Energia e massa infiniti
Archetipi – Nun
(Non avrei mai pensato che oggi avrei scritto nun)
Nun
Nun il glifo antico è un pesce.
Nun sta alla trasformazione per cui, il pesce, che ha una qualche forma romboide e proprio per la sua forma riesce a girare tutto se stesso sottosopra, è il segno funzionale per dire nun.
Ciò che va accettato in una fase di trasformazione: essere messi sottosopra.
Forse il pesce , girato, guarda il mondo sott’acqua con gli occhi da sotto in su, non so, fatto sta che se gli antichi hanno scelto questo simbolo per dire la trasformazione un’esperienza del passaggio ce l’avevano. Erano molto concreti gli antichi.
L’ho già detto altre volte, mica si potevano permettere di stare sulla sedia a scrivere, studiare, giocare col web, bisognava zappare, cercare legna, cibo, difendersi. Era tutto un lavoro del corpo delle mani e braccia.
Inoltre fuori da sicurezze esterne, sociali, per cui era facile finire sottosopra.
Essere messi sottosopra non ha a che fare con un cambiamento che noi programmiamo e controlliamo. Questo è semplicemente transitare da uno stato ad un altro di ciò che già si è, magari per dirsi “ma che brava sono stata” ho cambiato questo quello quest’altro. E so che posso continuare a cambiare attivando lo stesso meccanismo. La vita scorre, io sembra che cambio un po’ di cose, anche miglioro la mia posizione economica, sociale, divento importante, trovo il compagno, la compagna, faccio i figli, maturo invecchio e muoio.
Tutto come prima, meglio o peggio di prima, di come hanno fatto tutti gli altri prima di me. Oppure, se stiamo alla teoria del teatrino che io sostengo, continuo da un esistenza all’altra a mettere su gli stessi copioni.
Uh! Dico sempre le stesse cose.
Sto con gli occhi di fuori, attentissima perché so che ci sono dei passaggi, delle porte che vanno aperte. Io intendo andare oltre, prendere la tangente dal circolo vizioso.
Quando scrivo di archetipi non aspettiamoci brani sistematici e assolutamente oggettivi. L’archetipo, pur esistendo per se stesso, è sempre contestualizzato. Per cui mentre parlo dell’archè, io, parlo di me, chiaro che il raccontare di me personalizza e delimita la manifestazione dell’archè stesso. È la vita.
Nun è trasformazione. Num è essere Re e Regina.
Nun – N – 14° archetipo – trasformo.
Quello che vivo nella realtà esterna, concreta, è effettivamente ciò che sto pensando, che sta in me. Allora c’è ancora qualcosina da fare. Una cosa è tutto ciò che scrivo e che è un’apoteosi di cose belle gioiose arrapanti accattivanti, che attirano un sacco di gente nel mio sito e nelle mie pagine in facebook, un’altra faccenda è la mia esperienza.
Di fatto la realtà mi vede ancora in una serie di situazioni che vanno migliorate. Che mi portino ancor più benessere.
Sono una Terrestre come Coscienza e questo mi è chiaro, mi verrebbe da dire che tra me e me stessa, la mia me stessa che mi fa fatto fare una vita a modo mio, quasi libera dagli orpelli di matrix, questa me stessa è sempre stata affascinante e mi ha sempre portato dove ha voluto lei, questo è il fatto.
Questa è la parte di me che incanta, incanta anche me.
Qui davvero sono regina e qui incontro il re.
In questa parte risuono bene e incontro persone magiche.
Così mi suona. La vita, l’esistenza, il sogno, quello che amo essere e fare, manifestare. Come mi piace camminare per la strada, ascoltare la musica, viaggiare e tante altre cose che mi riempiono la giornata. Darmi gli orari miei sia per il sonno che il cibo, il divertimento e lavoro. E fare ciò che piace a me.
Nel senso che le cose belle mi piacciono, l’estési mi innamora e appassiona, la mia testa viaggia che è un piacere. Questa è vita.
Per cui io mi vivo una realtà che mi fa sperimentare cosa significa non essere incastrati da matrix. L’ho sempre fatto. E vedo le cose in questo modo, semplici, libere, essenziali. Anche come organizzare la vita. Penso che noi nella nostra giornata dovremmo occuparci di ben altro di quello che siamo costretti a fare, ossia: riempire il tempo per inventare situazioni interessanti per stare al mondo.
Così che, dato che inventiamo sempre esperienza nuova da creare costruire esplorare, la psiche e quindi il corpo, si aggiornano in continuazione, rielaborano sistemi schemi apparati e cellule.
Invece non fanno altro che programmare la pensione, la vecchiaia, la sicurezza per le eventuali malattie. Che assurdità.
Mi torna assurdo e contraddittorio questo modo che ha la gente di organizzare la vita, di pensarla e di vedersi nel vivere, il fatto è che bisogna attivare l’ascolto. Smetterla di parlare in modo compulsivo e lasciare che le parole dell’altro entrino.
Vedi tu.
La separazione, la dicotomia non me la sento dentro, me la sento tra ciò che di fatto penso sogno immagino avverto che mi appartiene, e ciò che mi viene davanti e che mi capita.
Mi direte, ma sei tu che dici che creiamo la realtà con ciò che siamo dentro.
Infatti.
A questo punto potrei continuare con la lucidità dell’analisi, ma incrementerei il – non reale – disagio, perché l’analisi separa ancora. Parlare e parlare sopra le cose e le situazioni le ingarbuglia.
Vediamo che accade ora, ora che sto a metà tra la mia serenità e il disturbo che un evento ha attivato.
Non mi metto nemmeno ad immaginare un alternativa. Un progetto nuovo, quello che ho detto sopra insomma: darmi mondi sempre nuovi da vivere così mi do vita.
Se lo faccio, lo faccio dalla piattaforma in cui mi sento ora, molto terza dimensione. Separazioni dicotomia problemi.
L’unico elemeno nuovo che ho è che, mentre mi vivo questo, io mi sto vivendo anche ben altro di più sereno e godereccio. Ho anche detto che vado là, in quinta sesta settima dimensione, e porto qua nuclei di informazione nuova da innestare qui.
Scelgo di stare su questo. Anche se non so cosa accade e cosa sto portando qui.
Ma mi fido del mio pensiero che fa quello che sta affermando e che sto scrivendo.
Nun sta lavorando perciò, non so che fa. Ma so che “fa”. Sta facendo “opera” in me.
Non sta lavorando, fa una cosa a metà, o al doppio, al multiplo tra giocare e guarire me. Ossia ri-orientare me verso qualcosa di più libero e vivibile.
Di naturale, terrestre.
Probabilmente, non so, ma sta facendo “opera” in me e in qualcun altro. Dato che ieri sera abbiamo scoperchiato un irrisolto. O meglio, scandagliato un dubbio e siamo finiti sottosopra.
Quindi oggi il palcoscenico opera pur se a luci spente. Si mette in scena un andirivieni senza luci.
Opera avviene attraverso i 22 movimenti della Forza. Per cui posso stare tranquilla che ciò che sta accadendo funziona. È salutare e trasformativo.
Nun.
Nun come mem è archetipo palindromo. Ce ne sono altri? Waw.
13 – 14 – 6
6 – 13 – 14
Aggancio sciolgo trasformo. Ma vedi, una sequenza, una tripletta. Un passaggio.
Possiamo anche cambiare le combinazioni, come delle sequenze dienneali.
Nun – N – trasformo – aggancia (u) – N – il fatto che io trasformo.
O la trasformazione mi aggancia e mi trasforma.
Quindi la trasformazione di nun, dell’archetipo può essere nascosta in sordina, ma accade. La trasformazione è, possiamo dire, quantica, collettiva, animica. Certo che non la vedo, questa non posso gestirla e controllarla. A me, il senso che viene è quello di essere lanciata senza rete.
Forse ci sono delle altre trame che mi stanno sorreggendo, l’ho detto in mem, che c’è ben altra rete della rete avvinghiante di matrix.
Accade in diretta, ossia nel qui e ora della mia vita, il passaggio da matrix a matrice.
Ciò che ho detto due giorni fa in mem sta già accadendo in nun.
Per gli antichi papiri egizi il “NUN” è il mare mosso dell’etere, del “vuoto”. La scienza oggi inizia a riconoscerlo come il pieno di particelle ruotanti, vortici che sommuovono il pieno di energia sempre a disposizione. Ci serve solo aprire altri occhi.
La natura della Natura è il movimento.
Allora davvero sto creando anche il tempo.
Io quando parto non so mai dove arrivo scrivendo. A volte quando sono nei pasticci non vorrei scrivere, che racconto guai. Ma vedo che sono in trasformazione anche i miei guai mente scrivo.
Poiché gli archetipi sono quello che sono, quello che sto dicendo accade. In diretta.
Avevo detto che con gli archè arriviamo a creare il tempo. I tempi. Infatti.
Quindi: l’archetipo aggancia la situazione in matrix, la scoperchia, inchioda, strizza, la gira e rigira rivoltola sbattacchia rimescola. La osserva guarda scruta, la prende tra me mani, la serra, la ferma.
La culla. Le parla, la dondola coccola consola. La equilibra, ordina, orienta e organizza secondo le frequenze, non più di matrix, non certo del nuovo ordine mondiale, ma secondo il Terrestre. La natura.
La lascia andare come fosse un bimbetto che ciondola sulle sue gambette.
Quando dicevo…
- Io non lascio andare. Non lascio andare.
Che stava accadendo? Dato che, mentre noi qui registriamo un tempo artificiale, nei tempi fuori matrix siamo in mille e ben altri tempi? Sintonizzati su altre frequenze?
Mi verrebbe da dire che dentro di me, in questo momento, tutto mi torna, tutto ha un senso.
Mi rendo anche conto che da un certo punto in poi, questo raccontare gli archetipi, questo nuovo libro che sto scrivendo, sta agendo in diretta. Proprio mentre lo sto portando qui, nel bianco del file, l’archetipo si mette in scena e fa, agisce, danza quanto io sto scrivendo. Ben sapendo che quanto scrivo viene da lui.
Il libro ha già il suo nome: Archetipi, i ventidue movimenti della Forza.
È un creare in diretta. Mi viene da ridere, ma anche da temere. Perché so bene che razza di scenario ho creato dentro di me, sai quando cade nel qui e ora, uno stordimento di novità novità.
Voglio solo che accada, ancora solo qualche refolo di dubbio appare, dice la sua, ma se ne va. Mi sembrano i voladores di cui parla Castaneda, non mi fanno paura questi dubbi che attraversano mente.
Anzi mente stessa ha installato i suoi bei anti-virus, anti-voladores, li intercetta, li acchiappa – delete – li fa fuori.
È stato un lavoro sopraffino, da stacanovisti. Ora sto, non dico di più su quanto in sordina, sotto i file e dentro alla psiche, ai cervelli, alle persone, sta accadendo. Se non dico e non penso le cose accadono ancora più grandi.
Ho ritrovato la mia vibrazione allegra.
Ero partita piuttosto lamentosamente in questo pezzo, ma vedo che, come al solito, qualcosa mi tira automaticamente fuori dalle secche del lamento della negatività.
Ora posso chiamare mio figlio. Io, ho rivisto i miei file. Qualcosa, grazie alla naturalità dell’archetipo, è stato trasformato.
L’anti-matrix è installato. E aggiornato ad ogni archè.
In nun sono regina e la situazione che ho descritto all’inizio ossia il fatto di programmare la mia sicurezza in pensioni depositi bancari, proprietà è troppo poco per me che sono regina dei mondi.
quella sicurezza che in matrix si costruisce sul denaro e sulle pensioni e vitalizi, va costruita sulla partecipazione e ascolto tra terrestri
Inoltre la mia regalità, il senso che ho di me, la stima, il valore che da me torna a me stessa mi fanno sentire la l’energia a debito inadeguata a riconoscere il mio rango e il mio retaggio.
Detto senza metafore, io, sono Terrestre, e non accetto che tutta la mia grandezza potenza e bellezza venga rapportato solo e sempre a delle monete che
1 – non hanno un riscontro reale in beni e concretezze
2 – è diventato semplicemente un clik elettronico dentro al pc e a una Pec.
Ma vedi cosa mi fa scrivere il mio essere Regina, sto impostando la norma, non quella di matrix ma quella a norma del creatore che sono, allineata al mio essere Terrestre. Come ho già detto:
Noi Terrestri non lavoriamo, non abbiamo gli stretti margini di matrix vecchia. Noi siamo matrice e facciamo “opera” ho scritto questa frase: “La regina crea i valori e ci gioca, il sovrano li quantifica e li predispone” ^^ ..
Ieri mi arrivava in continuazione nella testa la parola “atteggiamento”. Quando si crede a se stessi, al sogno, a ciò che si sente dentro, quando la stima c’è e cresce ogni momento, quando anche le risonanze esterne ormai sono consolanti e attraenti, ecco, è non più solo parola quanto si sta manifestando.
Si è diventati atteggiamento.
L’atteggiamento, al momento, mi fa anche mantenere la rigorosità la determinazione. Ma soprattutto io, debbo imparare a non lasciare più che questo mio stato-atteggiamento di regina, venga compromesso, intaccato. Solo dal mio piedistallo regale posso, non io ma gli archè, trasformare me stessa e se serve anche ciò che sta attorno a me.
La grande trasformazione sono io. Ossia la mia psiche, i miei impianti e sistemi di pensiero.
Perché chiaro che sono io il creatore della mia realtà per cui niente e nessuno si può sostituirsi a me nel creare, ma è altrettanto chiaro che, se realtà coerente con me desidero, io debbo lasciare chi i miei pensieri vengano messi sotto il crogiolo di nun ed essere armonicamente trasformati.
Nun, Mio Signore.
Nun, mio Re.
Nun, la Regina
Energia e massa infiniti