Archetipi – Ayin

Archetipi 

Archetipi – Ayin

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Ayin – O – 16° archetipo – corrispondo

La corrispondenza di ogni esistenza evento situazione, persona con altre esistenze eventi situazioni e persone. Entangled.

Corrispondere. Siamo in piena Tavola di Smeraldo.

Ciò che è dentro è come ciò che è fuori per fare i miracoli della cosa Una.

Mi chiedo quante volte sono cambiate le corrispondenze nella mia vita.

Che modo di iniziare un archetipo.

È l’archè che si presenta, quindi è lui stesso che si pone questa domanda, lui stesso in me, in quanto me, e io in quanto lui.

L ‘uomo è archetipo.

L’archetipo è uomo.

L’archetipo è molto oltre il singolo uomo, ma anche: l’uomo manifesta l’archetipo.

Ogni essere manifesta l’archetipo. Ed è costruito sugli, attraverso, gli archetipi.

Ayin è un archetipo molto duttile malleabile trasparente adattabile agibile disponibile ma per questa sua apertura e adattabilità non è che possiamo prendercelo e farne quello che vogliamo.

Sì, ayin ci segue in fondo a qualsiasi esperienza e si adatta a tutti i livelli in cui lo facciamo scendere o salire ma, giunto al livello, ecco che lui è là e, come un occhio spalancato e spietato, non lascia esistenza esperienza o situazione non guardata, o ignorata o rimossa.

Per cui, posso andare dove e quanto voglio, ayin mi registra tutto. Ayin “è” la continua imperversante Presenza sempre accesa. Discreta. Ayin porta luce, illumina l’attimo, lo registra e lascia andare.

Ayin è anche il nulla. Appunto. C’è agisce, fa essere e lascia.

In ayin tutto sempre scorre.

Attimi attimi attimi. Adesso adesso adesso. Ayin sempre acceso.

Ayin non parla, non ricorda, non modifica, non precede, semplicemente sta come occhio sempre acceso tra dentro di me e il dentro di me, ossia tra me e le mie tante parti. Così, se io voglio, se io ho compreso il senso e il valore della presenza a me stessa e del dialogo interiore, ayin mi dà ogni attimo la connessione tra me e me stessa. Il mio esistere sentire pensare agire è sempre consapevole in ayin

Si tratta di vedere se – io – sono connessa con ayin.

Ayin – 16° archetipo – lettera O – in tutte le tradizioni è l’occhio.

L’occhio fotografa in continuazione. Siamo abituati a cogliere la realtà con l’occhio esterno e con la luce elettromagnetica, per cui abbiamo della realtà un’esperienza sensoriale legata alle bande della luce che stanno nella vibrazione elettromagnetica. Ma la luce ha ben altre bande. Altre vibrazioni.

Già Goethe affermava che la luce è data da vibrazioni che emergono dall’ombra, dal buio e che è riduttivo costringere la luce nei colori dell’iride.

Prendiamo l’affermazione di Goethe “la scienza è uscita dalla poesia” come un fatto superato. Guardiamoci nel già risolto.

Luce – buio. Realtà – nulla.

Qui gioca ayin. Qui ayin è sovrano.

Ayin è l’Osservatore.

Terzo occhio piantato qui in mezzo alla fronte. Ciò che raccoglie l’energia libera a fasci e ne fa una costruzione in base ad un intento. Energia libera che va ben oltre ciò che la banda dello spettro ci permette di vedere.

Quando dai telescopi ottici si è passati alle onde radio il cosmo si è di molto amplificato. Ci siamo dati una possibilità di manifestare noi stessi e conoscerci oltre quello che solo vediamo e che cade sotto gli occhi esteriori. In un certo senso, se non ce ne rendiamo conto, se riteniamo che la vista, i microscopi ottici, elettronici, ci diano il riscontro della realtà, questa è illusione. Ci perdiamo una gran fetta della nostra stessa creazione. La sua profondità, presa, pregnanza, sta oltre ciò che è visibile e percepibile con i sensi.

Se l’occhio esterno non arriva oltre la banda della luce che va da tra i 770 ed i 430 TUz, l’Osservatore ci permette di vedere oltre, dentro, attraverso. Perché ayin sta qua, in ogni livello di creazione che noi stessi abbiamo emesso. Lui c’è, a sostenere il dato di realtà, anche per ciò che pare non reale, non oggettivo. Ayin legittima la mia presa della realtà, la mia, personale. Che può anche discostarsi, amplificarsi, rispetto alle credenze dei più.

In ayin abbiamo altra esperienza nel sentire, nell’intuizione.

Quando comprendiamo questo, e la corrispondenza si fa un fatto di pelle, di sangue e di pensiero forte e Uno, ecco, non ho più bisogno di agire le mie reazioni, le risposte all’esterno. Sto in me. Ecco perché posso pensare diversamente, alternativo. Non muovo nulla fuori, lascio che solo il dentro di me lavori, si modelli e rimodelli, segua il suo personale unico orientamento. Non ho bisogno di stare con i più. Mi preme, amo, stare con i migliori.

Ayin mi porta chi mi corrisponde.

A che livello mi lancio nel mio orizzonte interiore per essere rintracciabile, catturabile da chi mi corrisponde?

Mi situo in una visione del cosmo ben più agibile e generosa di quella che mi hanno presentato. I pianeti sono dimensioni dentro di noi. Dentro esplicitano e aprono le loro energie che, se sappiamo che si muovono dentro, facciamo nostre, possediamo e possiamo usare.

L’unico modo per diventare ed essere una forza è farne l’esperienza.

Il resto è mente. Buona, ma mente non  basta per cambiare o creare una realtà.  Una realtà viene ad esistere, cade nel qui e ora, quando entra in lamed, ossia si dà una matematica, una misura.

Ho detto in Macrina trasforma che siamo pieni di impianti, schemi che si sono sovrapposti alla natura delle cose, perché osservavo che pur con tutta l’intenzione e la progettazione, accadeva che, nel momento di cadere qui, un obiettivo non era corrispondente a quanto avevo previsto. A volte si creavano ambiguità, dissonanze tra me e il progetto.

Ho continuato a scrutare nello stretto passaggio tra ciò che sta in me e ciò che mi ritrovo all’esterno. Avevo anche imparato che “non reagire” era la strada. La chiamano energia nucleare debole.

Dentro si aprivano comprensioni insospettate, ben altre corrispondenze, tra realtà della psiche e conoscenze, credenze, sul mondo esterno.

La non corrispondenza vista, trattenuta in un fermo immagine come punto da cui ottenere risposte sul “dove sta l’ambiguazione?”, “dove sta la non corrispondenza, il non allineamento tra dentro e fuori?”.

Queste domande portavano all’evidenza di schemi sottostanti prima considerati costruzione ragionevole, scontata, del reale. Ora si presentavano nella loro astrazione, estraneità alla natura dell’esistente e della mia esistenza.

Non reggevano più, come parti comprese nella costruzione del reale:

  • la visione del mondo
  • del cosmo
  • del corpo
  • delle relazioni umane, quelle familiari quelle sociali.

Ma come, tutto era non ineluttabile? Non legittimamente parte dell’essenza delle creazioni?

La mia creazione – ciò che io sono – si reggeva indipendentemente dal fatto che io togliessi ogni riferimento all’esterno.

Ero arrivata a scollare da me: cosmo, forme degli astri e dei pianeti, traiettorie e  orbite, morfologia terrestre, sistemi e apparati.

Con questi si scollavano relazioni umane, etiche, sistemi di relazioni.

Fino allo scollarsi del mio nome da me stessa.

Sì, anche Francesca era un impianto. Una sovrastruttura sovrapposta alla mia naturalità.

Non ho avuto paura di lasciare né il mio nome né i tanti nomi che negli anni mi ero data nei miei libri e nelle esperienze della vita.

Esisto – .

Anche senza un nome.

Sapevo anche che poi alcuni elementi, forse anche il nome, me li sarei ripresi. Ma adesso la spinta era andare in fondo, alla fine di questa faccenda di strutture schemi impianti e zavorre. Potevo stare anche senza nome.

Volevo essere l’energia libera e saggia della vita, della natura, del Terrestre, tutto il resto era in stand by. Prima vivere, respirare, erotizzare me stessa e il mio territorio. Un che di molto animale. Sì animale, vivo.

Ayin. La mia natura animale a corrispondenza, per cui l’armonia tra me e la dimensione terrestre. L’animale sa sostenersi riprodursi proteggersi curarsi.

Intanto corrispondo al terrestre e all’animale, pulisco da zavorre sovrapposte ogni altra mia dimensione.

Resetto terra – animale – donna – uomo – in me. Io sono il mio mondo.

Così stavo, ieri. Senza riferimenti che non fossero la natura.

Oggi faccio ayin con cuore psiche mente inconscio intelletto pensiero ciò che è la natura umana sulla terra.

Sono ayin con ogni uomo e donna.

Oggi faccio ayin con la mia parte astrale, la mia anima, le egregore di pensiero, le mie dimensioni sottili, quelle che vengono chiamate: extraterrestre angelo essere di luce. Sempre io. Ayin.

Il mio essere di luce, l’extraterrestre, l’angelo, ecc ecce, tutte le mie parti sottili – corrispondono – ayin – O – 16 – a me – terrestre.

Non l’inverso.

Dove la trova il mio ayin, il mio terzo occhio, l’osservatore, l’energia per sostenersi così? Da solo? Senza omologarsi né aggrapparsi all’esterno, senza appartenere a nessun altro pensiero e sistema sovrapposto?

Io sono i miei sistemi, i miei corpi. Dal corpo che si vede al campo morfogenetico di particelle che condivido. Magnifico entangled. Qui c’è tutta la forza che serve. Basta che io sappia stare qui.

Ayin è la casa dell’entanglement.

Una specie di esistenza sospesa nel nulla pieno di energie libere e – ayin – corrispondentemente – nella carne nella terra che sono.

Ayin.

Dentro e fuori sopra e sotto alto e basso corrispondono.

Tavola di smeraldo.

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