Sperimentare – 10 – La ruota

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Sperimentare – 10° arché – La ruota

Tutto accade nella velocità necessaria perché da qualche parte il tempo lineare stringe, ed io continuo ad esistere in una verità circolare che all’istante tutto rivela.

Tutto è qui, tutto è sempre stato qui. Nel momento che questa affermazione è intronizzata e la lascio lavorare, mi posso spostare in qualsiasi situazione che dentro vi trovo tutto ciò che desidero e che mi serve.

Il tempo è l’attimo amplificato e lanciato in mille e mille direzioni.

Da quando un irrisolto si è risolto e io me lo godo, tutti gli altri aspetti di me hanno trovato la risoluzione. D’altra parte va bene tutto così com’è. Ho ancora l’esigenza e la fretta di modificare le situazioni, ma sono diventata fetentina con le mie cose, e le aspetto al varco. Sono le parti di me che mi cercano, loro hanno l’esigenza che io le riconosca e le apprezzi. Ed io, ho alzato il tiro, per cui voglio le cose al massimo. Sono le cose stesse, le parti di me che ora avvertono la qualità e si danno da fare per chiedere, chiedere a se stesse, e all’universo, il meglio affinché io dia loro asilo nel mio cuore. Essere amate, anche le parti di me percepiscono e scelgono l’amore. Non ci sono adattamenti, né mezza misure, c’è il meglio. La ruota della vita, della fortuna, chiamiamola come vogliamo, gira quando ci stabilizziamo sul meglio. E sul massimo.

È molto più interessante lasciare che gli eventi si trasmutino per se stessi e che le novità mi arrivino che pare mi caschino dal cielo come tanti doni. Lo so che a monte ci sono io, io sono il creatore della mia realtà, mi piace giocare all’amore verso me stessa e farmi tante sorprese. Sono Dio, mamma, figlia, sorella, amante, complice, compagna di me stessa. Mi regalo e mi permetto di tutto.

Per l’irrisolto cui accennavo sopra, adesso che lo gusto e lo vedo dal suo essersi traghettato nell’aria felice di Pianetafelice, vedo che ho fatto come noi diciamo:

  • Prendo un irrisolto in matrix – waw,
  • lo metto in fermo immagine davanti a me – yod,
  • ossia mi immergo nella situazione, di ven to le situazione, ghimel samek,
  • accetto – thet,
  • lascio che la forza dei 22 movimenti, degli archè lavori in essa – lamed alef_bet, ossia dentro di me,
  • e lascio che pure, al momento opportuno la forza di scin – traghetto – mi porti quello che era un irrisolto, ora guarito, nell’area felice di Felice [1].

Questo irrisolto c’ha messo due anni. D’altronde era la mia ferita antica, non riuscivo ad acchiapparla e centrarla. Invece. In questi due anni io non sapevo cosa stesse accadendo, davo interpretazioni sbagliate. Ponevo richieste e cercavo soluzioni lontane. Era in me, nello stretto stretto specchio tra me e me stessa il nodo. Io soffrivo, meglio friggevo e vivevo il cuocere della situazione come un soffrire. Mi sa che altre parti di me più serene e sagge se la sono goduta e se la ridevano alla grande nel vedere in che razza di paturnie mentali ed emotive io fluttuavo. E parevano a me senza via d’uscita.

È sempre stata, tutta, una via d’uscita. Lo era dal momento che ne sono entrata.

L’esistenza l’avverto come un grande sistema in cui una serie infinita di ingranaggi e meccanismi si intersecano, si agganciano e girano sincronicamente. Come un grande orologio di quelli antichi in cui si misura non solo il tempo ma infinite altre variabili, il sole, i pianeti, le stagioni, i secoli, le ere, insomma un sistema integrato. Ora, dato che io ero tutto il sistema e io sono ben più di un semplice marchingegno di meccanica, le variabili si differenziano e si pongono su infiniti piani, su infinite tangenti e secanti, creano tempi, spazi e dimensioni, e io in essi.

Certo vale per ciascuno di noi. Quando si inizia a percepire di essere un’esistenza così plastica plasmatica integrata e infinita, si sa che ogni cosa ha la sua entrata, la scena, la sua risoluzione e il suo riassestamento nell’armonia del Tutto. Lo si inizia a percepire quando, compreso che matrix è solo una delle infinite passibilità, solo uno degli innumerevoli universi in cui ogni istante abitiamo, iniziamo a usare linguaggi altri da matrix. Così, per gioco.

A permetterci uscite di senno... ehehe che modi di parlare. Va bene, sta a dire andare in analogico e dare all’analogico legittimità e funzione nelle nostre vite tanto quanto il logico e ancor più. Non solo ma, rendersi conto che, proprio il logico, il razionale ha l’altra parte di se stesso nell’analogico, nell’irrazionale, nell’intuitivo e che non facciamo un valido e riguardevole servizio alla parte logica se non le permettiamo l’analogica. È la nostra stessa mente – lamed 12° archémisuro – che resta tarpata, non espressa, non vissuta se noi non le diamo riconoscimento nell’intuizione, nella creatività, nella grande libertà dell’intelligenza cosmica.

Siamo generati cosmicamente, il corpo è una biologia sistemico cosmica. Questo siamo, come si fa a definire e rinchiudere l’infinito.

Io sono creatore, chiaro che sono infinita.

Ecco la ruota, darmi vita ogni istante in mille possibilità, soprattutto permettermi i pensieri e quindi le situazioni che fino a ieri mi sono negata.

Io sono soprattutto le spinte che fino a ieri non mi sono riconosciuta e permessa, invece sono. Ecco. La ruota, gira, nel Tutto alef_bet. 

[1] Come lavorare con gli archetipi primari per sollevarsi dalle strette di matrix è spiegato nei miei libri: Archetipi, la danza della vita; Vittoria, come incontrare l’anima gemella attraverso gli archetipi; Archetipi, i 22 movimenti della forza; Giustiniano; Macrina; Sperimentare, il mondo come creazione; ecc.

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