Archetipi
Archetipi – Scin – 21 – Sc – la funzione: traghetto
Terrestre. Io, che modulo le entrate e le uscite degli universi. Che li metto nel gioco o li sospendo. Che li ascolto e riconosco.
Scin s’avvicina, fluttuando come elegante veliero sulle acque dalla mia psiche.
Quante volte mi hai traghettato fuori acque minacciose insidiose. Sempre mi hai scaricato… scaricato, che verbo. Sì e di brutto pure, però lo riconosco, ogni volta che mi hai fatto ammarare in altra spiaggia ne è valsa la pena.
Ogni “spesso” un mare nuovo, certi oceani profondi. Le mie emozioni. Come non chiamarti, desiderarti, mio scin. Vascello signore delle mie emozioni. Mio capitano. Tu, scin, sai. Tu, sì conosci il corpo, le acque, i pensieri, una donna e la traghetti, “ogni molto spesso” dentro se stessa. A gustare di sé dopo le folli immersioni nelle vite di altri, nei mondi che lei stessa ha tramato fuori per vedere la sua potenza. La sua forza e sagacia. Quante ne sa inventare questo utero uno con il centro della Terra!
Ce l’ha un centro la Terra? Ce l’ha uno spazio cavo?[1] Sì, se ce l’ho io che sono una donna, sicuro che ce l’ha anche la Terra. Gaia sono io.
Fuori non c’è nulla, lo so. Né sistemi né pianeti e soli, ma uso tutte queste metafore, proiezioni dei miei mondi di dentro, dei miei apparati e funzioni. Corpo parla, trasmette, si espande fé, si traghetta scin, si dispiega alef_bet.
Anche il linguaggio in scin si fa scorrevole, se già non lo era abbastanza. Scin mi fa essere ancora più di terra, pur essendo un glifo di mare e di acque con quel suo essere vascello, vele, alberi maestri. Proprio io, vascello, cerco terra, sempre. E mi arrovento, mi arrotolo nella terra, nel limo delle mie emozioni. Nelle prigioni di seta dei miei sentimenti.
Donna, eh, donna. Terra. E scin. Acque.
Utero, vita, come ti traghetto figlio mio da qui dentro, dal caldo buio della mia pancia a fuori? nel mondo. Oh, lo so che la sai la strada ma io voglio lasciarti una traccia, di madre, di donna, di femmina. Sì, perché ti ho concepito mentre ero femmina e come madre ti ho nutrito, ascoltato battere dentro me. Muoverti. Ti ho parlato, immaginato, sognato, creato. Ti ho dato il nome. Ti ho parlato, sempre. E la musica, la musica che sceglievo per te tutti i giorni.
Scin, uno scin, un traghetto ti regalo figlio mio, salpa il mare verso il tuo femminile.
Oh, che stranezze che scrivo. Le acque, mem, ecco perché anche in scin parlo di madre figli. Mem è matrice, allora scin chi è? Colui che solca le acque di mem. Colui che solca l’anima e il corpo di una donna. Ecco perché questo glifo è anche la corona.
Tu, mio re. Chi può solcare fendere attraversare le acque mem di me se non tu, mio scin, mio re?
Iside Osiride Horus. Nepthis Osiride Anubi. Sekhmet Ptah Nefer-tem, quante altre triadi nella nostra memoria, i nostri più alti pensieri. Dove siamo natura stellare.
Con gli archetipi si può andare da qualsiasi parte, ma anche no, si percorrono solo sentieri di senso. E va benissimo che il mio procedere dopo res in scin porti alla luce la regina, il re, il figlio. Scin – 21 – è un tre. La dualità è superata. Res è la perfezione ed è uomo e donna, perfezione del creato, l’abbiamo detto. L’unica perfezione di senso è “fare il figlio” della carne o dello spirito. Sono tempi diversi, ma la sostanza è il mio – tuo movimento di espansione nel mondo e nella storia.
Per cui: scin! Traghettami nelle alte acque degli oceani dei miei più alti, espansi, esplosivi virulenti e contagiosi pensieri! Voglio inoculare il mondo del mio pensiero. Perché il mio pensiero è allineato a Terra, a Pianeta felice, alla naturalità dell’esistenza su questo pianeta. Tutti coloro che amano la vita e la Terra stanno in scin.
Questo vascello è l’arca. Guarda il glifo, un vascello. Anche la corona. Il re vince, non chiede, prende, dà, legifera. La regina delibera. Il re organizza ciò che la regina decide. Il re comanda dignitari e truppe. La regina sa, valuta, progetta, sussurra al re di tutto, su se stessa, di loro, il regno. La regina intriga… ma lei è questo, lei è la Terra e sa da chi farsi solcare e da chi farsi abitare.
Quest’arca che solca le acque dei diluvi, degli accaddimenti del niente del mondo di fuori. Arca che veloce s’innalza e s’inabissa, supera le acque ferme e stantie del mondo del denaro del materialismo e delle paure. Fuori fuori fuori dai gorghi. Dai riscucchiamenti delle paure e dei retaggi del controllo dei ricatti degli spettri.
Creiamo una sequenza di movimenti che accompagnigno gentilemente matrix al suo approdo, se matrix prima prendeva tutto e pareva non ci fosse altro fuori di essa, non ci davamo via d’uscita, ora siamo diventati capaci di guardare oltre l’orizzonte non solo di matrix ma degli eventi, quelli già previsti e scontati fatti dentro la ruota. Capaci di essere oltre e vedere ora la rete ricondotta alla sua relatività. Copre uno spazio, una vecchi mappa, quasi una memoria vizza.
Scin nun zain – 21 – 14 – ma vedi, multipli
zain nun scin 7 14 21
continuo
nun zain scin
nun scin zain
e traghettiamo matrix.
Zain: andare nella dimensioni più alte e sottili
14 trasmutare trasformare permutare….
Scin traghettare.
Noi di Pianeta felice diciamo:
- Agganciare una realtà una situazione in matrix e traghettarla in pianeta felice.
- Usiamo archè, abbondiamo di waw (ti aggancio) di samek (abbondanza, per cui, stai tranquillo che non ti perdi, né caschi, hai tutto e anche di più) questi i messaggi che innestiamo in continuazione.
Manteniamo alta la vibrazione, il livello della felicità Hé 5° archè l’uomo dell’Hallel. L’uomo e la donna in ringraziamento. Siamo in Felice e nei suoi movimenti, li godiamo.
Sembrano giochini, e pure semplici di una mente bambina. Appunto funzionano. Fanno accadere le cose.
Naviga mia arca, mio scin nelle acque libere del Pensiero nuovo in cui mi permetto tutti i possibili. Ad un certo punto è l’energia che ci traghetta, solo lei. I nostri pensieri, le certezze, le fatiche, le insistenze, non possono più nulla. Pensiero chiuso. Baccaporti chiusi. Domani che non si vede – nebbia. Comunicazione bloccata – niente contatti. Solo mare, acque alte, altre e profonde dei miei sentimenti, delle mie emozioni. Forza.
Ho la forza, ho 22 movimenti di forza, stanno nel corpo, sono il mio corpo. Basta, mi lascio andare, traghettatemi. Scin.
Qualcosa continua a spostare la nave, la fa scorrere sulle onde. La nave va, nonostante me. L’energia ho chiamato, catalizzato, ringraziato, onorato, ora lei fa da sola. L’energia della gioia della felicità fa lei, ora che io non ho più risorse, la nave va.
Mi serve uno scin per ogni parte di me. Per ogni mia lingua e linguaggio. Voglio traghettarmi in ogni espressione dell’uomo. Voglio attraversare i miei corpi, sia quelli di carne che quelli di vento, ossia dell’anima. Sono vento e sabbia, alisei e colline, anima e corpo. Così i miei pensieri e le mie emozioni, viaggiano tra i mondi – scin.
Non ho confini non ho nazione, venti in poppa. Scin.
Così la mia testa il mio cervello la mia psiche, lasciati alle brezze dell’anima. Vele le mie braccia, le mie spinte, le mie intenzioni. Solcare i mari delle emozioni, più ancora dei sentimenti, essere acqua e terra. Pianta roccia ghiacci e nebbie. Essere raggi di onde gamma, al massimo della potenza, essere spenta, lenta, capace di ascoltare ogni voce, ogni micro nano movimento del cosmo.
Essere capace di ascoltare le tue timidezze, le tue ritrosie insieme alle tue insistenze. Darti ascolto. Essere per te il mare; sprofòndati, inabissati e insieme nuota le tue acque. Prendi questo veliero, scin per solcare te stesso e vedere te dalle alte onde degli oceani e dalle tue amorevoli insenature. Qui mi trovi, ora che dagli abissi dell’oceano mi hai trasportato su questa spiaggia assolata sola e serenamente vivibile. Senza scordarci né tralasciare le altezze, le maree, le onde in cui scin, il nostro vascello ha rischiato più volte di essere travolto. Tutto è gioco.
Scin, è scin e ne esce sempre alla grande.
Quando ami, salpa i tuoi mari dal tuo scin.
Amiamo, sempre, in Pianeta felice salpiamo i mari in scin.
Archetipi
[1] Vedi inner core