Sperimentare
Dinamiche del creare
Il creare va in automatico. Ad un certo punto qualcosa comincia a mettere insieme due centri e due movimenti. Mi vengono un mente i centrioli. E si comincia a dirsi:
- Adesso devo mettere insieme il dentro e il fuori.
- Devo puntare l’obiettivo che unifichi dentro e fuori.
Si avverte proprio questo movimento del concentrare in un punto che si pone fuori. E – fuori – si pone ciò che si è fatto crescere dentro.
Bisogna guardare dentro. Questo so, riesco a farlo sempre meglio. Fuori non so come va. Sì, mi muovo nel mondo, faccio le cose, mi relaziono anche. Ma so che non è vero né reale ciò che mi sembra di vedere. In ogni caso potrebbe anche essere reale e, se lo avverto non corrispondente, lo accetto e basta. Cerco di non pensarlo.
Mi dico:
- Io so chi sono e cosa ho dentro.
E sto in questo.
Respiro, questo sì.
Quando avverto un movimento, un’emozione che sale, cerco di agganciarla e di respirarci dentro.
Così faccio esperienza che l’emozione è un campo morfogenetico.
Quindi, da qui dentro posso creare. Qui posso mettere l’intento.
L’emozione mi nasce da qualcosa che sto sperimentando, che vedo, o che mi sale da dentro. Direi che le più intense e spesso sconosciute anche a me stessa sono quelle della notte. Bene, ho imparato a innestarmi nell’emozione e respirare. Il respiro si apre, si amplifica subito. E sto, fino a quando si rallenta da solo.
Bè, sto avvertendo che si aprono spazi, nella mia esperienza e in me, dove prima c’erano dei nick. Così mi viene da scrivere, nick.
Cerco di spiegare.
In ghimel dico: D i v e n t o ciò che intendo creare, e lo rendo accaduto, reale. Certo, sempre un reale sul palcoscenico del mondo, ossia un fatto di fasci di energie che riesco a disporre su un certo piano in un certo modo. Divento, appunto, sono in ghimel – mi muovo.
Io interagisco con ciò che creo. Sono consapevole che è creato da me, qualsiasi evento, cosa e persona, perciò… metto in movimento .. ghimel.. posso far esistere o modificare qualsiasi creazione. Dato che io mi muovo, mi sposto da uno stare verso un’altra posizione, forse poi diventa il mio nuovo stare, non so. Ma dato che io mi muovo, chiaro che si muove anche chi ha a che fare con me. Certo, chi ha a che fare con me non sta là fuori, è semplicemente una creatura mia, un personaggio del mio raccontarmela.
E’ molto bello quello che sto dicendo, vero?
Sì, è molto bello.
Questa possibilità di agire su persone cose eventi non va portata fuori, (fuori non c’è nulla) fino a che non esce da sola, con semplicità e facilità. Oppure mi viene incontro.
Questo è l’orientamento.
Ora parlerò del campo. Lo spazio-tempo di una creazione.
Si crea attorno all’intento. Ho un obiettivo. L’ho sentito e visto bene, mi sento viva in questo obiettivo, per cui è confermato. Mi sento spinta, dinamica, nell’obiettivo. Mi nascono un sacco di sensazioni che mi fanno sentire dentro a ciò che è il mio obiettivo. Bene, ci sono
Ora insisto decreto determino, ri-insisto definisco anche. Confermo ringrazio e benedico. Do il nome del mio obiettivo:
oggi mi chiamo:
gelato
perché un gelato voglio avere.
Oggi mi chiamo:
Luce. Fare luce su una situazione,
e via così.
Gli archetipi.. siccome sono movimenti, li nomino perché, essi stessi, senza sforzo, mi traghettano sulla situazione.
Respiro in ogni lettere, ogni sillaba, ogni parola di ciò che sto affermando di me.
Respiro negli spazi di ogni lettera. Un respiro sulla lettera, uno nello spazio tra lettera e lettera. Così per le sillabe. Un respiro su ogni sillaba mentre la pronuncio e un respiro nello spazio tra una sillaba e l’altra, il respiro.
Ed è fatta.
Altro che torte!
Creazioni. Persone cose eventi.
Queste dinamiche del creare sono sparse nei miei scritti. In questo periodo sto sperimentando il respiro come via della forza.
In ghimel spiego come riesco ad agganciare la forza delle emozioni e, mentre sento l’energia salire ed abitarmi, metto davanti al mio pensiero l’intento. Ascolto, mi trovo nella situazione che sto immaginando, e sento la situazione vibrare. Sento la gioia di ciò che sto vivendo nell’immaginazione. Gioia sì; scelgo di immaginare solo situazioni e cose e persone gioiose.
Si tratta di sperimentare.
… continua…