civiltà gilaniche – Victoria
civiltà gilaniche – Victoria
Proviene da altre raccolte mie, da un altro libro, in cui ho dedicato un capitolo all’anima gemella.
Non si dorme, così sono qui sul computer. Ore 0,29 pazienza.
Ho acceso una lucina per vedere i tasti, non sia mai che di là qualcuno si svegli.
Non accendo internet, posterò domattina questo pezzo sul blog. Non mi va l’idea che qualcuno circoli dentro il mio computer (ovvero arrivi qualche messaggio), mentre io voglio stare sola con me stessa.
È Francesca, che m’ha chiamato qui.
Chi è?
La Mia Bambina Interiore. Si chiama Victoria o Francesca, dipende dai momenti e da come lei si sta vedendo e sentendo.
Quando vuol essere dolce e amorevole allora mi sussurra: “Sono qui, sono Francesca”, quando mi vuol dire che debbo tirar fuori le… la grinta, strattona: “Oh, sono qui, sono Victoria!”.
Dal giorno che s’è svegliata e l’ho rintracciata dentro me, la vita è cambiata.
Non sono più sola, anzi, quanti bei momenti di solitudine ci viviamo lei e io!
Stasera… avrei potuto telefonare, messaggiare, stare su internet con qualche amico o amica, leggere, no no, vuoi mettere una passeggiata dentro il mio cuore con lei?
Ho la testa e le giornate piene di amici e figli e cose da fare, vuoi mettere i nostri silenzi? Il nostro parlarci telepatico dentro me?
La mia bambina interiore è il mio corpo. Anche la vostra bambina interiore o il vostro bambino interiore è il vostro corpo. Ovvero lei, lui, si sente il vostro corpo, ma da una percezione di sé molto più ampia di come noi siamo abituati a pensare il corpo.
Stasera, chiusi gli occhi per tentare di dormire, ho cominciato viaggiare, subito ho capito che era lei, Francesca che mi voleva portare da qualche parte. Sono andata nella terra dove sono nata, ho visto la campagna e le colline, poi una valle piena di alberi alti e scuri, con le foglie tutte gialle, era l’autunno. Un bellissimo e morbido bosco che effettivamente sta nella mia memoria.
civiltà gilaniche – Victoria
Improvvisamente il volo ha preso la direzione delle stelle e subito eravamo nello spazio, eravamo in un angolo della galassia e, come avessi una lente particolare, vedevo quell’angolo della galassia e, da esso, la visuale s’apriva su ogni singolo angolo della galassia, che conteneva però anche la visione di ogni altro angolo della galassia e l’insieme della galassia.
Da lassù vedevo tutto, vedevo una frazione e nella frazione tutte le frazioni e il tutto.
Ho pensato al frattale.
Vi dico che è stata una visione frattalica.
C’è stato poi un altro modo di vedere: dapprima dall’angolo in cui stavo ho visto quella frazione di spazio e di galassia, e la profondità della visione era tale che s’è aperto una specie di occhio per cui da là dentro ho visto strati di spazio, di cosmo, di cielo, di atmosfera fino a vedere la Terra e sulla Terra, quel pezzetto di terra dove sono nata.
Ed è stato un altro frattale, questa volta tridimensionale.
Subito lei, la bimbetta, alias Francesca, m’ha spiegato che così vediamo le cose dentro di noi, con questa ampiezza e profondità e che, se la smettiamo di usare solo la mente per lasciar entrare e per codificare le immagini, così possiamo vederle.
Ha aggiunto che, se lasciamo emergere in noi questa potenza del vedere e ascoltare, anche tutte le altre nostre porte per conoscere ciò che sta là fuori si amplificano, da questo si amplifica anche la visione del mondo e da questa l’idea che abbiamo del mondo, per arrivare alla conclusione che ciò che s’espande esponenzialmente è la visione di noi stessi, di ciò che siamo e possiamo.
L’ho chiamata cercando di farle arrivare la mia riconoscenza: “Francesca… ” e lei: “Victoria!… sono Victoria!”, in altre parole “Svegliati, datti ‘na mossa, questo sei niente di meno! Casomai tutto in salita!”.
civiltà gilaniche – Victoria
Mi sono ricordata di come avevo fatto ad arrivare fin qui, a questa libertà interiore di inventare, fantasticare tanto e come voglio e del prendermi la libertà di poter credere che ciò che penso è vero.
Ossia, di fare come i bambini che non distinguono tra realtà e fantasia, né tra metafora e realtà.
Per il bambino la metafora è realtà, e poi, ohi ohi, la realtà è metafora. “Ohi, ohi” lo dice il mio mentale che non è tanto disposto ad abdicare alla sua potestà di dichiarare vero e sacrosanto ciò che vede, non vuol ammettere che non c’è solo lui a codificare e dare un significato alla realtà.
Così so che in un mio sogno, da sveglia (ma tanto anche Elémire Zollà dice che sonno e veglia si equivalgono), mi sono sporta oltre il bordo del mondo e ho chiesto: “Che c’è là fuori?”.
Ecco, qualcuno sta rispondendo e là fuori, oltre il punto dove noi pensiamo che finisca il nostro mondo, tutto quello spazio che noi pensiamo vuoto che avvolge i pianeti, le stelle e le galassie, non è vuoto, non è buio, non è silenzioso.
Lì, fuori… c’è di tutto.
E in base a come io uso questo filtro che si chiama: sentire, ascoltare, guardare, osservare, accogliere, lasciar fare, credere, quel grande vuoto pieno è gioioso allegro ilare e solare, o è cupo, spaventoso, pauroso e sofferto.
Per stasera quella grande compagna di viaggio che è Victoria m’ha fatto percepire una realtà superba, stupenda e ricca di colori. Domani sera voglio vedere e gustare un’altra visione al positivo, così il mio animo si solleva, ho voglia di giocare e scherzare e me ne sto qua, sotto le mie coperte con le antenne all’erta, a vedere cosa lei, la mia bella signorina, mi regala di se stessa e del mondo.
La Tavola di Smeraldo: “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso. Ciò che è dentro è come ciò che è fuori”.
Grazie a Francesca – Victoria, la mia esperienza del mondo e della vita, conferma questo antico enunciato.
Domani mattina incontrerò il mondo fuori, quello del cielo, del mare, della città. Quello delle persone, voglio incontrarle dalla gioia che il mio mondo interiore stasera mi ha regalato.
Grazie Francesca, Victorina, Victoruccia…
Date il nome al vostro Bambino interiore, e possibilmente un nome più dolce, meno impegnativo di quello che io ho dato a lei. Per me è così, è il suo nome. E’ lei, lui, che vi dice come si chiama.
Lei, lui, custodisce “il Nome”… il nome della vostra anima.
Fatevelo amico, intrattenetelo, fategli le coccole, parlateci, abbiatelo vicino a voi durante il giorno e ogni tanto volgetevi verso di lui. Di solito, se gli date un po’ d’attenzione, lui o lei poi se ne sta buono buono. Senza che voi ve ne rendiate conto vi semplifica la vita e ve l’arricchisce, mentre se ne sta in un cantuccio, al caldino, dentro di voi e vi lascia liberi di occuparvi del mondo di fuori.
Solo vuole, e in questo è molto esigente, che sappiate che c’è, che gli date il giusto e abbondante riconoscimento e amore.
Non vi conviene trascurare il vostro bambino interiore, tutti i guai che passate nella vita sono dovuti al fatto che lui, il ragazzo, vi vuole bene più di chiunque altro e se individua un pericolo per lui, il fatto che voi presi dal mondo (denaro, affari, cose e cose), lo possiate trascurare, lui si protegge, per proteggervi, e vi fa andare le cose storte.
O vi blocca le vie dell’abbondanza: dell’amore, delle relazioni, della prosperità.
Per non dire degli scherzetti che vi fa quanto alla salute, v’intralcia, inventa un sacco di disturbi e malattie e ve li fa credere veri, il furbastro.
E voi v’affannate nel mondo di fuori a cercare medici e medicine…
è dentro di voi la soluzione.
Tutto perché lui, il vostro bambino interiore, non intende essere trascurato, d’altronde lui sa di essere il genio della vostra lampada di Aladino, il vostro Pozzo dei desideri esauditi, tutto il piacere e il godimento della vostra esistenza.
Abbiate cura del vostro Bambino, della vostra Bambina interiore.
… Ora, assecondato il suo desiderio di presentarsi al mondo e dopo aver parlato di lei e di tutti i suoi fratelli e sorelle, vedo se Victoria mi lascia dormire.
Ore 1:34.
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