terrestre – Rossalyn Chapel

Chi è il Terrestre 

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      Terrestre – Rossalyn

Rossalyn, detta anche Collegiata di San Matteo, è una piccola chiesa nella cittadina scozzese di Roslin. Secondo le ultime scoperte di studiosi inglesi, questa Cappella fu costruita dai Templari al fine di custodire, nascosto nei suoi sotterranei, un tesoro di conoscenze esoteriche e, forse, anche un concreto tesoro in oro.

Lasciamo in sospeso la questione del tesoro in oro, promettendoci di riconsiderarla quando saremo in grado di elaborare un progetto capace di raggiungerlo. D’altronde, se effettivamente il tesoro c’è, continuerà ad essere ben custodito così da aspettare la nostra padronanza delle possibilità e delle modalità per arrivarci; se non c’è possiamo imparare ad attivarci per richiamarne qualcun altro.

Sappiamo che sta solo a noi crederci, decidere e trovarlo.

Sappiamo, adesso, che si tratta di lavorare per trovare in noi gli strumenti per concretizzare quanto crediamo. Consideriamo il tesoro-raccolta di conoscenze: se sono esoteriche hanno a che vedere con livelli di coscienza, ossia con stati dell’essere. Essi sono relativi alle energie che costituiscono le realtà che s’intendono conoscere, e alle potenzialità che con queste si attivano.

Templari, essere cavalieri, era ed è un percorso iniziatico ossia un lavorare dentro se stessi per conoscersi e prendere consapevolezza di chi siamo quanto ad identità, dignità, potenza.

Tale identità, quando l’intenzione è di coglierla e accostarla alla totalità dell’essere, va oltre le dimensioni che in quest’ultimo secolo le scienze umane ci hanno trasmesso e permesso e ci riporta propriamente a quell’idea di uomo che caratterizzava “l’essere cavaliere”. 

Cogliamo di questa figura medievale non solo le categorie attraverso cui la personalità si è espressa, ma anche la percezione di sé rispetto al tutto: aperto, gratuito, libero, perciò già risolto individualmente così da poter essere disponibile a collaborare per costruire il mondo in un sistema di relazioni volto alla promozione ed espansione delle persone e della società umana.

Il cavaliere compie le sue scelte ed agisce da una concezione di sé più vasta e magnanima che il sé individuale, egli è motivato da una investitura, è colui che si sente investito di una missione e per essa dà tutto se stesso.

Liberiamolo e liberiamoci però dalle categorie dell’eroe, del salvatore, cioè dall’illusione che qualcuno fa qualcosa per qualcun altro, che io faccia qualcosa per qualcun altro.

Agiamo sempre e solo per noi stessi, qualsiasi atto è finalizzato a noi, qualsiasi altra persona è, innanzitutto, funzionale a noi. Al Terrestre.

Siamo noi, ciascuno di noi, sempre, al centro del nostro agire, questo il primo, indispensabile passaggio verso l’evoluzione.

Se, senza perdere il senso della nostra singolare identità, ci sappiamo parte del cosmo, nella nostra dimensione universale, cos’è il centro? Chi è al centro? Quando?

Il cavaliere è così bello, fiero, forte perché guarda e coglie se stesso.

Certamente si comprende in una visione più ampia che comprende gli altri e il mondo, ma sente tutto ciò dentro se stesso, in funzione a se stesso e alla sua realizzazione; perciò è fedele, difensore, promotore degli interessi di altri, perché agisce tutto questo per se stesso.

Perché la promozione e l’espansione degli altri è la sua stessa promozione.

Perché il nostro agire, oggi, effettivamente porti al cambiamento delle situazioni, il centro va fatto non sulle situazioni o sulle istanze degli altri, ma sempre e solo su noi stessi.

Il desiderio, il sentire, la visione delle cose, le risposte e le soluzioni sempre e solo le proprie.

Il cavaliere fa il centro su se stesso e sui suoi obiettivi.

Il gioco interessante che va considerato è il nostro punto di vista nel rapporto Sole-Terra.

La cosmogonia del tempo credeva che il Sole (le forze esterne) girasse attorno alla Terra (noi stessi), come dire: qualcun altro si occupa di noi, ci gira attorno. È in quei secoli che cambia il punto di vista, prima di cercare il riferimento fuori di noi bisogna ritrovare il contatto strutturale con noi stessi (la rotazione della Terra attorno a se stessa e la circonvoluzione attorno al Sole).

Solo questo centro in se stessi permette l’efficace fluire delle energie vitali così da avere la forza, la lungimiranza, l’acutezza per affrontare le situazioni: draghi, guerre, calamità, ovvero paure interiori, conflitti, malattie.

Dal centro, in noi stessi, arriviamo a cogliere i nodi energetici che alimentano le situazioni di disarmonia dentro e fuori di noi così che i draghi diventano campi di forze a nostra disposizione, i conflitti diventano occasioni per catalizzare energie; le malattie percorsi di conoscenza interiore.

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          Terrestre – orto sinergico

Dopo di che la leggerezza è stata bocciare la visione tolemaica e promuovere la sola visione copernicana. Chi l’ha detto che è solo così? La diversa visione dipende dai punti di vista, non siamo sicuri di niente ed oggi questo è molto più pacifico dopo la ricerca della fisica nell’ultimo secolo.

Perciò sentiamoci, pensiamoci in un gioco che tenga conto di tutte e due le possibilità. Viaggiamo attorno al Sole… il Sole gira attorno a noi. Così ai fini della nostra consapevolezza, l’unica ragione importante di tutto questo guardare al cosmo, ci sentiamo più completi, avvertiamo attivi due movimenti, due modi di essere nel cosmo, notiamo subito come le nostre possibilità di sentirci, pensarci, agire nel mondo aumentano. Forse iniziamo a intercettarci all’interno di un vasto movimento a spirale e a vortice dell’universo, forse la percezione e l’attivazione della kundalini diventa più facile, più possibile per tutti. Forse, liberiamo lo stesso risveglio di questa potente energia che dorme in fondo al nostro midollo spinale e che sa aprire i nostri codici, dalla necessità di essere attivata dalla sessualità.

Ovvero, tutto si inquadra in una più vasta e integrata percezione della sessualità come di un qualcosa possibile e sperimentabile ancor prima che nella coppia, nel singolo. È semplicemente la connessione con un movimento che tra il Sole e la Terra esiste da sempre e che perciò, ancora esotericamente parlando, è da sempre in noi. La ritrovata sincronicità nella visione del mondo esteriore risveglia il doppio sincronico movimento in noi ed ecco, ci innesta in quella rete di dinamiche e connessioni che comprendono la Terra e il Sole come parte di un sistema infinitamente più vasto: le galassie, lo spazio, il cosmo. Tutto in noi. Ritrovata sincronicità che s’è illuminata nel riconoscere dapprima i rapporti Sole – Terra, Terra – Sole.

O, forse, prima, qualcosa è accaduto in noi? Nel nostro universo interiore? Un evento, all’interno di noi stessi, del quale quasi non ci siamo accorti ma che è accaduto, è sempre stato e che ora s’è illuminato e ci dà altri occhi, altri orecchi, altro sentire tanto da renderci consapevoli di una nostra profonda appartenenza e potenzialità cosmica? Certo, un evento, che ora fa dire: “Il Regno dei Cieli è di chi rischia, di chi gli usa violenza”, ecco qual è il vero significato della forza e della violenza nel Cavaliere.

Ora, semplicemente, basta accettare che è così e toglierci dalla necessità di lunghi percorsi iniziatici per risvegliare le nostre energie più legittime e naturali. Allora sì, qui si apre un sentire sotterraneo, profondo, silenzioso ma intenso, pregnante, certo, vero, e sappiamo immediatamente, precisamente a chi è connesso. È precisamente connesso al grande centro magnetico che è l’amore per noi stessi. Quando decidiamo di venire qui, sulla Terra, siamo provvisti di ogni cosa, innanzitutto di questa onnipresente centratura così che qualsiasi giro per il cosmo, anche negli angoli più nascosti e segreti, oscuri, dell’infinito, è sempre monitorato, sostenuto, accompagnato dall’amore per noi stessi. Siamo sempre in due, e poi tre e poi tanti, che sono ancora e sempre io ogni volta che compio le integrazioni tra me e chi incontro fuori di me nel mio veleggiare per il mondo. Sempre centrati, sempre insieme, io e me stesso, così è il Cavaliere, così è Artù, il Re. Qui siamo nella nostra terra, questo diventa il centro inamovibile, certo, scelto, sicuro. Sempre stati in questo centro.

Questo il Terrestre.

Così ora il Cavaliere sa che, ogni volta che dice o sente: “Sei mia, mi appartieni… ti ho eletta… mi hai eletto…” lo sta dicendo ad un qualcosa che è dentro di sé, sta affermando un’appartenenza che é di se stesso al suo cosmo interiore, a quella riserva inesauribile di forza, energia, possibili che sta in lui, in lei, ora attiva, piena, pregna di energie sacre, energie di creazione.

Questa è la sincronicità, l’appartenenza, l’amore, l’essere del proprio mondo interiore ed ecco, da qui si aprono nuovi e fecondi i mondi esteriori. Qui tutto è possibile, ogni servaggio è sciolto, lasciato, mai esistito. Erano tutte gratuità, erano eccellenze, giri di giostra per dire all’altro, all’amico, al fratello, al compagno, alla compagna, che lo amo, la amo e ho scelto questo canale della comunione con loro per esplicitare quanto in me premeva: darmi all’amore.

Così so che non per qualcuno o per qualcosa ho agito, ho lottato, ho scelto e costruito, ma solo per me stesso, per dire a me stesso quanto mi amo e quanto sono contento di aver scelto me stesso per questo giro di valzer sulla Terra.

 

***

 

Quale la modalità del Cavaliere affinché il suo agire sia sempre capace di portarlo alla verità delle cose? Uno con il centro di sé e del mondo? Perché, cos’è la verità se non “fare le cose” ri-percorrendo nel nostro fare la stessa armonia dell’universo?

Se vuole la verità, egli, deve essere e fare la verità, innanzitutto con se stesso e con il mondo. Significa proprio fare, creare, agire verità, questa è la sua violenza.

Cos’è la verità per noi uomini immersi nell’illusione della realtà, e incamminati in un percorso di sperimentazione e conoscenza di sé?

 Quei cavalieri, pur vivendo e servendo in un mondo di obiettivi, di miraggi politici e di potere, agivano al di sopra di tali interessi e trame perché erano a servizio del Re, per l’onore, la regalità, la sovranità del Re. 

Del Re è il Regno.

Egli, sa cos’è la sovranità sul suo popolo: custodire la vita, promuovere la vita, sostenerla e difenderla in tutte le sue manifestazioni, in ogni suo suddito, questo Sa il Re, a questo promettono fedeltà i cavalieri.

Oggi, fuor di metafora, ciascuno di noi è il Re ed è il Regno, essere fedeli al Re e al Regno è essere fedeli a se stessi.

Gerusalemme! Gerusalemme!”… ciascuno signore della città santa che in se stesso è.

Quale la modalità?

La singolare rettitudine di coscienza.

Coerenti, sempre e comunque. Chiari e sinceri, autentici, onesti, con se stessi, sempre. Con il mondo tutte le volte che è possibile.

L’unico valore da salvaguardare la Vita, tutto il resto può essere messo in discussione, non negli altri, ma solo e sempre dentro se stessi. Allora l’universo risponde con la stessa sincerità e verità e ci porta alla conoscenza reale delle cose, ci porta i compagni reali, leali e fedeli, i cavalieri; ci porta mezzi, strumenti, più ogni tipo di bellezza e gioia.

 Il cammino del cavaliere è solitario, anche quando è in missione con i compagni egli è unico e solo.

 Come fa il cavaliere a raggiungere quel punto in se stesso, cui costantemente tornare, per trovare la parte di sé che lo sostiene, lo preserva da servaggi, dipendenze e paure inutili, che lo rende intaccabile a qualsiasi compromesso?

 Egli attiva e alimenta il dialogo interiore e la ricerca della verità del suo cammino.

Terrestre.

Va a scuola di vita, fa della vita il suo laboratorio, gioca tutto se stesso, sperimenta se stesso, umilmente ossia concretamente, con quanto ogni giorno incontra sul suo cammino. Sa che in se stesso sono le indicazioni di percorso, gli orientamenti, le tracce e cerca, lavorando continuamente tra dentro e fuori di sé, sapendo, alchemicamente, che dentro e fuori (il cuore dell’uomo e il mondo), alto e basso (il Cielo e la Terra) sono strettamente connessi.

Nell’alchimia spirituale l’intelletto e la ragione sono messi al servizio del Bene, del Bello, e del Vero, da qui l’introspezione e l’esame lucido e comprensivo della nostra vita.

Ciò significa accettazione continua di ogni parte di noi, dei comportamenti nostri e degli altri, nella consapevolezza, senza giudizio e tutto accogliendo, sapendo che tutto concorre al bene.

Ma il Cavaliere non è solo singolare rettitudine di coscienza, egli è anche la sua parte oscura, lasciata tale, senza volerla cambiare o far diventare luce.

Il Cavaliere è la riserva di energie occulte che dentro lo agita, lo confonde, lo spinge ad agire a volte anche creando dolore o sconcerto attorno a sé.

Il Cavaliere sa di essere anche questo, non se ne stupisce, egli è se stesso.

Egli è uno e tutti i Cavalieri, compreso colui che tradisce, che non ce la fa, che cede, colui che saccheggia, che violenta… Anche il Cavaliere è stato, e in certe battaglie ancora è, assalitore, prevaricatore, egli non dimentica questo suo pezzo di storia, né rimuove da se stesso ciò che, a volte, ancora è. Solo così, integrata e riconosciuta pacificamente come sua, la forza della sua parte oscura potrà finalmente emergere ed essere messa al servizio della Vita.

Il Cavaliere diventa il suo nemico, lo riconosce in se stesso, così dà legittimità di esistenza e di patria a tutta una serie di situazioni e ragioni che prima giudicava, negava a se stesso e al mondo.

Pian piano, accolte, integrate, non separate, le grandi forze di Camelot, tutte, rendono fiorente e incantevole il Regno. 

L’alchimia mistica allea il cuore e la ragione e apre al Cavaliere l’universo che, racchiuso in fondo al suo essere, ora si dona a lui nel mondo fuori di sé, percorso e conquistato da dentro se stesso.

Il cavaliere diventa ciò che cercava: il tesoro, la pietra filosofale, il Sacro Graal, tutta la gloria e la potenza di Dio che altro non è se non la grandezza dell’uomo vivente.

Quali tesori ci hanno lasciato i Templari a Rossalyn?

Vogliamo usare questa chiave esoterica della cappella-custode di tesori?

Riconduciamo il tutto dentro noi e osserviamo.

Non dico “osserviamoci”, altrimenti noi ci identificheremmo con l’oggetto, invece, possiamo anche attraversare il passaggio dell’identificazione ma poi bisogna fare il distacco, osservare le cose, distinguendoci, solo così cogliamo ciò che le cose sono in se stesse. Ed esse ci parlano.

 La chiave è: noi siamo i Cavalieri, noi siamo “cappella”, noi siamo “tesoro”.

Noi. Il Terrestre.

Riconoscerci cavalieri significa metterci in contatto con la Coscienza che ha costruito Rossalyn e l’ha resa custode dei propri tesori, lasciare che tale consapevolezza si comunichi a noi.

Il nostro essere cappella di Rossalyn è riconoscere patrimonio già nostro quegli spazi, le pietre, il verde, la stessa struttura matematica del tempio, l’idea su cui la chiesa si è costruita. Crederlo e lasciar agire tutto ciò in noi. Respiraci in questo, lasciarci attraversare dal respiro, sapendoci questo. Lasciare che le componenti, l’identità, le forze di questo luogo emergano da dentro di noi… quel tempo… quello spazio… quelle vibrazioni…

Solo così, dentro noi, saranno autentiche, vere, reali.

Perché solo nella nostra coscienza possiamo gestire il tempo e lo spazio.

Noi conosceremo il nostro essere cavalieri; la cappella che siamo noi, che è in noi e poi, la cappella sarà vera, con tutta la sua identità e i suoi tesori, fuori di noi.

Allora incontreremo ciò che essa conserva e lo toccheremo, sarà fruibile, perché saremo noi quei cavalieri. Quando arriveremo a toccare le conoscenze esoteriche e il tesoro che quella chiesa conserva sarà perché, con il nostro percorso iniziatico di passare di identificazione in identificazione, di distacco in distacco, avremo raggiunto quei livelli di coscienza in cui si trovavano quei Templari che nella storia hanno deciso di custodire, in questo luogo di se stessi, tali ricchezze che essi stessi “sono”.

Percorso iniziatico da attraversare con modalità nuove, perché, oggi, un pezzo di storia è stato fatto fuori dall’idea di salvataggi, di eroismi, fatiche, rinunce, modi che caratterizzavano il procedere secondo le categorie di una coscienza non ancora pienamente consapevole della propria grandezza.

Oggi possiamo pensarci parte di un universo che è sempre e comunque benevolo, magnanimo, ricco, abbondante, generoso e sapere che ogni percorso di conoscenza é gioia, incontro, ricchezza, abbondanza.

I cavalieri affermavano di voler difendere i luoghi della storia di Cristo, oggi, possono difendere non più, non soprattutto, il mistero della croce, del sepolcro, eventi e luoghi contemplati talmente tanto da aver riempito tale misura nella storia umana, ma possono promuovere, traghettare oltre se stessi e la storia dal mistero della risurrezione e godere, finalmente, la gioia che tale evento testimonia.

da Serendipity

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