Archetipi
Archetipi – Sadé
Taglio separo divido distruggo allontano spacco rompo, faccio di uno due, faccio due.
L’accetta, la spada, la katana, il coltello la lama la sega il laser, il diamante che taglia, la Parola che divide, il pensiero dicotomico, ambivalenza ambiguità ignorare allontanare. Il non riconoscere il rimuovere cacciare detronizzare scegliere lasciar fuori selezionare escludere giudicare taglieggiare massacrare devitalizzare inveire infierire.
Tagliare tagliare tagliare.
Aiut!
Massacrare torturare ingiuriare dissacrare pungere tagliare guastare frustare cinghiare.
Marchese de Sade.
Sadé
Ma vedi.
In ciascuno di noi c’è un Marchese de Sade.
Sono sadica.
Almeno tanto quanto sono amorevole.
Eh eh non siamo esonerati dalla nostra parte oscura. È meglio che ce la vediamo e comprendiamo, altrimenti ci salta addosso, non la riconosciamo e attribuiamo ad altri i nostri limiti e difetti, più ciò che ci accade.
- Il fatto che io mi prenda la responsabilità della mia parte oscura nulla toglie al fatto che tu oscuro sei, ti vedo perché sono come te. E ti massacro lo stesso.
Siamo aut aut o ombra o luce, “e Dio separò le acque inferiori dalle acque superiori”, e creò mem.
Sadé è un archetipo al maschile, corrispondente è quof che viene subito dopo e alef.
Dove sadé taglia, quof lega e alef fa sentire l’Uno.
La sequenza sadé – quof dice tutto.
Sono malkut sono en sof – en sof or – Albero delle sefphirot [1].
Sadé – quof.
La vita, mediante l’archetipo si dà movimento perciò: sempre, appena siamo sadé ombra, ecco già siamo portati in quof e da quof facciamo il giro e risaliamo tutto l’alfabeto… quof res scin tau alef bet ghimel dalet hé waw zain he thet yod kaf lamed mem nun samek ayin fé sadé… e sprofondiamo in un altro sadé, ma l’Uno ci tiene, ci àncora ed eccoci esaltati, legati e portati di nuovo fuori, alla luce… quof res scin…
La vita è aut aut ed è anche et et.
Sadé – l’accetta e la mannaia. Il glifo sadé in ebraico è il ceppo con l’accetta piantata pronta al taglio e… zakkete! La vita e il movimento scorre. Separiamoci da ciò che non è più. Usiamo la funzione sadé, meglio sadicamente che crudelmente.
Un pizzico di ironia non guasta con un archetipo così impegnativo.
Fatevi una risatina mentre separate, o massacrate, almeno vi prendete un anticipo se poi vi tocca… essere separati o massacrati.
Sadé la pronuncia è tz, è l’iniziale di “tzaddìq”, il giusto, nell’accezione di colui che nella sua giustizia “comprende”.
Appunto: sadé – quof.
Sadé è Set, uno dei cinque dei epagomeni. Set oscura Osiride, è considerato “il male”, questo accade se noi separiamo, se consideriamo ciò che abbiamo separato, definitivamente separato. Questa è solo una visione parziale ma, se teniamo conto dei due movimenti inspiro espiro, sadé – quof, sotto l’apparente separazione, tutto è Uno – alef.
Set è Satàn. Satàn è semplicemente un movimento, un archetipo, non è un’identità. È dia-ballein – separare da.
Dia-ballein da questo agire consegue l’altra parte di… se guardo solo ciò che ho separato non vedo l’altra parte, ciò che fa l’intero. L’altra parte di…. ciò che sembra separato da… possiamo davvero dirlo la parte altra – oscura – ciò che non vedo di… di me, in fondo, perché non la vedo ma la percepisco.
Detto per qualsiasi cosa situazione evento. Persona.
Ma dia-ballein non dà equilibrio. Tutto è Uno e io, avverto la mancanza, il dis-equilibrio della separazione.
Ecco che mi viene in aiuto l’altro verbo syn-ballein – metto insieme.
Sin-ballein va nell’analogico, va nella terra del mito, a ritrovare ciò che la ragione mi dà per separato. Ciò che va ritrovato affinché un sigillo faccia la sua funzione di essere chiave che apre una comprensione, una porta, un messaggio.
“La funzione che divide è l’utilissima funzione analitica, potremmo chiamarla la Ragione. Regola della ragione è infatti il principio di identità e non contraddizione, per cui – questo è questo e non altro -. Il principio che la governa è la disgiunzione (in greco dia-ballein) che vieta che una cosa sia “questo e anche altro”, come invece prevede il linguaggio simbolico (in greco syn-ballein), di cui si alimentano le narrazioni mitiche, magiche, poetiche e religiose” Galimberti.
Sadé sadé, a volte tu arrivi prima di me, e tagli, dove io non vorrei.
Poi comprendo la tua saggezza.
A volte, molto sadicamente, ti impugno, ti brandisco, ti uso di brutto e chi capita in mezzo…tz tz.
Ci sono dei periodi che sono molto sadé, ma sotto sotto alef comprende le tante parti, le parti scomode, difficili, sadiche ambigue oscure: sempre io.
Le mie parti più difficili ma più forti. Dove la forza… forza. Mi forza.
Qui avverto la Forza.
Sadé sadé, celebriamolo, non facciamoci massacrare da sadé.
[1] Vedi: Albero delle sephirot.