Archetipi – alfabeti dal femminile
Archetipi – alfabeti dal femminile
Quello che qui sostengo, dopo vent’anni che sperimento il risveglio della mia coscienza con gli alfabeti è :
- gli alfabeti delle antiche civiltà ci portano a vedere – chiaro e tondo – il gioco in matrix.
- ci fanno prendere consapevolezza del potere che abbiamo nel pensiero e nella parola, orale e scritta -ma anche i limiti della “parola”, rispetto all’esistere in altri tipi di comunicazione
- gli alfabeti – segni – simboli con la loro funzione – ossia la frequenza del loro originale (di ogni segno) movimento – ci portano a terra, alla concretezza
- ci fanno toccare concretamente la potenza della capacità di trasformazione della realtà che abbiamo
ma
il cambiamento del paradigma – da matrix a oltre matrix – – la trasformazione della mente affinché diventi ancella dell’anima, li abbiamo solo se andiamo alle civiltà più antiche, quelle che già vivevano la pace, l’onore,il rispetto della vita e della natura, il rispetto e l’onore per la legge naturale – il senso della vita e il “buon senso”, ossia
le civiltà matriarcali
Perché bisogna risvegliare in noi la dimensione e le frequenze del loro vivere, della loro visione del mondo, del loro modo di stare al mondo.
Gilania – Vinca – e tutte le altre ancora vive che sono sopravvissute agli assalti della storia dei patriarcati. Dopo di che, comprenderemo che anche il patriarcato faceva parte del gioco, ma per adesso vanno compresi i singoli passaggi e messi al giusto posto. Data, alla storia, e ai suoi protagonisti la sua coerente e onestà Giustizia.
Questo post sta anche come PAGINA nella sezione ARCHETIPI.
Pubblico questo post, che sta tra le bozze da tempo, stasera, 19 marzo 2020.
Chi legge sa in che periodo ci troviamo. Si dice di tutto. Si cerca di spiegarsi la situazione, di sapere come procederà.
E’ tutto un po’ strano, certamente sospeso.
Io non ho nessuna voglia di scrivere, questo da tempo. Evidentemente va bene così, ma i pensieri passano ugualmente e anche certi input… specie la mattina. Come aver sondato tutto, fatto tutto. davvero questo tempo è finito e con esso questo sistema e questa impostazione dis-equilibrata di stare nell’esistenza. Il giro di boa. Ora si risale tutto.
Ogni volta che mi passava un pensiero per la testa la prima spinta era scrivere, la seconda: non scrivere. Ricacciare tutto dentro.
Così da… spingere, forzare un altro tipo di comunicazione: quella telepatica. Quella che scorre dall’interno. In noi stessi, nel nostro corpo, tra i corpi.
Intanto che cosa comunicare: tutto ciò che ci siamo passati per secoli e millenni? Con cui siamo arrivati a questi livelli di congestione confusione isteria saturazione complessità scombinìo caos di messaggi contenuti informazioni pensieri ecc.
A che serve rimescolare nel pentolone.
Lo sto dicendo da un bel po’ nei miei post. Passano i tempi, i secoli, i millenni e stiamo ancora a fare e dire le stesse cose. Coazione a ripetere.
Quello che stiamo riportando in scena da un po’ di millenni è deformato in partenza. Dall’esperienza della separazione (che non so che cosa sia stata dentro di noi) ma, da quella in avanti, è andata sempre più separando, e separando ciò che era stato separato. Sempre più lontani dalla fonte, ma non… lontani ma ugualmente Uno. Lontani e senza più il “senso della Fonte” ossia il “sentirsi” UNO.
UNO non è assolutamente il pensiero unico dei globalisti superficiali che stanno distruggendo i popoli, l’UNO è… l’essere a casa, nonostante lo stare qui sulla Terra, dove Terra è un pattern, un ologramma. Non è niente di materiale.
Invece… siamo lontani e separati, poi separati sulla separazione e avanti così, quasi in un frattale al contrario. E ‘un’illusione, ma ci crediamo.
E così le soluzioni. Son sempre parziali.
Ecco perché, fuori da tutte le parole, ho messo qui sotto le Tavole de le civiltà gilaniche. Civiltà matriarcali, quando il pensiero era Uno. Così che… vedendoli, guardandoli osservandoli disegnandoli riproducendoli in mille modi e materiali, noi richiamiamo, da dentro di noi, quella frequenza, quel campo vibrazionale, quella dimensione in cui siamo Uno. Alef. Pensiero Uno.
questi sono solo alcuni
Da qui, dal pensiero Uno, le distinzioni non sono separazioni che annullano l’altra pare di me – che sempre io sono – ma sono semplicemente lo specchio davanti a me, la proiezione di me, che io porto fuori, la riconosco e la integro. Lo dico più avanti nel post perché le civiltà gilaniche, e con esse quelle civiltà antiche antichissime (ma tempo lineare non si dà) in cui l’Uomo era allineato con se stesso, la natura, ciò che aveva creato attorno a sé. Bisogna risalire a quel momento in cui “siamo Uno”. Risalirci non intellettivamente, ma con Psiche, con l’esperienza energetica di… in che cosa vibriamo. Inondarci di questa energia, queste vibrazioni, questo campo morfogenetico. Allora, tutte le frequenze stonate, tutti i campi inquinati, si ri-allineano ed armonizzano.
Questo processo non si può fare all’esterno, non posso accettare tutti e chiunque nel mio spazio vitale. anzi, devo proteggermi. Distinguermi. Ma, nello spazio interiore dell’Uno che sono, là, le tanti parti di me possono interagire.
Sono questi segni e simboli, vissuti, usati, da chi viveva in se stesso l’unità con l’esistenza, con la natura, con le tante parti di sé, che possono, dentro, non sappiamo come ma accade, che noi possiamo ritrovarci fuori, traghettati oltre la separazione, la conflittualità, fuori dalla paura e dalla necessità.
Buoni segni simboli alfabeti.
Buona ricostruzione. Qui sotto i link dei segni simboli e alfabeti.
Le civiltà matriarcali – pacifiche – mutuali – solidali
Metto qui alcuni link su Le civiltà gilaniche.
http://www.universitadelledonne.it/marija_gimbutas.htm
http://anarchopedia.over-blog.com/2016/11/societa-gilaniche.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Marija_Gimbutas
https://it.wikipedia.org/wiki/Riane_Eisler
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/marija-gimbutas/
libri:
https://www.ibs.it/libri/autori/Marija%20Gimbutas
La storia è in debito con queste popolazioni. La storia va riscritta, certo. Va scardinato l’assioma che – la separazione – la violenza – la competitività – il conflitto – la prevalenza – la dominazione – la guerra – sono sempre esistite nella storia umana.
Sono esistite certo la competitività, anche la caccia, e l’arte della guerra, del guerriero ma, la violenza, la inumanità, la schizofrenia dalla natura e le sue leggi, la gabbia violenta e oppressiva degli ultimi 5.000 anni, non sono i fondamenti dell’agire umano né delle società del passato lontano.
Possiamo ritrovare la nostra alleanza con la Terra, la natura, il cosmo. Il nostro allineamento alle leggi naturali. Al senso del sacro inteso come riconoscimento e rispetto di ciò che – naturalmente esiste – e ci dà vita.
Civiltà pacifiche – matriarcali – dedite alla realizzazione del singolo e della comunità. Rispettose della vita, della natura, dei ruoli allineati alla vita e al suo sviluppo.
Vengono qui sotto proposte le tavole dei segni e simboli di queste civiltà. Se abbiamo percorso la vie degli archetipi primari per ritrovare i semi della nostra memoria, il senso ontologico delle cose, il percorso fino a qui seguito ci ha portato a vedere… la narrazione… che ci stiamo facendo e nella quale siamo immersi. A vedere e toccare con mano la caverna. Sì, la caverna di Platone, nella quale siamo immessi, ma che possiamo lasciare nel momento che ne tocchiamo la consistenza, la riduttività
Soprattutto dal momento che, messi il piede fuori – oltre – la caverna, abbiamo al consapevolezza della vastità e illimitatezza della vita, delle relazioni, delle felicità, delle possibilità. Della grandezza dell’uomo, della Terra, della natura, il cosmo, il Pensiero, le nostre potenzialità.
La psiche impostata sulla convivenza pacifica, mutuale, naturale.
La psiche impostata sulla separazione, sulla paura, sulla competitività e conflittualità.
Cosa scegliamo di portare sulla scena?
Gli alfabeti dal 3.000 a.c. in poi sono alfabeti sulla dicotomia, sulla separazione. Cosa è accaduto? tante le ipotesi. Qui non interessa, per adesso, sapere le cause, lavoreremo ancora con il razionale, con la mente. Questo non ci porterebbe nelle frequenze, nella contestualizzazione delle situazioni.
Il percorso che seguo è questo: se fino ad oggi mi sono occupata degli alfabeti dai 3.00 a.c. in avanti, e questi segni e simboli hanno fatto cadere tutto il castello delle impostazioni, dei sistemi di pensiero, delle visoni del mondo che sono quelli di questa dimensione, di questa situazione sulla Terra.
Bene, questi alfabeti mi hanno anche portata alla soglia di un passato (se di storia lineare su può parlare… diciamo che.. utilizziamo la metafora…) che va oltre quella che riteniamo essere la nascita delle civiltà. Incamminiamoci tra segni e simboli di comunità in cui il Pensiero era Uno – Alef – pacifico – rispettoso della Terra, della vita, del femminile. Facciamo in modo di essere condotti in quelle frequenze, e lasciamoci innervare da altri pensieri. Ne discenderanno altro sentire e altri atteggiamenti.
In un suo verso molto triste, Adrienne Rich constata che: – la donna di cui ho bisogno come madre non è ancora nata.
Scrivendo l’introduzione quando Il linguaggio della dea fu pubblicato per la prima volta, nel 1989, Joseph Campbell (uno dei più noti studiosi di mitologia comparata e religioni di tutto il mondo) disse: “Se avessi conosciuto prima Marija Gimbutas, avrei scritto libri completamente diversi”.
- E prosegue:
“Il messaggio del suo lavoro è che si apra di nuovo un’effettiva epoca di armonia e di pace in consonanza con le energie creative della natura come nel periodo preistorico di circa 4000 anni che ha preceduto i 5000 anni di quello che James Joyce ha definito l’ “incubo” di contese determinate da interessi tribali e nazionali, da cui è sicuramente ora che questo pianeta si desti”.
Le civiltà gilaniche 7.000 – 3.500 a.c. – matriarcali – pacifiche – naturali – partecipative, abitavano le terre del centro Europa.
Le civiltà indoeuropee 4.400 – 2.800 a.c. – patriarcali – competitive – di dominio – estrattive – conflittuali.
Le civiltà gilaniche vengono soppiantate dalle invasioni delle popolazioni Kurgan dal 4.000 al 2.200. a.c. da questi derivano i popoli indoeuropei.
Kurgan: gruppi nomadi, provenienti dalle valli del Volga e Dnepr conflittuali, violenti, di impostazione patriarcale. Le loro conquiste nei territori dell’Europa centrale causano la fine delle popolazioni gilaniche. La Gimbutas ha vagliato con precisione le testimonianze delle culture materiali dell’est europeo, identificando gli Indoeuropei con una cultura guerriera dell’età del rame (circa 4000 – 2000 a.C.). Vengono chiamati kurgan per il tipo di grandi sepolture a tumulo, i kurgan appunto, che li caratterizza.
civiltà gilaniche
segni e simboli dalle popolazioni di Vinca
‘gilan’ deriva dall’unione di ‘gi’ + ‘an’, abbreviazioni dei termini greci giné (donna) e andros (uomo). La lettera ‘elle’ in mezzo ha due importanti significati:
1 – il segno fonetico leyin/lyo che vuol dire ‘liberare’. Tenere liberi uomo e donna dai ruoli gerarchici
2 – il segno di unione culturale e ideale tra i due sessi.
Le civiltà gilaniche attraversano il neolitico (ultimo periodo della preistoria) fino alla nascita delle civiltà-stati, quindi dal 7.000 al 3.500 a.c.
Queste società non contemplano l’uso della forza fisica come strumento organizzativo offensivo e difensivo. Presso queste popolazioni l’arte è fiorente e sofisticata. Gli individui sono in costante armonia con la Natura, e si professa il culto per la vita. Non c’è nessuna intenzione di nuocere o di prevaricare.
Diversamente le popolazioni kurgan sono impostate sulla necessità dello Stato, delle classi sociali, le guerre, la violenza generalizzata in tutti i rapporti quotidiani. La società piramidale, la svalutazione della donna, la Terra come fonte di risorse.
Quindi noi siamo davanti, in termini molto larghi e pieni di variabili, a due atteggiamenti:
Tradizioni gilaniche:
– allineamento alla natura
– assunzione di responsabilità personale
– libertà dai ruoli
– rispetto ed egualità tra i generi maschile e femminile
– mutualità dei ruoli
– allargamento della responsabilità sulla crescita dei figli.
Kurgan:
– dominazione – imposizione della struttura piramidale, dello Stato e delle sue strutture
– non riconoscimento della pari dignità
– comportamenti di dominio, di repressione, di controllo.
Marija Gimbutas, La civiltà della dea, Hoepli, 2012
Marija Gimbutas : Kurgan , le origini della cultura europea
Riane Eisler : Il testo nascosto della storia : giliana , androcrazia , e le scelte per il nostro futuro – Arianna Editrice.
http://www.universitadelledonne.it/marija_gimbutas.htm
Archetipi – alfabeti dal femminile
Questi atteggiamenti stanno in noi come memorie, che cosa vogliamo riportare sulla scena?
Gilan o kurgan?
La psiche contiene questi segni e simboli, diciamo che quelli relativi alle popolazioni indoeuropee li stiamo ancora usando, ne siamo pienamente immersi.
Altri, li abbiamo stravolti.
Possiamo rintracciare il pensiero, gli atteggiamenti, la visione della realtà, le frequenze delle civiltà matriarcali, gilaniche.
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