Archetipi – I 22 tarocchi per gioco – 1

Archetipi – I 22 tarocchi per gioco – 1

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Archetipi – I 22 tarocchi per gioco – 1

Inizio da qui un nuovo capitolo. Metterò sul blog le bozze di uno dei miei libri dato che lo sto modificando. Questo aggiornamento è radicale e, come per tutti i miei libri, sta a dire dove sono arrivata quanto a come intendere la realtà e la vita qui.

A volte mi guardo in giro, ovvero cerco di informarmi sulla ricerca: a che punto è l’umanità quanto a conclusioni su come stare al mondo.

Oh, potreste dirmi che ci sono tanti livelli di comprensione della realtà. Infatti.

Il punto è che, quando s’è capito e preso atto che ogni cosa raccontata e anche costruita che sta in matrix è, semplicemente, da smaltire, disinstallare, non resta granché da dire. Anzi, ogni volta che si fa una parola si riporta matrix qui. Almeno per adesso. Fino a quando non si è penetrata la realtà, e con essa ogni parola che la manifesta ed esprime, e così andare oltre in ciò che potremmo chiamare la Sorgente. 

Il fatto è che la Sorgente non è un fatto mentale o filosofico, non sta nemmeno nel pensiero.

Prima anche del pensiero.

Insomma, facile a questo punto.  

Perché, in fondo, si può parlare di tante cose, si può ampliare l’analisi di fatti e situazioni, si può discutere di tecniche, dinamiche, modi per tentare di uscirne più o meno funzionali, il fatto è che si tratta di riuscire, di fatto e individualmente a trovarsi in una situazione nuova, piena di potenzialità e di vita.

Una situazione in cui ciascuno sta al centro di se stesso, della propria vita, del cosmo che genera attorno a sé. Sì perché l’unico contesto a cui si può riferirsi è quello che si ha attorno.

Con se stessi e con chi sta nel campo.

Nello stesso campo morfogenetico. 

Per come sono arrivata a pensare io la realtà è fatta del creatore, che crea ogni attimo se stesso in un’esperienza di sé che chiama ‘realtà’ e degli altri protagonisti nello stesso campo, reali, concreti, toccabili, con cui interagire.

Tutto il resto, ossia ciò che non cade nella concretezza, che non cade sotto la reale verifica dell’Osservatore, di fatto, non so se esiste o no.

Per come la vedo io, tutto il resto è narrazione, modi di raccontarsela, manifestazione mentale.

Può comprendere questo momento o il passato ma, di fatto, non esiste.

Quando sostengo che, di fatto, un tempo, un evento, una persona o cosa ‘non esiste’ non significa che mi tolgo da ogni responsabilità su chi ho davanti, sui tanti campi, e sui personaggi che vedo nei vari campi e con i quali interagisco. Dico che è mia la responsabilità di come mi relaziono con ciò che mi arriva davanti – può essere materialmente davanti o in immagini, suoni, ecc, ossia ciò che mi arriva dalle informazioni.

Perché sono io il creatore,

io emetto un’onda pulsante che dà forma, sostanza, struttura a ciò che vedo. Fino alle persone. 

C’è una realtà indipendente da me? Dal mio essere il creatore della realtà stessa? Quella di cui faccio esperienza?

La differenza tra fisica classica e fisica quantistica sta qua.

E’ un passaggio. E’ un autentico radicale passaggio dello stare al mondo.

Di fatto, per la fisica quantistica il mondo là fuori non esiste. Nello stesso tempo l’Osservatore si crea una realtà, un campo, un mondo per esplicitare se stesso, fare esperienza di sé. Conoscersi, crescere evolversi.

Evolvere verso dove?

Archetipi – I 22 tarocchi per gioco – 1

Fino a qui, negli ultimi secoli, l’umanità è stata in un loop. Ripetere sempre le stesse vite, le stesse dinamiche, sfortune, gabbie, fatiche, morti e ritorni, quasi senza avanzare. Come una coazione a ripetere senza fine. Ma ecco che, appena scrivo questo, già lo cancellerei, perché di fatto, anche dire questo non è vero. Anche questo ultimo pezzo di storia è irreale. Una matrix, non so perché la chiamo così. Un programma che stiamo partecipando, ma del quale sappiamo solo il tempo in cui noi stessi ne siamo immersi, e anche questo relativamente. Ma, di tutto il passato, in effetti, non possiamo garantire che davvero c’è stato ed è stato così.

Ma non sto qua a spiegare tutto questo, in rete si trova questo livello di indagine e tentativi di darsi una soluzione.

Basta cercare, porsi le domande e le indicazioni arrivano.

Tutto è così, tutta la storia è così, potremmo cancellarla con un colpo di spugna. Non esiste, esistono una serie di schemi, memorie, file dentro alle nostre teste, nel collettivo, e lo portiamo avanti ma nessuno può dire che davvero esistano.

In fondo, anche i dejavu, le connessioni col passato, per non dire dei libri e dei documenti, dei reperti, tutto può essere semplicemente proiettato fuori da me, da noi. Eppure, non possiamo evitarlo, nemmeno rimuoverlo. Ce lo siamo messo davanti per farci i conti, come ho detto: per sperimentare e conoscerci.

Questo modo di stare al mondo che sto tentando di spiegare qui, arriva a non essere sostenuto. Niente e nessuno fa parte del reale. Per gli altri nemmeno io. E, per me, io esisto, ma queste che ho, con le quali mi manifesto, sono solo sembianze, una forma. Poteva essere un’altra.

Quindi: cosa resta da fare o da dire?

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Come si può trovare la motivazione per andare avanti?

Si può proseguire quando si è preso coscienza di ciò che è detto sopra.

  • Sto in una realtà che io manifesto.

– Questa realtà non esiste fino al momento prima che io la proietti fuori di me.

  • Così come non esiste nel momento che io non sono più nell’attimo, in ogni attimo, in cui creo questa realtà.
  • Nel momento di cui mi rendo conto di questo, tutto cade. Qualsiasi realtà diventa relativa, cade su se stessa. Cadono le epoche, la storia, i fatti, i personaggi, le epopee, le narrazioni. cadono gli impianti, gli schemi, i file, le egregore di pensiero, le grandi linee programmatiche del reale-matrix. 
  • Nel momento in cui lascio tutto, proprio tutto, sono vuota, libera e da qui, finalmente, posso creare assumendomi tutta la responsabilità di ciò che metto in scena.
  • Ciò che mi viene davanti, tutto, è mia responsabilità e lo risolvo, lo supero, solo quando ne riconosco tutta l’origine in me stessa. Per cui, se non risolvo, se non armonizzo con ciò che ho davanti, significa che il nodo è in me, il gancio della separazione è in me, le istanze profonde di ciò che vedo fuori stanno in me.

– Nessuno è responsabile, se non me stessa, di ciò che mi accade e di ogni possibile soluzione.

  • L’unica cosa da fare è comprendere le dinamiche profonde della vita, delle interazioni tra creazioni. Comprendere, riconoscere, integrare. Così da lasciare quell’esperienza, avendola conclusa e integrata, e così poter andare oltre.
  • Lavorare sull’esperienza che ho davanti e integrarla richiede di uscire dai luoghi comuni, dagli standard, dalle ripetizioni. 

Chiede di togliere il valore di assoluto, di sacro, di inderogabile ai vari aspetti di me, della vita, delle relazioni, fino alle più a monte: Dio, mio padre, mia madre, i figli. Il compagno/la compagna. Il collettivo, la società, la nazione, lo Stato.

Va smontato TUTTO.

Ma va smontato, no dissacrandolo ossia distruggendolo, (questa sarebbe continuare a separare), si tratta di lasciarsi penetrare da persone fatti eventi senza lasciarsi sopraffare.

Si tratta di portarli o toglierli dalla propria vita e vicinanza ma in modo che non si dà separazione ma integrazione, compimento, chiusura naturale di una gestalt, di una creazione precedentemente messa in atto. 

Ripeto:

Archetipi – I 22 tarocchi per gioco – 1

Archetipi – I 22 tarocchi per gioco – 1

Siccome sono il creatore della mia realtà devo vederla e accettarla tutta, nei suoi aspetti. Ne sono direttamente responsabile, di ogni sua parte e forma. Solo quando l’ho assunta in toto, posso trasformarla. Perché ogni aspetto della creazione che ho messo in atto è la manifestazione di un aspetto di me. Solo assumendola la vedo in toto, e vedo me stessa.

Spesso, a livello razionale, conscio, non sono nemmeno a conoscenza dei varia aspetti della mia creazione, quindi della realtà che vedo fuori. Diciamo che posso non comprendere gli aspetti tecnici di una situazione (la scienza) ma ne ho, in me, la conoscenza in toto, la conoscenza sapienziale. Di come quando perchè una realtà è stata creata da me.

Come quando perchè e la relazione con me.

Quando sono a questi livelli, l’unica creazione gustabile, su cui mi piace indugiare, è la mia.

Cui mi piace dare energia, prendermene cura e avere il feed back, è la mia. 

E passo da matrix alla matrice.