Felix – la quinta dimensione
Insisto su la quinta dimensione.
Insisto che se voglio essere in felix devo girare la spalle a matrix.
Torniamo a ribadire il fatto che tutto è un grande teatrino e che me la sto raccontando. Voglio azzeccare la versione bella. Lascio ogni spiegazione, mi manterrebbe in questo caos-matrixxiano. No. No. Quando lo si avverte, lo si avverte. Non serve spiegare. Quando si avverte si lascia la presa. Facile.
Mi sono detta: Anche nel passato (sempre tutto relativo al fatto che passato non si dà, sono semplicemente categorie per spiegare ciò che entra in scena dentro e fuori di me), anche nel passato c’erano le guerre, i combattimenti, i soprusi, ma la vita era più naturale e forse il tutto era vivibile. Che ne sappiamo, forse c’era un po’ più di naturalità. Non lo so.
Forse ci sono mille spiegazioni, non mi interessa. Mi sono soffermata sul fatto che il periodo del patriarcato, in cui siamo ancora inseriti nonostante stia miseramente cadendo, è iniziato circa 5.000 anni fa, la sua comparsa è segnata da una serie di indizi, non mi soffermo.
Per cui, se vado più indietro, prima del 3.000 a. C. forse trovo degli strumenti di comunicazione e di linguaggio non segnati dall’intervento del maschile-deviato del patriarcato.
Non do altri contenuti su questo perché c’è chi lo sa fare meglio di me, perché sarebbe troppo lungo, e tutta questa analisi la trovate sul web e sui libri.
Mi centro sul fatto che: ● dentro – fuori ● sopra – sotto ● prima – dopo ● corrispondono per cui se io porto in scena lettere di un passato, è quel campo di pensiero, quegli impianti, quelle informazioni che lascio emergere.
A me questo interessa, contattare le dimensioni, le condizioni mentali e dell’agire di quando eravamo più sani ed equilibrati sia con noi stessi che con l’ambiente. Riportare nel mio qui e ora queste frequenze così mi si aprono questi pensieri, e di conseguenza creo tale realtà. Sono sicura che non è solo un tornare indietro, lo dice anche Il mago – arcano n. 1 – archetipo alef – A – 1, e come dice l’archetipo otto – 8 – het – H – arcano – La giustizia – ogni espansione dello sguardo su un territorio, e corrispondentemente in una mappa, non è un tornare sulla stessa situazione ma aprire, arrampicare fino a giungere agli impianti di quella situazione e quindi, con una spinta determinata della potenza che siamo diventati, elevarsi, sempre sullo stesso scenario (territorio mappa) ma da un livello più alto. O più basso, dipende da dove sto andando.
Chi mi sta seguendo da un po’ non fatica a comprendere il linguaggio e le categorie che sto usando. Anche il linguaggio che si seleziona per proseguire dice se stiamo cambiando frequenza, se siamo entrati nel cammino delle parole coerenti, correlate al senso.
Scrivo il post semplicemente perché io ho voglia di scrivere ciò che penso, senza nessun altro obiettivo tipo il cercare chi la pensa come me, chi sostiene ciò che dico.
Al punto in cui mi ritrovo non servono più né alleati né sostegni. Casomai si è complici, anche senza dirselo.
Tolgo immediatamente ogni vibrazione fastidiosa che m’arriva. Ossia le persone e le situazioni e quel poco che dico è – poco – ma coerente.
Preferisco dire il minimo ma coerente.
Il movimento cambia immediatamente e può sorprenderci. Nel senso che se io continuo a pensare e dire che attorno a me voglio solo chi è sano, in tutti i sensi, chiaro che molto se ne va. Risano io – risana il mondo attorno a me. Dapprima mi sorprende un po’ questa pulizia e relativa solitudine, poi mi rendo conto che l’ho voluta e perseguita io. Va benissimo.
Immediatamente dopo mi accorgo che, pure se si è svuotato, il campo non è vuoto. C’è ben altro qui dentro. Per cui, benissimo, questa è la strada. La coerenza sta tra pensare dire volere agire.
E’ stato un percorso piuttosto semplice da un certo momento in poi: ho chiuso, ignorato, non risposto, non alimentato, ho tolto il pensiero, non ho più pensato, ho ignorato. Con buona pace delle buone maniere. Ho resettato, sorpassato, by passato.
Chi e che cosa ho by passato? Qualsiasi persona o cosa o situazione. Ancora oggi così.
Sento il disturbo, respiro e appena posso mi defilo.
Qualsiasi disturbo io avverta significa che sto con il piedino in matrix. Respiro, nel senso che – io – me ne voglio andare – gli altri non so. Non mi occupo degli altri. Non sono un salvatore. Io vado avanti, non mi fermo a guardare dove ti sei arenato, véditela da te. Io ho fatto così, non so perché mi sono data da fare con simboli lettere numeri ed alfabeti, e sono dove sono.
Per cui, non dico nulla, lascio dire, lascio fare, lascio esistere o non esistere.
Non mi riguarda. Nulla di ciò che non cade piacevolmente nel mio qui e ora mi riguarda.
Se ancora qualcosa o qualcuno interferisce, come ho detto, ci respiro sopra. E chiudo gli occhi di fuori e le orecchie. Deve sparire davanti a me. Che cosa ci sarà al suo posto? Non lo so.
Io so chi e che cosa voglio io. Su questo insisto, mi sposto, scelgo, qui punto l’osservatore.
Recupero energia da tutto il resto. Certo.
Non torno indietro, per nulla e nessuno.
Non ho giochini da proporre, tanto meno tecniche. C’è un intero sito che dice come sono arrivata a questo, a crearmi la mia realtà. A me accade, logico che ciò che invento arriva qui. A forza di assumere alfabeti segni numeri memorie. Hanno svolto la loro funzione.
Non poteva essere che così:
quando si mette su un pensiero, accade.
Ora: mi sono detta:
- Intendo andare oltre, prima del patriarcato. Mettere il naso là. Chissà che accade.
Sono andata perciò a trovare gli alfabeti sumero – accadici – egizi – ugaritici, più indietro fino ai pochi raggruppamenti di segni e simboli che ho trovato. Dopo qualche giorno ho notato che il mio pensiero era un po’ più fluido, più accettabile, meno aggressivo e giudicante e più comprensivo.
Direi che mi stavo spostando da un pensiero e atteggiamento di polarità, separazione, competitività, conflitto, ad un pensiero di possibilità, di più variabili, più morbidezza.
A questo punto ho provato ad andare ancora oltre, e mi sono ritrovata a pensare a flussi di pensiero, frequenze
Tavole delle corrispondenze
queste corrispondenze riguardano frequenze di suoni colori
qui abbiamo i primi alfabeti.
Basta, a me questo serve.
Buona giornata.