Archetipi
Yod – Centratura
Siamo sempre ad amplificare e immergerci nella nostra centratura.
Non finiamo mai di centrarci.
Non finisco mai di centrarmi.
Un Omphalos sempre più gravitazionale e attirante verso sé. Anche un buco nero.
Da stamane mi viene in mente il baco da seta. Ma sul baco scriverò altra volta, però ha a che vedere con la centratura.
Sto tutto il giorno con gli occhi e gli orecchi di dentro spalancati per acchiappare il sempre ultimo, e mai definitivo, indizio di creazione. L’ho scritto, non ricordo dove, che intendevo occuparmi delle dinamiche di creazione. Questo faccio, una serendipity sempre accesa. Ormai i viaggi tra le dimensioni coprono la maggior parte dei tempi del mio esistere.
Oggi non dico: “Ricerco, scopro e imparo le dinamiche della creazione” sennò non la smetto di cercare. Meglio che io dica:
– Conosco e uso le dinamiche di creazione.
Avevo detto:
– Siamo il mostro dai 100 – 1000 occhi.
Mi sa di sì, se per mostro dai 1000 occhi intendiamo un’esistenza, una presenza, che sta sempre spalancata a scrutare se stessa e ciò che fuori crea.
Allora, non bastano 1000 occhi. Infiniti occhi, tanto quanto i mondi che creo e in cui viaggio. Mille infinite esistenze, mille infinite dimensioni. A cominciare dal dirmi che:
– Io sono in quinta sesta settima … decima dodicesima dimensione. Vengo qua, nelle dimensioni che stanno dentro me, acchiappo informazioni, energie, nuclei semantici di nuova vita e li porto qui, nel qui e ora di questa esistenza sulla Terra in cui al momento ho scelto di giocare me stessa.
Poi, il sentire, il sentire è la risonanza all’esistenza.
Quindi l’Omphalos e il mostro dai 1000 infiniti occhi.
Omphalos è il vortice che l’intento sulla creazione attiva e tiene acceso. L’Omphalos fermo qui, al centro – ogni attimo un nuovo centro – al centro del mio mondo – scatena un costante movimento verso l’interno di me stessa.
L’equilbrio tra dentro e fuori di me
Yod – mi centro
Fé – mi espando
Due movimenti sempre a trovare equilibrio nuovo: mi gioco fuori e assumo dentro. Cresco in informazioni e in responsabilità su ciò che sperimento e riconosco di me.
Così so chi sono, e il gusto di darmi sempre vita nuova continua.
Yod e Fé viaggiano come movimenti gemelli, in sincronia. Se uno avanza, poi tocca all’altro sgambettare per mettersi al passo. Poi uno lascia il posto all’altro. Vedi, proprio come tra anime gemelle.
Così in me si fa sempre la centratura, il senso di me, la presenza e la consapevolezza sono costanti. Non resto scoperta, indifesa.
In matrix, intendo nella vecchia matrix, ci hanno insegnato a stare fuori da noi stessi. Ci volevano, ci volevamo, sc-entrati, alienati da noi stessi. Questo alimentava le paure e quindi il controllo.
Bene, nel momento che in me Yod e Fè funzionano in equilibrio, matrix non può nulla.
Omphalos – l’ombelico del mondo.
Per adesso il centro del mio mondo è il mio intento.
Oh, lo so che tra chi mi legge c’è chi pensa:
– Ma questa dice sempre.. Mio mio – Io io…
Sì è così.
È sempre più così.
Proprio perché vado per questa strada così centrata su me che sto andando per una strada che percepisco nuova.
Ci diciamo, noi che giochiamo a “fare opera” in questo sito:
– Ho sempre più la percezione che stiamo creando qualcosa di nuovo.
– Sì è una creazione nuova.
Dove nuova significa “non è nella matrix vecchia”.
– Sì è l’altra parte, è l’anima gemella di matrix.
Quindi Mio – Io…
“Ama il prossimo tuo come te stesso“.
Il “come te stesso” è mancato al mondo negli ultimi millenni e guarda come siamo messi.
Se non imparo e se non so amare me stessa, non so e non posso amare gli altri.
Ecco che gli occhi, l’occhio, è puntato qui, tra me e me stessa.
“Ama il prossimo tuo come te stesso”
“Amo il prossimo mio come me stessa” è una questione da anime gemelle.
“Amo la mia anima gemella come amo me stessa”.
Anzi io spesso non mi chiamo col mio nome, mi chiamo, mi identifico nel nome Anima gemella:
– Io sono Vittoria –
– Io sono Vittorio –
e la mia anima gemella dice:
– Io sono Vittorio –
– Io sono Vittoria –
Uh, lo so che vi sembrano cavolate, invece è empatia, è essere l’altro da sé, è essere il corpo dell’altro, la psiche dell’altro, la persona che l’altro è. Non mi arriva dal mentale, a me non interessa conoscere Anima gemella col mentale, io voglio sentirla. Essere nella sua essenza, che è una con la mia.
Yod. Centratura.
Essere il mondo dell’altro, far partecipe il mio mondo all altro.
Che c’è di più al mondo che il fare centro nell’essenza dell’altro! Ihih.
È fare Alef. L’Uno.
Vedi tu come è semplice e sincero fare i confini qui. Se usiamo gli archetipi Yod – Fé e poi Het – Proteggo, molti pseudo problemi sull‘altro se ne vanno da soli. Se ne vanno anche tanti falsi buonismi e sentimentalismi.
Se attivo, gli archetipi, e sono vera con me stessa, forse così disponibile a far entrare chiunque e sempre nei miei territori non lo sono. Ed è giusto così.
Gli archetipi mi centrano nella mia identità. Mi costruiscono identità.
Vedrai che non do via leggermente e superficialmente i mie territori e i miei beni.
Siamo in Yod – 10 – 1 col suo spazio.
Il tetragramma di Jahvé è
Yod – He – Waw – He
Disposto così
Yod
Hé waw Hé
Con la yod disposta sopra la waw.
L’Antico testamento è tutto un Jahvé che centra tutto su se stesso. Più Io.. Io.. Mio Mio di così.
Jahvè è un creatore. Quindi per essere creatori bisogna essere centrati su se stessi. Come ho detto la Bibbia va usata come un manuale, allora ne svela cose.
Talmente Yahvé è centrato su se stesso che riesce a creare. Sappiamo anche che il creatore della Genesi dice “Facciamo” allora non c’è un creatore solo. Infatti, gli Elohim li prenderemo in considerazione un altra volta. Sono le parti di noi.
Stiamo sul creatore ma non guardiamolo come un Dio, non facciamo partire l’atteggiamento di divinizzare Jahvé. Avvertiamolo come un possibile “collega”. Uno che sa fare le cose, quelle cose, come io le so fare. Cioè creare cose nuove e dal nulla.
Considero un altro aspetto:
Jahvé è un mono-dio che induce al monoteismo. “Io sono il tuo Dio”. Adora me e nessun altro, altrimenti… tutte le tragedie del mondo. Basta leggere la Bibbia. Non sto qua a dilungarmi sull’origine di questa determinazione a dirsi unico Dio, alla base c’è sempre una faccenda pratica del popolo e dell’ambiente in cui una credenza nasce. Manteniamo l’osservatore attento e autonomo. Jahvé è un collega, sa fare le creazioni come io le so fare.
Che ne deriva?
Che quando decido di creare mi devo centrare, concentrare e tutto deve ruotare attorno a me.
Non serve a nulla dire: eh.. ma.. e gli altri.
Se intendo creare è così.
Altrimenti faccio copie, trasmetto il già conosciuto (matrix) ma non creo nuovo.
Matrix si rigira e si rivolta su se stessa, e noi in essa, se non distinguiamo tra creare e ripetere, copiare.
Se intendo creare, debbo lasciare le resistenze, i dubbi, le preoccupazioni che posso essere egoica, egoista, ego-ego. Queste pseudo-dinamiche sono mente, sono mentali vecchi, parole inutili, non servono, creano zavorra, mi distolgono dall’essere creatore, mi alienano, mi spostano energia. Debbo centrarmi sull’autostima, sulla genialità, sulla mission, sullo stare bene e sempre meglio nei miei talenti, anche nei limiti e difetti, sapendo che sono grande e sempre lo stesso.
A me l’energia serve tutta per creare le mie nuove creazioni.
Sono Ioda. Conosco la forza.
Ioda – I – ma vedi.
Yod è il più piccolo segno. È come un buco nero, concentra tutto in se stesso.
Per la tradizione è un respiro. Dio, il creatore, per far essere la sua creazione deve inabissarsi in essa.
Noi d i v e n t i a m o la nostra creazione, perché le diamo vita.
Dio che si sospende, che si inabissa lascia la traccia di sé. Un respiro, questa piccola apostrofo che è lo yod.
Come vedete mi spiego attraverso le categorie della religione, siamo qui per riappropriarci del corretto uso della tradizione. Ci sono delle informazioni che ci possono essere utili. Non solo, veniamo da secoli e secoli di atteggiamento religioso, per cui le nostre egregore, i nostri grandi impianti arcaici sono impostati su dati che vengono dalle religioni. Forse è il momento di renderci conto anche di questi, e sapere che farne.
Yod: Io, creatore, dove sono se divento la mia creazione?
Inabissato in essa. Sospendo il mio pensare, il mio stare con mente sulla creazione e divento la creazione. Divento ciò che ho progettato e perseguito. Covato, amato, alimentato. Le ho dato il mio modo di sentirmi, di esistere, le ho dato il mio corpo. Ogni creazione se è un fatto, evento, cosa e persona è concreta, per cui chiaramente è corpo. Infatti, quando sono al creare avverto che creo non dalla testa, non è un qualcosa che emana dalla mia testa, è un manifestare dal corpo. Tutto il corpo è presente e partecipe nell’atto di creare. Sento il mio corpo… emanare una proiezione, una manifestazione. Dare corpo a qualcuno o a qualcosa.
Yod è anche la spada. La spada nello zohar è la colonna vertebrale. La spada è la waw tra la Hè di sinistra e la Hè di destra nel tetragramma di Jahvè. Spada che conclude se stessa nella Yod posta sopra, il respiro di Dio che sospende se stesso per far essere la sua creazione.
Waw è agganciare:
Hè waw Hè.
Con la vita (Hé) aggancio la vita (Hé). Ecco la divinità. “Sono capace di dare vita”.
Ecco perché una nuova creazione è tutt altro del ripetere creazioni già esistenti. Non so e non posso dire, parlare, esprimere ciò che sto creando mentre lo creo. Ecco il silenzio, il tenere tutto dentro, il lavorare e agire dentro di me. La nuova creazione può giungere all’esistenza solo nel silenzio e nel segreto. Metto me stessa, la mia esistenza nella nuova creazione. Non solo parole, me stessa. Solo così la parola, con cui ho espresso il mio progetto, si fa parola creante.
Per avere esperienza di questo bisogna sperimentare.
La mia Anima gemella la creo così. Se è Anima gemella, e non una delle tante prove che nella mia vita posso aver fatto, se è Anima gemella lo avverto che la sto creando dal nuovo.
Anima gemella è altro da ciò che già conosco. Anima gemella attraversa le dimensioni e le comprende, le sa mettere in scena tutte. Anima gemella, dove questo significa che sto indicando due parti di anima che ora parlano al singolare ossia dall’Uno. Anima gemella, la scrivo con la maiuscola perché è di un organismo collettivo fatto di due anime e due corpi che si riconoscono , che stanno parlando. Anima gemella attraversa i mondi e le dimensioni, quindi si muove su piattaforme nuove, inventa modi di stare al mondo nuovi, vive un eros prima non pensato e non fruito. Sono ben altri i linguaggi in Anima gemella.
Come faccio ad affermare che, ciò che sto vivendo, è una creazione nuova?
Intanto ho detto:
– ciò che sto vivendo
non ho detto ciò che sto dicendo o scrivendo. Per quanto ho detto sopra, parlando del segno, si diventa la creazione, quindi mi sto v i v e n d o in essa.
Il creare non lo controlliamo noi, non con mente vecchia. Quando sto creando ho la percezione che vengo assorbita dall’atto del creare. Sto lavorando con le energie di creazione, tutta la mia percezione, l’energia, le mie intenzionalità, soprattutto l’attenzione a non far entrare pensieri boicottanti e sabotanti, quindi il mio proteggere ciò che sto creando e vivendo, tutto questo assorbe me stessa, la concentrazione, la forza. Il tempo.
Ecco perché poi mi accorgo della differenza, ossia che è un creare non un ripetere e copiare. Sono inabissata, una con la mia creazione.
E, tra l’altro, so che sto creando in grande. Il mio mondo, Anima gemella, il mio abitare come terrestre, quindi la mia economia, il mio progetto collettivo.
Il creare non lo controlliamo noi, non con mente vecchia. Quando creo anche mi stanco, lavoro in continuazione sulle energie di creazione, sull’impianto della mia creazione. Sono giornate impegnative. È come se, quando è il momento di fare un passo avanti, io sia portata ad un lavoro intenso, intenzionale, di attenzione costante. Poi, fatto il passaggio, non sento l’esigenza di tornare a quell’intensità e lavoro interiore. Significa che qualcosa di me, ma anche oltre me, ossia di altre dimensioni che sono, sta agendo, sta costruendo, e che la mia mente non può controllare. Io ci sono, do la mia forza, posso anche osservare ciò che sta accadendo, ma non posso intervenire né determinare.
I tempi non sono nostri, non della mente, bensì della creazione stessa.
Poi, una volta inabissata, diventata la mia creazione, allora sì, mente mi seguirà, e passerà le coordinate, la misura, il senso, la memoria, di quanto sto vivendo.
Ma vedi: Yod è stato tutto un parlare sull’essere creatori.
Yod He Waw He.
Appunto.
Sono Dio… creo. Quindi sono Dio.
Dio.
Io con D all’inizio. D è dalet, rendere concreto.
Sono talmente certa della mia sovranità che D – do concretezza a ciò che sono – io.
Dio.
Con questa asserzione di me stessa l’autostima si lancia con forza a creare mondi nuovi. Questo sono. Questo siamo.
Yod – I – Y – J – 10° archè – concentro.
Dal 10 in poi non ci sono attenuanti, possiamo solo andare al massimo. Per qualsiasi creazione cui vogliamo dar vita abbiamo uno spazio di risorse a disposizione. È lo spazio dell’aver contemplato noi stessi dall’1 a 9, ed aver preso coscienza del nostro 10.
La nostra divinità.
Archetipi