Archetipi
Thet
- Thet è la mia femmina.
Oh, che modo irriverente di parlare di archetipi. La forza vitale è vitale, forte, irruente, non so se è irriverente o semplicemente viva.
Io sono una donna. Viva. Molto. Che sfrontata.
- Thet è il femminile.
Va meglio così?
Theh – th – 9° archetipo – accetto.
La poesia è dolce arrendevole delicata.
No no la poesia è anche ventre corpo carne sangue ossa, soprattutto corpo. Forza concretezza realtà.
La poesia è terra vento acqua fuoco.
- Anche il corpo della donna.
Thet è accogliere accettare ricevere arrendersi.
Faccio il gioco di de-vebizzare i verbi per farne dei sostantivi:
accettare – accetto, dove accetto è l’accetto inteso come un sostantivo. Accetto accetto accetto – come avessi tra le mani un coso.. che ne so, un.. cuscino che si lascia spremere includere. Sto formulando una parola che è una cosa e avverto che tutto si mette in movimento dentro me. Come tanti flussi che fanno su e giù, fanno dei cerchi, delle parabole nel tronco del mio corpo. Come tanti filamenti mobili flessibili elettrici particellari che si susseguono rincorrono dentro il corpo. Mi avverto come un corpo di fili, infiniti fili di tutti i colori, e il tutto in movimento. Trame flessibili e ogni spazio tra i filamenti accetta accetta assorbe incamera altra energia energia. Un risucchio. Un vortice. Un frattale che include dentro me.
Mi viene da dire che il femminile accetta un seme molto prima che diventi uno spermatozoo. Accetta semi cosmici di amore intelligenza potenza lentezza fantasia eros tanto altro. La psiche delle donne viaggia negli universi, collega mondi, attinge a banche dati di memoria che poi accoglie nutre fa crescere. Fa nascere allatta accudisce culla cura educa, regala alla vita. La realtà è molto più vasta e profonda di quanto ci hanno detto e trasmesso, c’è molto di più da vivere, tentare, sperimentare. Possiamo darci vite molto e molto più lunghe e vaste e piene ma dobbiamo ritrovare la curiosità per le grandi cose, la voglia di emozioni forti, quelle che non ti fanno mangiare per giorni e giorni e sei sempre sazia. Quando la forza scorre dentro e nutre, irrora, riempie.
Sono piena, ricca, sovrabbondante, mi sento espandere, respiro profondo largo lontano. Mi sento presente sulla montagna e vedo il mare. Plano con lo sguardo sul golfo davanti a me e sono quassù tra le rocce a cercare il prossimo appiglio per continuare a salire. Vedo laggiù il ghiaione, la nebbia fredda che sale ma mi attrae, mi attrae quel buio oscuro e scosceso e so che non mancherò all’appuntamento con il brivido, l’inaspettato.
Viva, donna, femmina, accetto accetto ancora accetto.
Non sto verbizzando, sto sostantivando il mio atteggiamento, il mio agire. Sto cercando di fare cose non parole. Ossia lasciare che il mondo mi inondi da tutte le parti, e sono già regina, sovrana di spazi e tempi immensi.
Luoghi che ho visto, dove sono stata, dove voglio essere, tornare. Quante visioni ho accettato nella mia esistenza? Quante città mari prati montagne. Quante stanze quanti banchetti canti e mense, bambini scuole ragazzi chiese biblioteche teatri spiagge ruscelli strade, oliveti vigne giardini. Sabbie deserti paludi. E Venezia, l’Oriente nel cuore e tanto mare. Poi Palenque, e in fondo alla piramide. Quelli che non ho visto li ho sognati. Sogni svegli lucidi. Forse non mi bastava una vita di giorno, così le altre vite nelle notti mi hanno riempito di impressioni, ricordi, storie.
Soprattutto il mio rompighiaccio lassù, tra i fiordi del nord.
- Mi porti con te?
- Ti porto con me, certo. Pòrtati la bicicletta.
- Lassù tra i ghiacci?
- Faremo tanti giri sul ponte del mio rompighiaccio.
Accetto accetto la vita, le fantasie, la curiosità, l’ebbrezza del nuovo dell’impossibile che si fa possibile. Tutto sempre.
Ecco, questi gli aggettivi del femminile, di una femmina:
inarrestabile ineguagliabile inevitabile ineluttabile invincibile indimenticabile irresistibile e sempre possibile possibile possibile, il tutto detto delle cose belle vitali ricche abbondanti.
Questi gli avverbi:
sempre ovunque talmente semplicemente fortemente potentemente caparbiamente dolcemente deliberatamente, il tutto detto dei tempi e degli spazi naturali, terrestri, riconsegnati alla seduzione all’attrazione alla cura per ciò che è umano naturale e che promuove la vita.
Donna. Thet. Il femminile. La ricezione.
Ricezione sta ai messaggi come recezione sta a un seme. Si fanno figli della carne e figli dello spirito. L’accettazione. L’accoglienza, il ventre, il sangue, il midollo, la carne. Il pensiero.
È sempre me stessa che accolgo quando accolgo un seme.
Emme ya. La terza parte della stella Sirio, Sorgo-femmina. Per il popolo dei Dogon questa stella nascosta, invisibile dalla Terra, ritenuta più grande di Digitaria (Sirio B) e quattro volte più leggera, è il luogo dove abitano le anime femminili di tutti i viventi. Che poesia. Altri squarci di luce vengono da Emme ya, cose da anime gemelle.
Accetto accetto, accolgo, il non razionale ma vero e vitale. L’analogico. La magia.
Qualcosa m’arriva nel sonno. Ecco come si fa a guarire le situazioni di coppia, bisogna sapere di essere in quarta, quinta, sesta dimensione, e la visione unificata di una realtà, di un amore, è visto nella sua grandezza e vastità. Anche nelle sue espansioni e soluzioni. Quando supero lo stretto argine della condizione umana della dimensione della materia che è – apparente – separazione. Sta nell’analogico la banca di risorse per risanare le nostre situazioni di terrestri, sta nella moltitudine delle nostre dimensioni, delle nostre vibrazioni.
Nella visione olistica, unificata, integrata, risuono in alef – sono Uno – in me.
Così per tutti.
Quando mi sento all’incrocio dei mondi che abito e dai quali sono abitata, in questo spazio-attimo di eternità, che sono, zain, trovo la risposta da portare qui, sulla Terra. Viaggio nei corpi sottili – Pianeta felice – mondo degli arché – per attingere semi di saggezza, di strategia, di comprensione per me stessa che mi risolvono i disagi del mondo della separazione.
È possibile, auspicabile, soprattutto è divertente.
Donna femmina madre. Oh, allargo la mente la testa il cuore il ventre. Il pensiero. Donna.
Ora pronuncio il verbo:
- Accetto accolgo ricevo. Benedico e ringrazio. Nutro alimento covo scaldo cullo ninno coccolo addormento custodisco aspetto paziento…
Thet – Th – 9° archetipo – accetto – la matrice – il cuore di una palma.
In uno dei suoi glifi più antichi è il fiore di palma, ossia un calice che accoglie il seme, anche la rugiada e l’acqua. La ricezione, il ventre, il vaso, l’utero, la pancia.
Thet, grande arché che bisogna riportare in vita. Trovare parole italiane per pronunciare th. Ecco, voglio dire questa memoria in modo propositivo. Non voglio dire ciò che ci manca, bensì dire ciò che va ritrovato.
Bisogna tornare a pronunciare thet, il femminile.
Th th th. Oh, pronunciarlo!!!
Quanto altro ci sarebbe da dire! Sono una donna e, pur essendo una che parole ne fa tante, qui ciò che va fatto e riallacciato, è molto grande.
Vediamo di trovare la strada.