Archetipi – Zain

Archetipi

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Zain

Zain zain

Zain chiama di notte. Zain inverte il tempo. Ci inabissa nell’eterno.

Zain è anche la torre zed. Entro qui e vado nell’anti-tempo. 

Nell’anti-tempo vedo l’origine delle mie creazioni. Aggiusto percorsi.

“La torre Zed, nell’antichità, rappresentava la funzione del tempo nella vita dell’uomo. Questo monumento risale al tempo di Osiride. Nella torre Zed succede uno strano fenomeno: il Tempo si rovescia nell’Antitempo. Aggiungendo al Tempo l’Antitempo il flusso temporale si ferma. Osiride era anche chiamato – Il dio dal cuore fermo – perché si diceva che risiedesse nel mondo dei pensieri creativi, al di fuori della dimensione temporale”. M. Pincherle, Archetipi.

In zed apro il canale privilegiato con te, anima gemella, conosciamo bene questi luoghi, spazi dei nostri giochi e delle nostre magie.

Se io affermo che:

– Non muoio

o meglio

– Continuo a vivere

come uso Zain?

Zain, aspettava solo che qualcuno si decidesse a chiamarlo in scena per ciò che esso è: l’eterno da vivere qui, sulla Terra. Oh, non sono l’unica!
Aprirmi all’eterno mentre sto qui a fare la terrestre, dato che amo questa dimensione e che ancora non mi sono stufata né di respirare né di questo mio corpo.
Oh, sì, probabilmente ce ne sono di donne più belle di me, di più magre, aitanti, seducenti, ammalianti, ma – io – amo – il – mio – corpo. Ancora non mi ci sono divertita abbastanza con lui, e lui stesso ancora non ha finito di spassarsela con me.
Nel senso che darmi venti, trent’anni ancora e poi lasciarci.. no no. Non ci pensiamo né io né lui, il mio corpo intendo.
Come faremo? Non so, inventeremo, via via che continuiamo ad essere una dentro l’altro, ad amarci e riconoscerci, darci il meglio.
Sempre più alleati e complici, io e il mio corpo.

Soprattutto ora che il corpo mi sta mostrando tante altre potenzialità che egli ha, che avevo dimenticato, che non sapevo più aprire, usare. Ora sto ricordando.

Mi ricordo, mi ricordo… ehehe… zain zain!

Zain – Z – 7° archetipo – andare all’eterno.

Per cui, questo corpo mi sta bene per continuare il viaggio.
Il mio corpo, zain zain, è la mia magnifica astronave.

Un giorno stavo andando a scuola e con la macchina salivo verso un paesino della Calabria, questo paese da sul mare, la strada si arrotola su per la montagna e ad ogni curva si svela uno squarcio di azzurro. La strada attraversa campi, vigne, orti, insomma ero immersa nei verd’azzurri.
Stavo pensando, a che non ricordo.

Improvvisamente mi sono vista nella mia astronave. L’ho percepita un po’ vecchiotta, addormentata, ingrippata. Subito mi sono resa conto che non stava funzionando al massimo ma, la percezione del mio scafandro era così viva e reale che mi son detta:

Bisogna mettere in sesto questa super-macchina.

La sentivo pulsare, era di un color giallo ocra, mi vedevo fatta di una serie di tubi, tubuli, parti organico-meccaniche, insomma un’astronave biologico-organica.
Riuscite a percepirla di voi stessi? Per me, quel mattino, è stata chiarissima la percezione, vedi, ancora adesso mi è presente, vera, e riesco a descriverla.

Ecco, il mio corpo.

Attraversa il tempo, i tempi. Io mi do molti tempi, almeno uno per ogni situazione che vivo. Sì, perché le situazioni possono avere più tempi, dipende oltre a me stessa chi c’è. Ognuno ha i suoi ritmi, quindi tempi diversi, non solo, anche la percezione delle esperienze personalizza i tempi. Quando poi, rientrando in me stessa, mi rendo conto che l’altro, gli altri, altro non sono che mie creazioni, proiezioni di me, ancor di più mi rendo conto di quanti tempi posso organizzare, inventare, costruire.

Siamo abituati a pensare che il tempo sia uno, unico, e noi tutti allineati, legati a questo unico tempo, scandito dalla Terra, dalla sua rotazione e rivoluzione attorno al sole. Già a livello astronomico abbiamo più tempi, oltre a quelli della Terra ci sono: il tempo della rotazione del sole su se stesso, poi quello del suo viaggiare all’interno della galassia, quindi la galassia che viaggia con le altre galassie. Ciascuno di questi corpi o ammasso di corpi ha i suoi tempi. Uh, mi si stanno confondendo i tempi e i ritmi dentro al cervello. Un po’ complicato averli tutti presenti.

Zain!! Aiutami a percepire in che orologio cosmico sto! E sono!

Se poi torno a me, mi rendo conto che anche tutto questo universo astronomico sta dentro di me e che fuori ne ho solo la proiezione. Il cosmo fuori è la metafora di ciò che io sono dentro, cavoli, come sono fatta dentro?

Quanti tempi e ritmi danzo dentro di me?

Sicuramente il sangue ha il suo tempo, l’acqua il suo, le cellule il loro. Le ossa un altro, le cellule gliali altri, più tempi. Le ovaie, gli ovuli, gli spermatozoi, chissà che tempi hanno! Sempre immersi nella vita che arriva, arriva, nuova nuova. Tempi aperti, in divenire. Ecco perché facciamo così fatica a omologarci all’unico tempo degli orologi meccanici. Se ogni parte del corpo ha tempi suoi, a sé, unici, divini, nel senso di… creati dal dentro di me. Come è possibile che tutta questa ricchezza di tempi, e quindi spazi, di possibilità, di divenire, aperture, espansioni, poi si omologhi e riduca dentro ad un unico tempo?
Infatti, personalmente, il mio corpo e la mia psiche schizzano via, si ribellano, stanno uscendo dal tempo omologato.

Certo che non lo lascio un corpo così, che ha in sé tutti questi mondi e queste ricchezze e risorse, fino a qua ne ho godute poche allora, data la mole di energie e potenzialità che sto avvertendo!

Oh, Zain zain. Io sto qua!

Che stranezza, siamo in Zain, la dimensione dell’eterno e io parlo del corpo. Quindi, forse, è auspicabile aprire il pensiero al fatto che Corpo può farci sperimentare l’eternità?

Amo il mio corpo, lo onoro, sto bene attenta a dove lo porto, come lo uso, soprattutto come lo penso. Sì perché è dal “come lo penso” che derivano le soluzioni sul:

– Come continuo, come lo curo, lo miglioro, lo tengo in forma, lo onoro, lo gusto, lo godo, lo condivido, lo risparmio, lo rendo appetibile ma non facilmente acchiappabile.
– Dipende da chi ho davanti.

Ehehe…

Io, in Zain voglio stare. Zain continuo a pronunciare, attivare, alimentare.

L’ Eterno è il mio retaggio.

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