Terrestre – 21 – Il Mondo

Terrestre

Terrestre

Terrestre – 21 – Il Mondo

Il mondo come creazione.

Sperimento esisto scelgo faccio.

Creare è fare.

Mi stava stretto, e parecchio, quell’altro mondo, per cui me ne sono creata uno.

Oh, lo fanno in tanti! Sì sì, che gli altri facciano i loro mondi mi sta benissimo, importante che io sappia creare il mio.

A fare il mio mondo, anzi universo, universi, sono partita dall’ascoltare.

Ascoltare? Allora c’è qualcosa già esistente. Non lo so. Non m’interessa ora.

I bambini non fanno ragionamenti. Vanno sul mucchio di sabbia e giocano, mentre giocano imparano una serie di regole, perché sperimentano i giochi e raccolgono una serie di informazioni su come è meglio fare per giocare di più e meglio.

Ecco, io sono a questo, ho la rena tra le dita, energia energia, ora gioco. E mi immergo nel gioco tanto che non penserò né parlerò con voi, tanto meno scriverò.

Sto giocando.

Ogni tanto mi sospendo e ascolto.

Appunto, sono in fase ascolto.

Cosa?

“Cosa” è la domanda giusta, non “perché”.

Ascolto cosa si muove in questo mucchio di sabbia. In questo campo, tanti campi, che vibrano e intersecano, incrociano incontrano tracimano attraversano il mio campo.

Io sono un  vasto campo di onde che si muovono leggere e libere, nello stesso tempo hanno un riferimento, un criterio interno una specie di chiave di orientamento per cui non si disperdono. Per cui posso dire:

Posso ascoltare e discernere di altri campi e fasci che mi toccano mi visitano e mi salutano e dire:

  • Questo è lui. Questa è lei.

Ci attraversiamo, in continuazione. Ci allontaniamo mentre anche siamo sempre in contatto. Poi ho le mie predilezioni in base a sapori odori modi di danzare delle onde, itinerari.

Insomma è lo stesso mondo che c’è al di qua del velo solo che questo, il mio mondo, è tutto collegato, sempre, per cui è pacifico, sta bene attento, questo mondo, perché un disturbo in un fascio di onde disturba anche tutti gli altri. C’è anche il vantaggio inverso, la contentezza dell’entità di un campo la avvertiamo tutti e anche la nostra gioia aumenta.

Nel mio mondo ho già individuato dei criteri, bè ho sperimentato, e ora questi criteri li applico ogni volta che mi esploro, sì esploro me stessa nella creazione di un nuovo mondo.

Il primo criterio è ascoltare le vibrazioni, le frequenze  e risintonizzare ogni attimo le frequenze di tutto il campo. Poi, siccome io ho un fondamento, che è il mondo delle dimensioni naturali, una serie di dimensioni sulle quali ho impiantato il mio strumento di viaggio e di gioco, ossia il corpo, ecco, ho dato delle frequenze alle parti del corpo, queste vanno mantenute, e queste le mantengo adattando ogni momento la mia sintonia interna con il mondo naturale che mi sono creata.

Sì, il contenitore, da cui attingo risorse ed energie, con cui ho il primo interfaccia, ciò che al di qua del velo si chiama Terra, minerali vegetali acqua fuoco aria terra. Tutto il bagaglio ben strutturato e ordinato che mi ero preparata in anticipo, prima di darmi nella mia creazione. 

L’ho detto alla fine di Il Giudizio che, per crearmi anima gemella prima mi sono creata il campo, la dimensione, il mondo dove godermela con lei. La Terra, appunto.

Il bagaglio che mi sono portata sa mantenere le giuste frequenze, quelle che a me piacciono perché mi fanno stare bene e in forma per cui io, a queste mi sintonizzo. Gli aggiornamenti sono continui e immediati.

Ci vuole energia per creare un mondo. Dove la prendo?

Dalle altre parti, dai mondi che condivido e che non mi interessano più. Se davvero c’è un mondo nuovo che desidero abitare, vedi tu come chiudo con gli altri.

Anche dalla sperimentazione prendo energia. Lo sperimentare è il processo per la creazione, ma l’ultimo step  è “fare”. Quando faccio, è perché ho scelto. Ho deliberatamente scelto e deciso.

Il mondo che mi circonda, la Terra, pur essendo nei tempi lunghi inserita in una sperimentazione, di fatto nel qui e ora la sperimentazione è lasciata per diventare, ciò che dalle esperienze è emerso e, per un tempo due tempi, non si sa, deciso di essere.

Quindi quando si è creato un evento, una situazione, un’esistenza davanti a se stessi, significa che si è “fatto”. Il fatto è un’unica decisa particolare sequenza di archetipi, insieme al loro essere numeri.

Decisi come? Perché in una sequenza metto questi e non altri?

Come… perché… qui li ho detti tutti e due. Qui c’è tutta un’altra serie di criteri, ma sai che c’è, non mi va di elencarli. Non li so. Mi accadono dentro, ora non li so, forse Matto che viene dopo di me li sa.

Io sono Mondo, e a me il mondo basta godermelo, non ho la necessità di spiegarmelo, non ora.

Certo, però, che se chi ci spiegherà i come e i perché è Matto, andremo in ben originali parametri e altri modi di pensarci nel mondo.

Mi piace così il mio essere Il Mondo, un po’indefinito. Oh, sono io nel mio cervello che lo lascio così, ma prima di mettermi in questo viaggio, là dov’ero, e dove sempre sono, ho ben definito e deliberato ogni cosa, nelle sue sostanze e nelle misure, frequenze, intensità, eccetera. Io però poi, qui, mi sono data un cervello non troppo scientifico. Questa volta mi piaccio così.

Mondo, mondi, a volte mi definisco I Mondi, sì perché avverto che esisto in più situazioni e più dimensioni.

Mi rendo conto che spesso diciamo le cose, facciamo affermazioni che non sono relative a ciò che stiamo vivendo in questa Terra, in questa vita ma che parliamo da altre vite. Facciamo azioni da altre vite. Non so se le vite passate sono in un susseguirsi lineare o se stiamo vivendo più vite, potremmo dire parallele, questo non lo so, propendo più per una specie di parallelismo, ma so che mi arrivano frasi, atteggiamenti, di altre vite da chi ho davanti, e io stessa interagisco con loro da altra vita. La percezione è che io stia vivendo più dimensioni. Quindi più stati, e che la presa di coscienza di essere un più stati – situazioni si fa ogni giorno più elevata. Questo mi permette di comprendere molte cose di me e dell altro. Di non chiamare più le interazioni, i dialoghi con le categorie della terza dimensione, il regno della mente. Mente sa fare bene il suo lavoro, ma il suo compito è mettere le cose, i contenuti uno di seguito all’altro, uno separato dall’altro. Ma questo è solo il modo di mente di stare nelle cose, per sequenze. Di fatto la realtà è Una e appena io mi rendo conto di questo ecco che la dicotomia, l’illusoria separazione si solleva e io colgo l’altro da me nella sua unità. Lo percepisco con il cuore, per cui, lo comprendo. So di lui, lo sento in me. lo stimo, lo riconosco, apprezzo. Questi gli atteggiamenti che naturalmente nascono in noi appena siamo oltre la separazione di mente. Fuori il mondo è vasto e comprensivo. Amorevole.

Forse la percezione di essere in più dimensioni accade soprattutto con chi abbiamo già avuto vicino appunto in altre vite, ovvero con chi condividiamo più dimensioni. Siamo affini, sinergici. Le somiglianze, le coerenze, le simpatie, le attrazioni, gli arrapamenti… ehehe. Quanti bei giochi!

Oggi il gioco s’è fatto – Uno – ed è ancora più bello. 

Dopo di me viene Matto, sicuramente lui sa raccontare come accade.

Ora vado per archetipi e numeri.

Io, Mondo vado a giocare e qui chiudo.

Terrestre

Terrestre