Sperimentare – 13 – La Morte

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13 – La Morte

Io sono il mio corpo. Il mio nome è “Corpo”.

Conosco la vita e mi piace. Intendo viaggiare nel cosmo usando la morte diversamente. Questo corpo mi sta bene. Ah certo, ce ne sono di più affascinanti, ma io col mio ho un discorso aperto, un’alleanza e me lo tengo. Più io lo riconosco e lo amo più lui sta bene, meglio, e vuole stare con me.

La guarigione è la danza dell’energia pulsante.

Dentro scorre una magnifica energia. Innanzitutto è divertente, quando c’è la situazione che mi attizza questa energia la mia vibrazione si alza immediatamente. Tutto si solleva, diventa meraviglioso, io respiro ampio, dormo, danzo, vivo. Nel senso che davvero la vita mi attraversa, il cervello fa un guizzo, e questo mi piace tanto. È inutile che cerchiate di immaginare che cosa sto vivendo, tanto meno vi conviene cercare di spiegarvelo con i soliti… refusi. Sì, le interpretazioni del mondo non le chiamo più nemmeno schemi, per me ormai sono refusi, vecchi inutili file che stanno esaurendo.

V’assicuro, quello che sto vivendo è diverso. A me sta diventando molto naturale, come se sotto la realtà, in cui mi pareva di essere immersa, io avessi sempre vissuto così. Forse è vero, l’esistenza mi strideva, mi stava stretta. Talmente mi sono scrollata inutilità di dosso che finalmente mi giro come piace a me. Il fuori che non mi torna? Mah è illusorio per cui sarà veloce il suo sparire. Io vivo dentro. C’è una forza, una consistenza, un’ampiezza di vedute e di orizzonti da dentro che la centratura del mio mondo interiore si fa ogni giorno più come un “questo è”. Non c’è più né un prima né un dopo. È l’istante.

Ah ecco, è anche ciò che ho scritto all’ingresso di questa raccolta sui Tarocchi visti nel loro essere archetipi, i 22 movimenti della forza[1].

Ogni Vivente che si ascolta

sa che

Tutto è dentro di sé

ed è

l’Istante.

Dato che ogni tarocco è anche un numero, abbiamo movimenti e sostanze. Ogni numero è sostanza. Ogni volta che io ne metto uno davanti all’osservatore, qui sul terzo occhio, ossia… penso un numero, egli [2], il numero, si anima, diventa vivo e inizia a generare se stesso e se stesso in una forza. Chi ha la forza generante e moltiplicante è il numero stesso, ma egli diventa vivo perché io, l’osservatore lo… osservo.

Morte, dove sta morte in tutto questo che sto scrivendo? Morte è “generare” vita.

Io genero numeri e glifi, lettere, segni e simboli. Genero ciò che contiene vita, e che si dà al mondo con la sua forza generante. Sai i mondi che creo! Il mio compito in questo processo generante e creante è quello di inventare forme in cui queste entità si mettano in scena. Il mondo che nasce da un processo di creazione impostato consapevolmente su numeri e segni presi nel loro essere puro, nudo, coerente e sincero, i mondi che da qui creo sono coerenti, sinceri, sincronici equilibrati. Posso solo starci bene.

Perché è possibile questo? Perché, perché sotto la finzione c’è la verità di ogni nano-micro-esistenza generante: numeri e segni, i 22 movimenti della forza. Il mio compito (mio significa per me, io mi occupo solo di me); il compiuto verso me stessa se ancora sto in matrix è solo questo: andare oltre la finzione. Il mio – primo – ogni volta primo, ossia unico e singolare personale atto generante è solo questo: vedere la mia finzione riconoscerla e lasciarla. Lasciarla a matrix, io vado oltre.

In questi giorni avrei dovuto essere ad un convegno sui numeri. Ma io, cocciuta, dato che so che le sostanze parlano direttamente ad ogni intelligenza e ad ogni cuore che è aperto alla verità, io sono rimasta a godermi il mare il sole e i bambini. Sicura che i numeri avrebbero parlato a me direttamente per quanto serve a me. Di rivoltare cose giù accadute, già dette e sapute non mi interessa, io devo stare attenta a come investo la mia energia, la forza mi serve per creare i mei mondi nuovi.

Io – io – io . Mio – mio – mio. Oh! Che essere che vede solo se stesso! Sì, me l’hanno insegnato gli dei creatori:Io sono”.

Fino a che invento io genero, mi immergo in mondi nuovi. La morte mi serve, sì dico, lei è la mia ancella, e mi dà le dritte, i movimenti per spostarmi da una creazione ad un’altra mantenendo il mio corpo, dato che, con questo mio corpo intendo godermi ciò che creo.

I maya ad un certo punto si sono messi d’accordo, hanno indossato le loro vesti lunghe sui corpi amaranto. Sono andati alla valle dorata, hanno fatto lunghi respiri e sono partiti. Leggeri, la loro macchina, il corpo, li ha trasportati dove loro avevano concordato. Tutto qua. Questa è la morte. Morte è usare la macchina del tempo e viaggiare. La macchina del tempo è il mio corpo.

Quello che sta trasmutando è semplicemente l’orientamento della mia psiche che era in modalità distruttiva e sta andando in modalità costruttiva, anche detta “me la godo” grazie alla funzione e forza dei numeri. 

Quando ho messo il titolo di questo brano mi dicevo:

  • Come farò a parlare di Morte?

Eppure, lo so per esperienza che le sostanze vengono, si mettono in scena da sole, e si presentano da sole. Come sempre grazie, anche a Morte.

[1] Francesca Salvador, Archetipi, i 22 movimenti della forza, Youcanprint, 2017.

[2] Egli, pronome personale, ogni numero è un ente e ha identità.

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