Archetipi – Fé

Archetipi – Fé – Specchi di Lorenzo Ostuni

mi invade.

Io sono .                                                                            

L’unico modo per invadermi implementarmi impostarmi innestarmi ovvero “ri-nascere” è “essere” .

Ciascuno di noi è sovrano di se stesso e del suo mondo.

Il mio mondo è individuale o è anche un collettivo?

Mi riconosco tante parti di me” è probabile che io sia un collettivo.

Un collettivo corrispondente.

Può essere anche un collettivo ossia – altro da me – che ancora non conosco.

Guarda, mi può anche destabilizzare perché, se voglio ampliare l’esperienza e la conoscenza di ciò che so fare e quindi di chi sono, ok, accetto di entrare in qualcosa che è ignoto.

Però, da adesso, tutto questo movimento dell’espandere, intendo guardarlo da un raggiunto livello di unità sia interiore che esterna.

Sto dicendo che, se matrix ha fatto parte della mia esperienza, l’ho vista subita accettata usata superata, ecco, questa dimensione di matrix, la terza dimensione, intendo continuare ad abitarla e condividerla determinando un punto di non ritorno.

Terza dimensione

polarità

eterno ritorno nel cerchio – uroboro – copioni – no.

porta fuori.

porta oltre.

espande.

Fé – F – P – 17°archetipo – Espando

archetipo corrispondente yod 10 – Concentro.

Inspirazione espirazione

sistole diastole

se concentro poi devo mollare

se lascio andare poi devo ri-condurre.

Che linguaggio terra terra, sono arrivata che scrivo come parlo.

Inizio a comunicare con il:

  • ba ba ba

di quando ero piccola

i primi

ma ma ma

ta ta ta.

Anche l’evoluzione che ho fatto nel linguaggio dice che tutto è sempre:

espansione sviluppo evoluzione apertura allargare esplorare inondare tracimare esondare andare ad invadere uscire dal consueto e consolidato uscire dalla doxa dal così si fa così si dice dalle sicurezze dal già scoperto saputo e risaputo.

Oltre, ancora oltre.

Fé.

In Fè, mi vuole la vita.

Sempre nuova mi vuole la vita.

Tutto ciò che amplifica tutti i movimenti del mondo di fuori per manifestare il movimento interiore che va da dentro a fuori. In continuazione.

Vita è movimento.

Vita è i 22 movimenti della Forza.

Pensiero è i 22 movimenti della Forza.

Parola è i 22 movimenti della Vita.

“Le parole hanno una storia di cui è giusto tener conto come se fosse una vita” [1].

Dal centro di me stessa yod all’esterno .

Cose che sappiamo già, a che serve che io le scriva?

Che il lettore le veda?

Facciamo yod fé yod fé  

yod fé

ossia, concentro espando poi fermo ciò che ho esplorato e conosciuto, lo faccio mio, divento ciò che ho esplorato poi fermo, lo avvertiamo il movimento della psiche? Avvertiamo il pensiero essere dinamico? Non solo per il fatto che crea una lettera dopo l’altra, una parola e frase e sistema semantico dopo l’altro, ma per il fatto che si espande in uno spazio che sta dentro di noi?

Che egli stesso, il pensiero, spazia in mille direzioni, si dà infinite possibilità di estendersi sul territorio della psiche per il fatto che lo lasciamo esistere così come a lui piace? Darsi a noi, nella nostra vita in mille rivoli di possibilità, ipotesi, strade, transiti?

Pensiero che s’incammina nello spazio e ci permette percorsi, esplorazione della psiche, poi, noi – yod – io al centro delle mie esperienze di pensiero, scelgo, mi oriento, e mi do una direzione.

Compio una scelta, la scelta perfetta di dare concretezza – dalet – a uno dei mille pensieri che mi sono permessa.

Il mio pensiero è espanso. Io, sono espansa.

Io sono un’esploratrice di possibilità. La mia psiche, la mia mente, il pensiero, aperto, possibile, sondabile.

Territorio esplorabile del mio mondo interiore, poi qualcosa, ciò che – amo – lo posso far accadere nel mondo del qui e ora.

Vedermi realizzata nelle possibilità, diventate realtà, di un pensiero nuovo, esplorato, voluto.

Vedere altri tentare, realizzare, concretizzare i loro più alti pensieri.

Ecco pensieri progetti compartecipati, entangled, ecco il collettivo che mi corrisponde e che riconosco. Oppure che non subito riconosco, ed allora l’esplorazione rientra in me, negli spazi del mio buio interiore, perché se la vedo fuori una realtà significa che dentro ho il gancio waw, il seme alef, corrispondenti ayin, sta a me, utilizzare l’informazione che mi viene dall’esterno per integrare una parte di me.

Divento ciò che ho visto di me, poi accade qualcosa, forse un samek – pieno – e da questo automaticamente istintivamente il movimento si fa – verso fuori.

Siamo qua semplicemente per renderci conto di come funziona il nostro pensiero: ispirazione yod espirazione fé

Sistole yod diastole fé.

Vuoto pieno.

Due movimenti – polarità.

Trattenere è un movimento.

Anche stare fermi, stazionare. Ha a che vedere con: concepire covare nutrire allattare allevare far crescere.

La vita – – che è movimento – ghimel scin – ha l’esigenza di fermare i movimenti esterni per “fare opera” all’interno.

Fino a samek.

Fino a che, da solo, il pieno samek si fa, la vita matura, cresce, si compie e naturalmente inverte il movimento in .

, nei primi alfabeti è rappresentato dal braccio teso, nell’alfabeto ebraico viene visto come la bocca con un dente, a me pare la bocca con la sua ugola. L’ugola è il movimento all’esterno del pensiero, nella parola.

È visto anche come una gabbia con all’interno un uccellino, un uccellino sempre attaccato, imprigionato, legato al cielo (la parte superiore del glifo).

Quando si libererà l’uccellino? Quale la parola d’oro che lo lascerà andare?

La parola che mi centra, e che mi libra nella mia espansione?

Quando ho azzeccato la parola e la frase giusta, tutto accade”.

, suono che è un’emissione. Conformiamo la bocca le labbra, la lingua in modo che esca un respiro un suono quasi in fischio.

F – il corpo si lancerebbe nello spazio.

P – vuole una piccola contrattura delle labbra, quasi a rendere ancor più concentrato, intensificato il respiro-suono emesso.

In mi interrogo:

  • vengo da yod, sono passata per ayin

mi chiedo, ora che il mio movimento autonomamente si vuole all’esterno, mi chiedo:

  • che c’è là fuori?
  • Dove mi sto lanciando?

Nel mio movimento che mi esterna da me stessa?

C’è uno spazio che mi accoglie?

Chi l’ha creato, se io sono il creatore della mia creazione? Qualcuno mi ha costruito uno spazio?

Sono propensa a credere che è una parte di me che mi crea gli spazi. Ed ora mi vuole qui, in questo spazio ignoto, inesplorato; che io attraversi me stessa, incontri parti di me mi conosca e ri-conosca.

Fé yod

Yod fé

E sono in equilibrio.

Tengo costante il riferimento a questi mattoni della costruzione della realtà che sono gli archetipi ed esco da me stessa, esploratrice dei miei mondi, in equilibrio.

Yod mi dà la coerenza, mi tiene collegata alla coscienza. La sincerità con me stessa.

In yod imparo a non barare né verso me né verso il mondo.

mi dà la fiducia in me e nel mondo.

Ayin corrispondenza, se io non baro, interagisco dalla singolare rettitudine di coscienza.

Yod fé

Fé yod

Equilibrio in me stessa e nel mondo.

 

[1] Paolo De Benedetti, L’alfabeto ebraico, a cura di Gabriele Caramore, Morcelliana, 2011.