecco non ci sono. Sta a noi. È ancora la scelta perfetta.

Personalmente so di essere il Dio della mia creazione. Sta a me assumermi la polarità, sapere che il momento della distinzione del Dio da me, è un attimo, anzi è un movimento sempre presente ma anche sempre riassorbito, superato dal movimento “unisco”, “accetto” “comprendo” “mi prendo cura di me, di me, che sono il creatore di me stessa”. Ecco le emozioni e i sentimenti che stanno all’origine, alla sorgente di me stessa guariti. Sto in Eden, ci sono sempre stata.

Io comprendo che significa creare e prendersi cura della creazione. Adesso capisco Jahvè e gli Elohim

Ecco lo strumento di creazione è in me, uno con me. Quando ci sono dentro, mi rendo conto che qualunque parte del mito l’ho messa in scena io. Che tutte quelle parole, pronunciate da ogni personaggio le ho pensate, espresse, dettate io. Che gli atteggiamenti di Jahvè sono i miei. Così come quelli di Isshah, di Adam, di Satàn. Quel giardino sono io, così le piante, gli animali, il cosmo. Tutto sta in me, tutto è movimento in me. Nato da me.

Chi, che cosa sono io, a questo punto?

Bella domanda.

C’è un doppio movimento, o forse sono tanti? Un movimento è in me, e io creo parole che si fanno materia, carne, occhi e mani. Voce. Corpo. Armoniche, amorevoli. Un altro movimento è amore che vedo fuori di me, di altri, goduto, soddisfatto. Io spettatrice,  co-creatrice?

 

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Tutta un’altra storia. So che vado controcorrente

Ma se solo si percepisce la pregnanza dell’essere i creatori della propria realtà, ci troviamo tra le mani ben altra identità, consapevolezza e coerenza.

Questo fanno gli archè.

Io l’ho percepito attraverso il mito della creazione della Genesi, forse perché questa è l’origine del mio paradigma, almeno di questa vita. So che è una chiave. Ciascuno può risalire alla sorgente attraverso la sua cultura. Ogni civiltà ha questo mito di creazione.